2012
Caso Berbatov, Viola di rabbia
Di mele marce che cadono dall’albero del calcio ormai ce ne sono troppe. Dimitar Berbatov ha dimostrato di essere una di queste. Alla faccia della Fiorentina, club disposto ad affidargli un posto di rilievo in attacco, che a Manchester non aveva, per iniettare una nuova massiccia dose di ambizione al proprio progetto, ha girato le spalle e salutato senza neanche ringraziare per l’interessamento. A prescindere da quale sarà la prossima maglia che indosserà, quella viola evidentemente non l’avrebbe vestita con la dedizione che ci aspetterebbe, come accadrà con quella del club con cui deciderà di legarsi per il prosieguo della propria carriera.
Eloquente il comunicato stampa emesso dalla Fiorentina in serata. Con delusione e rabbia, totalmente giustificate, ha spiegato come l’affare last-minute sia sfumato nonostante lo sforzo di far arrivare il giocatore in Italia a proprie spese. L’ex nazionale bulgaro però a Firenze non si è visto. Eppure tutti i tifosi viola lo attendevano a braccia aperte, pronti per continuare a sognare dopo la vittoria all’esordio contro l’Udinese e le ottime mosse di mercato operate dalla società toscana per rimediare alle delusioni della scorsa stagione.
Ma di delusione ne ha dovuta incassare oggi una nuova, inattesa. Non ci si aspettava una condotta del genere da parte dell’ex Tottenham, che nessuno ha costretto ad illudere Macia e Pradé di poterne fare l’oggetto di un nuovo colpo. La correttezza e lealtà con cui Andrea Della Valle e Cognigni portano avanti il club non è stata riscontrata nel bomber bulgaro, che probabilmente si tratterrà in Inghilterra per restare vicino alla propria famiglia. Un nobile motivo, ma non serve sorvolare parte dell’Europa occidentale per capirne la natura.