Piquè: «Vi racconto di quando bruciammo le scarpe di Evra...» - Calcio News 24
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Piquè: «Vi racconto di quando bruciammo le scarpe di Evra…»

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Piqué guardiola barcellona manchester city

Piquè a tutto tondo tra aneddoti e vita di tutti i giorni nel mondo del pallone. Dalle scarpe bruciate ad Evra ai tempi del Manchester United alla “dura” vita del calciatore moderno

Il difensore del Barcellona e della nazionale spagnola Gerad Piquè, nel corso del programma “Fora de Sèrie” di TV3, ha svelato alcuni aneddoti riguardanti la sua carriera. Lo spagnolo, cresciuto tra le giovanili di Barcellona e Manchester United, ha raccontato un divertente episodio dei tempi inglesi. La vittima dello scherzo era Patrice Evra, attualmente alla Juventus ma con un lungo ed importante trascorso tra le fila dei reds: «Evra si presenta con un paio di scarpe nuovissime che aveva richiesto da quattro mesi. Fatte molto bene, con i nomi dei figli, super personalizzate. Ecco… Quando lui va a farsi la doccia, noi abbiamo creato un piccolo falò lì nel mezzo e gliele abbiamo bruciate. Abbiamo fatto un video e ce lo siamo passati. Erano piccole cavolate che si facevano in uno spogliatoio inglese. A volte arrivavi a Manchester con una maglietta che magari costava un occhio della testa, e noi la facevamo indossare ai manichini della barriera e tutti a calciare! Un disastro», le parole riportate da itasportpress.it.

“NON MI PIACE ALLENARMI TUTTI I GIORNI” – Non solo “cavolate”: durante l’intervista c’è stato spazio anche per temi più seri. Piquè, che in Spagna è stato preso spesso e volentieri di mira per le sue frecciate nei confronti degli eterni rivali del Real Madrid, anche in questo caso non cerca giri di parole per addolcire la pillola: «Non mi piace allenarmi ogni giorno. Non mi piace alzarmi alle 10 e andare a calciare una palla. La gente pensa che sia un andare a giocare a calcio con gli amici, ma non è così. Allenarsi significa tattica e strategia. Magari hai ancora il segno del cuscino in faccia e devi dare calci ad un pallone. Però sai che è necessario e competere ad alti livelli mi fa impazzire».