2009
Bari, Bonucci: “Fino a 19-20 anni non ero nessuno”
Leonardo Bonucci sta emergendo come uno dei possibili pilastri del futuro per la Juventus. Assieme a Giorgio Chiellini forma una coppia giovane, grintosa e ben assortita, ed inoltre ha, come il difensore toscano, una certa vocazione per farsi vedere in zona gol. Il suo salto di qualità è avvenuto lo scorso anno, quando nelle fila del Bari di Ventura è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante e farsi un nome grazie alla coppia formata con Ranocchia prima ed Andrea Masiello poi. Intervistato da La Stampa, il centrale bianconero è tornato ancora una volta a parlare di come è arrivato nel calcio che conta e di come è riuscito a sfondare nel suo ruolo: “Fino a 19-20 anni non ero nessuno: non me l’aspettavo, ma l’ho sempre sognato. Sono uno di quelli che fin da piccolo voleva fare il calciatore: pallone 18 ore su 24, da quando avevo 5 anni. Capitava che mi buttavo nelle partitelle di mio fratello, Riccardo, che ha quattro anni più di me. Una volta mi sono rotto il mignolo: ero il più piccolo e mi avevano messo in porta. Tutti tifavano Inter: ero la pecora bianconera della casa. Dietro ho iniziato a 17 anni, prima giocavo davanti alla difesa: mi piaceva impostare il gioco, fare il lancio, la bella giocata. Poi, alla Viterbese, Carlo Perrone mi disse: “Se vuoi diventare qualcuno devi giocare difensore centrale”. Ero titubante, ma aveva ragione. Dai sette-otto anni ero sempre il più alto. E un anno ho perso quattro, cinque mesi per il morbo di Osgoog-Schlatter: mi svegliavo la notte per il male alle ginocchia”.