2012
?Bello ma? bene e male??. Zeman in fuga dalla solita trama
L’idea di calcio zemaniana avrà sicuramente qualche limite nell’applicazione concreta e nelle risposte del campo, ma anche dei tratti di forza non riscontrabili in altre realtà. Che spettacolo a Genova. Alle volte, con Zeman, tali exploit si danno per scontati: tanto in panchina c’è il boemo, con lui può accadere di tutto nel bene e nel male. Ma quante squadre sarebbero in grado di ribaltare un doppio svantaggio in trasferta, sul campo di una squadra di buon livello e dopo una partenza da film horror?
UNA STAGIONE CON ALTI E BASSI O DA PROTAGONISTA? – Perché è questo il dilemma che accompagna da sempre ogni esperienza zemaniana. La piazza, smaltito l’entusiasmo iniziale, ora già si interroga sull’effettiva capacità del tecnico di incidere nel lungo termine in direzione di una certa continuità di risultati. Quel trend positivo da innescare inevitabilmente se l’obiettivo è quello di recitare una parte di rilievo nel film del nostro campionato. Oggi la Roma giallorossa non si accontenterebbe di sprazzi di grande calcio alternati a rovinose cadute in stile avvio di stagione. Allo stato dell’opera però l’analisi è ancora questa: da premettere che, nonostante sia l’unica squadra di A sempre a segno nelle partite disputate, si è visto ben poco di una classica squadra di Zeman – nel bene e nel male – con l’effetto che però non si è allontanato dai dubbi a cui si accennava.
LE RISPOSTE DEL BOEMO – Zeman questo lo sa e fugge a gambe levate da un copione che gli si vuole giocoforza assegnare. Il tecnico ha già definito il ritorno sulla panchina romanista come l’ultima chiamata vera della sua carriera, ragione per cui non lascia nulla al caso. Neanche nelle dichiarazioni, neanche nei momenti peggiori di un tribolato scorcio di campionato: “Possiamo competere con tutti, siamo una squadra forte”. Il diktat è questo, il boemo vuole vincere dopo una carriera a braccetto con il dilemma zemaniano e non si nasconde. Lavorando anche sul piano della personalità che, se era venuta totalmente meno in quel di Torino, ha dato una dimostrazione di forza spaventosa nella eccezionale rimonta del Marassi. Occasione in cui, tecnicamente, si sono palesati i primi spazzi di Roma zemaniana: nel male, con due reti subite nell’arco di pochi minuti a causa di clamorosi errori di posizione della retroguardia e copertura della stessa; nel bene con trame offensive rapidissime, con una manovra già impostata da portiere e difensori centrali, sovrapposizioni dei laterali – più Piris che Balzaretti – che hanno letteralmente spaccato la retroguardia avversaria, inserimenti dei centrocampisti finalizzati alla creazione di una costante superiorità numerica e la qualità impressionante degli attaccanti.
IL VALORE DELLA SQUADRA – Parco attaccanti che, qualora supportato da una squadra compatta, è in grado di fare la differenza come pochi altri nel campionato italiano. Capitan Totti è ancora illuminante, Osvaldo un caterpillar, Lamela sta trovando continuità di rendimento e realizzazione, attendendo l’apporto che inevitabilmente arriverà dai numeri di Mattia Destro. I cui movimenti sono di rara bellezza ed efficacia, manca il gol. La mediana è completa perché si fonda su un mix di fisicità e qualità – vedi De Rossi, Florenzi, Tachtsidis – sul talento di Pjanic e sull’apporto di pedine affidabili quali Bradley e Marquinho nelle vesti di alternative. Qualche dubbio è sollevato dalla difesa, dove la società ha forse ecceduto con il rischio: Piris, Marquinhos e Castan, in particolare i primi due, sono tuttora al vaglio della critica ma alimentano quella sensazione di insicurezza insita nel dilemma zemaniano. Non era forse, in un reparto così delicato come la retroguardia di Zeman, tuffarsi su qualcosa di più sicuro? Senza chiedere la luna, ma quantomeno difensori già certificati nella nostra realtà. Ad ogni modo Zdenek Zeman è garanzia di valorizzazione, lavora duramente con quanto gli viene messo a disposizione e ci vuole provare con quello che ha. Guardando avanti senza limiti, restando Zeman ma in fuga dall’immagine di se stesso.