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Come cambia il Napoli con Milik

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A cinque mesi abbondanti dall’infortunio Arkadiusz Milik rientra nella lista dei convocati per la sfida con la Roma: l’arma in più per il Napoli di Sarri

Era il ventitré settembre del 2017 quando Arkadiusz Milik – nella gara di campionato contro la Spal – si procurava la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro. Infortunio di gravissima entità, ancor maggiore se abbinato al precedente crac rimediato praticamente un anno prima in nazionale nella sfida tra la sua Polonia e la Danimarca, questione analoga ma al ginocchio sinistro. Per farla breve: un calvario. Un calvario che Milik ed il mondo Napoli si augurano terminato: l’atteso rientro nella lista dei convocati è oggi realtà, Maurizio Sarri – per la sfida con la Roma e per il rush finale di campionato – potrà contare anche sul suo centravanti e dunque vedersi aumentare il numero di alternative, peraltro nel settore in cui si registrava la minore concentrazione di risorse.

Milik, le modalità del recupero

Si è scelto di non rischiare nulla. Cinque mesi e qualche giorno per riconsegnare Arek Milik al calcio giocato: un lasso di tempo che nella sostanza si sposa in pieno con quello richiesto per guarire da un infortunio così rilevante. Ad onor del vero il processo di recupero lasciava intravedere segnali più incoraggianti, complice l’approfondito lavoro dei medici del Napoli: a rallentare nuovamente il tutto però ci ha pensato il secondo infortunio toccato in sorte a Faouzi Ghoulam. Un avvenimento che in tal senso ha gelato l’ambiente ed in primis il diretto interessato: così Milik, peraltro nell’anno del Mondiale, ha scelto di andarci cauto e prendersi tutto il tempo necessario. Per farsi trovare pronto sotto il profilo psicologico ancor prima che in termini strettamente fisici ed atletici. Nell’immediato futuro un finale di campionato dalla clamorosa importanza, tutto da vivere con il suo Napoli. Sul medio termine l’occasione – se davvero riuscirà a mettersi in mostra, o quantomeno a dimostrare piena affidabilità – di partecipare al prossimo Mondiale di Russia 2018 con la maglia della Polonia.

Come cambia il Napoli con il ritorno di Milik

Si dovrà ovviamente procedere con la cautela del caso, una premessa fin troppo scontata da non doverla ribadire ulteriormente: oltre all’ottimizzazione della condizione fisica, ci sarà da tenere in dovuta considerazione l’aspetto mentale, con il calciatore che almeno inizialmente potrebbe essere frenato nell’impeto. Detto ciò, c’è anche da ricordare come Milik si sia giustamente preso tutto il tempo necessario per guarire clinicamente e lavorare sotto il profilo psicologico: un rientro graduale potrebbe aggiungerlo integralmente alle rotazioni di Sarri ben prima del previsto. La conseguenza è chiara innanzitutto in relazione alle caratteristiche degli altri attaccanti: il Napoli ritroverebbe un centravanti nel vero senso del termine, per presenza fisica ed attitudine. Che potrebbe modificare profondamente il credo della squadra in alcuni frangenti di gara: qualora il Napoli non riuscisse ad abbattere il muro difensivo avversario con la solita tela di rapidi passaggi con cui ha incantato gli addetti ai lavori, ecco il piano B finora mancato. Con Arek Milik c’è l’opportunità di alzare il pallone, di giocare anche per via aerea e quindi di sfruttare ulteriormente le corsie, non soltanto nelle modalità attualmente proprie ai partenopei ma anche con i classici cross nel senso tipico del termine.

Milik per Sarri

Ma Arkadiusz Milik non è solo questo. Centravanti per stazza e presenza, ma con qualità eccellente nei fondamentali: basti pensare al calciatore ammirato ai tempi dell’Ajax, quello che ha indotto il Napoli ad investire trenta milioni di euro sul suo cartellino pur di garantirsene le prestazioni e strapparlo alla concorrenza internazionale. Un attaccante in grado di uscire dall’area di rigore, puntare l’uomo e trovare la soluzione dalla distanza, grazie ad una conclusione potente e precisa. Abile a spaziare sul fronte offensivo senza concedere precisi punti di riferimento, mansione sostanzialmente richiesta al titolare Dries Mertens: ancorato all’interno della maniacale organizzazione tattica di Maurizio Sarri, ma libero di muoversi tra le linee, spesso di aggiungersi alla rete di passaggi della proverbiale catena sinistra per generare ulteriore superiorità numerica, in alcune contingenze di gara con la licenza di cercarsi la mattonella preferita da cui incidere sul corso della sfida.

Dove si paga dazio

Per quanto concerne quest’ultimo aspetto, Milik era sembrato più a fuoco nei suoi primi ottimi mesi all’ombra del Vesuvio che poi nelle gare post recupero dal primo infortunio: l’assenza di esplosività nelle gambe non gli consentiva di uscire agevolmente dalla linea difensiva avversaria per venire incontro ai compagni ed agire da sponda. Spesso anticipato, spesso in difficoltà in termini di posizionamento, rispetto all’evoluzione collettiva della squadra. Poco male se proiettato sul presente: il Napoli ha da gestire il solo campionato, con l’obiettivo massimo – vero – ma nella sostanza con un impegno a settimana. Circostanza che non impone chissà quale necessità di alternanza, almeno sotto il profilo della tenuta fisica. Quello che invece risulta cruciale è l’aspetto precedentemente ricordato: Milik può tornare fondamentale nell’interpretazione della partita, quando al Napoli di Sarri potrebbe servire un centravanti per definizione e caratteristiche fisiche. Lotta scudetto al cardiopalma: l’imperativo è quello di tenere a distanza l’agguerrita Juventus di Allegri. Con un Milik in più nel motore.