Atalanta e quell'ultimo passo che serviva per volare: la mentalità
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Atalanta e quell’ultimo passo che serviva per volare: la mentalità

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L’Atalanta ha ripreso a volare, ma soprattutto ad avere quella mentalità vincente per continuare a puntare in alto

Come insegna Viktor Resnov in Black Ops, per raggiungere “la libertà” occorre superare dei passi. Se Mason e il russo ci hanno messo otto step per fuggire da Vorkuta, all’Atalanta mancava soltanto il cosiddetto ottavo passo: raggiunto proprio ieri contro la Lazio.

La libertà? In parte, ma più principalmente quella mentalità che ad inizio stagione è venuta mancare. Il problema dell’Atalanta odierno non è mai stato sotto il profilo della rosa o del modulo (al di là di certe visioni soggettive), bensì quello della testa: tanti alti e tanti bassi, dove la squadra tendeva a staccare troppe volte la spina e di conseguenza perdere punti.

La “Vorkuta” della Dea è arrivata dopo la sconfitta contro il Torino in terra sabauda, e il salto di qualità in termini di mentalità non è tardato ad arrivare: 11 incontri, 9 vittorie, 1 pareggio, una sconfitta (giocando bene), una semifinale di Coppa Italia e attualmente un quarto posto che vale la Champions. Una risposta sicuramente importante che però lo si nota all’interno del rettangolo di gioco: un gruppo compatto e con una mentalità non solo serena, ma anche avente quella consapevolezza nei propri mezzi reagendo a quei momenti che all’andata erano la goccia che faceva traboccare il vaso.

Dove può arrivare questa Atalanta? Domanda che richiede tempo in quanto il picco di risultato non è stato ancora raggiunto: un diamante da sgrezzare al meglio, poi chissà se ci si ritroverà di fronte ad un nuovo ciclo coerente con il suo passato glorioso (e fino ad ora ci sta riuscendo).