Buon compleanno a… Sergej Milinkovic-Savic - Calcio News 24
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Buon compleanno a… Sergej Milinkovic-Savic

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Oggi Sergej Milinkovic-Savic compie 28 anni. Stasera scenderà in campo alle ore 20,45 in Lazio-Sampdoria con l’idea di festeggiarlo con una vittoria e magari anche con un gol, in attesa di conoscere il suo futuro tra non molto tempo.

Quando si parla di lui, i temi sono prevalentemente tre. Partiamo da quello per l’appunto più laziale. Tra una trattativa vera e una presunta, tra l’idea che la valigia verso l’altrove sia pronta un giorno e il giorno dopo invece sia disfatta, il tempo scorre e questa è già l’ottava stagione che il centrocampista serbo gioca nella Capitale. Magari non avrà sempre l’espressione felice; magari è prigioniero del prezzo che fa Lotito più che realmente convinto che qui sia il suo giusto luogo, ma resta il fatto che a mettere in fila le sue prestazioni si finisce per contare ben oltre le 300 presenze, con 64 gol annessi e una miriade di passaggi per Ciro Immobile che lo rendono un marchio di garanzia.

Lo vogliamo dire diversamente, con maggiore forza e chiarezza? In pratica, non è che la Lazio dei suoi anni abbia tanti volti più importanti del Sergente. Certo, spesso accusato della mancanza di quel fattore non facilmente definibile che trasforma un giocatore importante in fuoriclasse, anche nella sua nazionale e anche all’ultimo Mondiale.

Ma se stiamo tutti qui a discuterne lo spessore tecnico non trovandoci mai d’accordo, è perché le premesse del dibattito le ha originate tutte lui con una miriade di grandi partite. E, probabilmente anche di più, fornendo quella sensazione di originalità che davvero pochi riescono a creare in un calcio che ne ha viste troppe per generare facilmente nuove figure. Può anche darsi che Milinkovic-Savic lo sia solo in parte, che non riesca a esprimere nella continuità quell’impressione di magnificenza che lo accompagna in certi gesti, in alcuni stop impossibili che hanno portato a considerarlo la versione dell’Est di Zinedine Zidane e così via. Ma torniamo a bomba, cioè all’Aquila e poniamo due domande: senza di lui ci sarebbe stata questa Lazio che ha finito per diventare un habitué del circolo esclusivo delle grandi (partecipazione alla grande Europa più partecipazione meno)? E sarebbe cambiata la storia per alcune big nostrane con uno come Sergej? La risposta è ovviamente impossibile. Ma gli applausi ricevuti in questa stagione dall’Allianz Stadium quando è uscito dal campo gli stavano dicendo: sì, Sergente, è di te che abbiamo bisogno. E se non sai quanto, applaudiamo più forte, così lo capisci tu e i dirigenti che si ostinano a non prenderti, nonostante si dica da un bel po’ che Torino sarebbe la tua destinazione gradita. Torino, Milano, ma anche Londra, come da ultimo spiffero di mercato, il più recente, non necessariamente quello che soffia più forte.

Esiste una partita simbolo di una carriera come la sua? Quella alla quale magari pensare oggi che si spengono le candeline e che in qualche maniera contenga un po’ tutto, proprio come succede ai grandissimi? Suggeriamo quella dell’8 ottobre 2020. La Serbia gioca in Norvegia una gara fondamentale delle qualificazioni all’Europeo. Sergej è alla sua presenza numero 17 in nazionale e ancora non ha mai segnato, una circostanza piuttosto strana e decisamente sminuente per uno come lui, che in ben due stagioni alla Lazio ha chiuso in doppia cifra (e questa potrebbe anche essere la terza). Prima della gara, il fratello Vanja, portiere del Toro, gli manda un messaggi su Whatsapp chiedendogli di fare due gol. La risposta non è diplomatica e neanche scaramantica: «Lo farò». Però c’è un problema, non facilmente aggirabile: la partita bisogna giocarla. E invece il laziale si accomoda in panchina. Che sia una bocciatura o una scelta strategica, resta il fatto che Sergej sta a guardare. Poi entra e di gol ne fa due, commentando ai media della sua nazione: «Alla fine è andato tutto come doveva andare».