Buon compleanno a... Pablo Marí
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Buon compleanno a… Pablo Marí

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Pablo Marì

Gli auguri di compleanno di oggi a Pablo Marí, difensore spagnolo del Monza e con un passato all’Arsenal e all’Udinese

Oggi Pablo Marí compie 30 anni. Nato a Valencia, ha girato il mondo prima di trovare casa sua in Italia. Diverse città della Spagna, Olanda, una puntata in Brasile nel Flamengo, un’esperienza a Londra nell’Arsenal, infine l’arrivo da noi, prima all’Udinese e poi al Monza in prestito, con riscatto esercitato in automatico al momento del raggiungimento della salvezza.

Probabilmente sarà inevitabile, in un giorno così importante che lo vede anche passare da una decina a un’altra, festeggiare e insieme riflettere anche solo per un attimo alla bruttissima avventura vissuta negli scorsi mesi. Uno di quegli episodi che ti mettono a dura prova facendoti ricordare la fragilità dell’esistenza e la casualità del destino, che lo ha portato a sfiorare la morte in una normalissima giornata dove, come fa ogni persona e pure Lionel Messi da quando vive negli Stati Uniti, se n’è andato a fare la spesa. Pablo Marí è stato vittima di un’aggressione con un coltello in un centro commerciale di Assago. Sono state ore tragiche, quando si è saputo che era stato ricoverato in codice rosso all’ospedale. Il primo a parlarne è stato Adriano Galliani, che si era recato immediatamente a visitarlo e ha rassicurato un po’ tutti, nel dolore collettivo che si stava vivendo per una vita che non c’era più: «Purtroppo ho ricevuto una notizia terribile, il cassiere del negozio è deceduto. Per quanto riguarda Pablo Marì ha avuto una ferita abbastanza profonda sulla schiena, che però non ha toccato organi vitali come polmoni o altro. Non è in pericolo di vita, certamente ha problemi, ma dovrebbe riprendersi rapidamente nonostante qualche muscolo lesionato. È cosciente, lo stanno cucendo, queste le notizie che arrivano dagli infermieri». L’amministratore delegato del Monza ha successivamente aggiunto un particolare importante, forse decisivo, ovvero che Pablo si è salvato anche grazie al suo mestiere di calciatore, uno di quei casi dove davvero dire che lo sport aiuta a vivere non è una frase fatta: «Essere un atleta lo ha aiutato molto, dal punto di vista muscolare, per far sì che le conseguenze non siano state più gravi».
Per capire chi sia Pablo Marì per il Monza è necessario leggere con attenzione la lettera inviatagli subito dal capitano Matteo Pessina: «Ciao fratellone. Ieri sera, alla telefonata del Dottor Galliani, mi è crollato il mondo addosso. Nel nostro lavoro siamo pronti a molti imprevisti, cose brutte che possono accaderci da un momento all’altro e repentinamente cambiarci la vita. Ma quando mi hanno detto che sei stato coinvolto in un accoltellamento mentre eri in compagnia di tua moglie e tuo figlio sono stato travolto da pensieri che tuttora non mi danno pace. Con me tutti i compagni, lo staff e l’intero Monza. Quella coltellata, con te, l’abbiamo subita tutti quanti nello stesso istante. Sapere che una persona nella tranquillità di un giovedì pomeriggio, in un supermercato, possa subire una violenza del genere è difficile da accettare».

Basterebbe anche l’inizio, ma darci un’occhiata fino in fondo fa capire ancora meglio di cosa sia fatta una squadra, ancor più una neopromossa che l’anno scorso ha vissuto il piacere di fare la storia, di essere per la prima volta in Serie A proprio con quella maglia, pur essendoci tanti uomini che il calcio di un certo livello lo avevano già vissuto in precedenza.
É ovvio che adesso, quando si parla di lui o lo si va a googlare, sia questo l’aspetto che maggiormente venga richiamato, prevalendo così sulla sua dimensione professionale. Che è tutt’altro banale e anche lo scorso campionato, nonostante lo stop forzato, ha partecipato a 30 delle 38 partite della splendida stagione dei brianzoli.

Ed anche in questo torneo, appena iniziato, lui è lì, al centro della difesa. Come nell’ultima gara con l’Empoli, vinta 2-0, a fianco nella difesa a 3 Izzo e Caldirola, e un 6,5 in pagella da La Gazzetta dello Sport, a evidenziare una «partita solida», che non ha permesso a Caputo di emergere.