2012
Siena, Cosmi: “Juventus? Ci vorrebbe un miracolo”
SIENA COSMI – Dopo aver cancellato l’handicap dei punti di penalizzazione, Serse Cosmi si prepara ad un’altra battaglia, questa però durerà solo 90 minuti: il Siena, infatti, affronterà nella prossima di campionato la Juventus. Intervistato dal Corriere dello Sport, il tecnico del club toscano ha alzato anche la voce in merito alla scarsa considerazione ricevuta dalla sua squadra dopo l’ottimo avvio di stagione.
Cosmi, come si batte la Juve?
«Con la partita perfetta».
Riduciamo un po’: come si ferma la Juve?
«In questa stagione, è stata in difficoltà solo due volte, a Firenze e contro lo Shakhtar. In tutte due le occasioni ha giocato al 50 per cento delle sue possibilità, mentre i viola e gli ucraini hanno toccato almeno il 90 per cento del loro rendimento. Questo vuol dire che la Juve non perde le partite neppure quando non è in giornata e questo non è casuale».
Contro la Roma era stata spaventosa.
«Di sicuro non preparerò la nostra partita basandomi su Juve-Roma e nemmeno su Juve-Shakhtar. Nessuna squadra in Italia può stare sul livello dei campioni d’Italia. Il Siena dovrà arrivare al 100 per cento, poi vedremo. Ma se anche la Juve gioca al massimo, allora per vincere deve accadere qualcosa di straordinario».
Marcherà Pirlo a uomo?
«No. Quando allenavo il Perugia, se gli avversari marcavano a uomo Liverani, lui giocava sempre una grande partita. Pirlo, come tanti altri della Juve, va limitato ma non necessariamente con una marcatura diretta».
La squalifica di Conte incide sul rendimento della squadra?
«Inciderà. Per ora i risultati dimostrano il contrario, però alla lunga sarà un problema. Un piccolo vantaggio comunque ce l’ha: dalla tribuna si vede meglio il gioco. Se la squalifica è di un paio di giornate, come è capitato a me, allora le vivi come un leone in gabbia, altrimenti, come nel caso di Conte, può essere più tranquillo. Gaucci voleva sempre che fossi squalificato perché diceva che dalla tribuna capivo meglio cosa stava succedendo in campo».
Vista la Juve in Champions, non avrebbe fatto comodo un altro anno di Del Piero?
«Se ci fossero state solo ragioni tecniche, sarebbe rimasto. Ma per il divorzio cerano altri motivi che io non ho ragione di discutere».
Handicap annullato, 8 punti fatti in 6 partite, come la Fiorentina e la Roma, uno più del Milan. Cosha il Siena in più delle sue rivali?
«La consapevolezza del campionato. Il gruppo ha capito fin dall’inizio per cosa stiamo giocando e come stiamo giocando, questa è una qualità eccezionale. Chi non ce l’ha, va a finire male».
Nasce tutto dalla penalizzazione?
«Nasce da lì, ma non solo da lì. Certo, questa è una situazione che va esasperata e coltivata. E c’è anche un altro aspetto che voglio sottolineare: in questa prima parte di campionato è stato sottovalutato quanto ha fatto il Siena».
Si riferisce alla critica?
«Non solo. Ho sentito frasi tipo: Se avessimo vinto col Siena, che significa? Ci si dimentica che il Siena parte con una struttura tecnica inferiore ed è impensabile proporsi in un certo modo. A San Siro, ho fatto una battuta, ho detto che della panchina dell’Inter avrei preso anche il team manager, Cordoba».
Trionfo a San Siro, sconfitta all’Olimpico.
«Sì, ma anche in quel caso prima del gol della Lazio abbiamo avuto un’occasione incredibile per segnare».
Sembra un po’ indispettito per questa mancanza di considerazione.
«Gli altri non hanno la percezione di quanto abbiamo fatto finora. Non solo siamo partiti da -6, ma è stata cambiata tutta la squadra e anche il sistema di gioco».
Quali sono le doti del Siena?
«Volontà, capacità di apprendimento e comportamenti esemplari. Il nostro zoccolo duro è formato da giocatori che, oltre alla qualità calcistica, sanno dare l’esempio. Al fischio finale di queste prime 6 partite noi eravamo sempre dentro al risultato. L’unica volta in cui è finita prima è stata quella di San Siro…».
Come ha fatto a recuperare Felipe?
«L’avevo allenato a Udine, era al top. Poi non so di chi siano state le responsabilità, ma si è un po’ perso. Càpita a tanti. Siena è il posto giusto per riemergere. E’ giovane, è integro, è forte, se riaccende, a livello cerebrale, quello che aveva disattivato torna ai suoi livelli».
Anche Neto sembra un bell’acquisto. E’ magrolino, ma come difensore è molto tecnico.
«Non pensavo che fosse già a questo livello».
Chi sarà la sorpresa?
«Non posso dire Calaiò e Vergassola perché loro rappresentano la continuità. Dico Rosina e Zè Eduardo. Hanno la qualità per giocare in squadre diverse dal Siena, ma devono dimostrare di essere protagonisti assoluti, devono essere decisivi».
Non pensa che il calcio italiano abbia fatto un passo indietro rispetto a quello europeo?
«E’ il momento in cui un allenatore è costretto a fare il suo mestiere: allenare».
Allenare e non gestire.
«Allenare e non solo gestire. Tocca a noi migliorare la qualità del nostro calcio. Se in una squadra ci sono giocatori di statura mondiale e giocatori assai meno dotati, il dislivello si vede e fa male al gioco. Adesso sia Allegri che Stramaccioni sono attesi da un compito molto bello: allenare. Anzi, a dir la verità, per Stramaccioni sarebbe stato bello comunque, visto che a 36 anni si siede sulla panchina dell’Inter. Perché allenare lInter non è come allenare il Siena».
A proposito di tecnici, Stroppa sostiene che in A allenano solo i raccomandati.
«Io sono stato il terzo in Italia, dopo Valdinoci e Guidolin, ad allenare una squadra di Serie A con un salto doppio dalla Serie C. Credo che siano cambiati i criteri di valutazione, adesso è tutto più veloce anche per gli allenatori».
E velocemente sta montando la rabbia a Roma per una squadra che non
convince.
«La Roma è come l’Araba Fenice, ci vuole poco perché risorga. Solo i disattenti e i superficiali potevano pensare che dopo appena 5 partite fosse già una squadra compatta e unita. Parlare di fallimento mi sembra davvero eccessivo».
La squadra che le piace di più?
«La Juve, poi la Fiorentina, il Catania, il Torino e anche il Napoli di cui si parla come anti-Juve, ma non vorrei che alla fine fosse la Juve l’anti-Napoli».