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2015

Copa America, Brasile: il riscatto dei verdeoro

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Dopo il fallimento al Mondiale, il Brasile riparte dalla competizione continentale, vinta l’ultima volta proprio con Dunga in panchina

Per il Brasile la parola chiave è riscatto. E’ con tanta voglia di rivalsa che la nazionale di Carlos Dunga affronterà la Copa America 2015, competizione che si giocherà in Cile a partire da venerdì e che vedrà i padroni di casa contro l’Ecuador. Il Brasile riparte dal 7-1 patito al Mondiale ad opera della Germania: Dunga dovrà lavorare molto sulla testa dei giocatori, ed il ct ha deciso di contare su un gruppo quasi del tutto nuovo rispetto a quello che partecipò alla Coppa del Mondo.

ALLENATORE E TATTICHE – Proprio Dunga è stato l’ultimo commissario tecnico che ha saputo riportare la Copa America in Brasile, col successo del 2007. Dopo il flop del 2011, ma soprattutto dopo il Mondiale, la federazione verdeoro ha deciso di richiamare in panchina Dunga, spesso accusato in patria di non proporre un gioco offensivo e tecnico proprio dei brasiliani. Nelle amichevoli giocate durante l’anno Dunga ha cambiato diversi moduli: il tecnico è passato dal 4-2-3-1 visto con la Francia, al suo 4-4-2, per chiudere con il 4-3-3 visto pochi giorni fa contro il Messico. Probabilmente è questo il modulo che Dunga utilizzerà in questa Copa America: orfano di Oscar, il tecnico si affiderà all’estro di Coutinho, Willian, Fred, ma soprattutto Neymar. In avanti ci sarà Tardelli, attaccante dello Shandong Luneng che sarà il numero nove di Dunga. La rivoluzione vera è in mezzo al campo: Dunga ha deciso di chiamare gente giovane ma già esperta per questa Copa America. Oltre Fernandinho ed Elias, ecco che il ct verdeoro ha inserito in lista anche Fred, Douglas Costa, Casemiro e Firmino, per cercare di ripartire da loro. Ricordando che anche Robinho fa parte dei 23 che sbarcheranno in Cile, possiamo dire che la qualità comunque non manca a questo Brasile, che dovrà mostrare di essere più solido e deciso rispetto a quanto mostrato al Mondiale.

MIGLIOR GIOCATORE – Di sicuro Dunga non punterà tutto su Neymar, ma quasi. Il giocatore del Barcellona è chiamato alla prova del nove in Cile, dove dovrà dimostrare di essere non un tuffatore qualsiasi, ma anche un giocatore capace di fare la differenza. L’aver assimilato i ritmi del calcio europeo non potrà che far bene a Neymar, che al Mondiale non è stato esattamente decisivo. Il 4-3-3 è sicuramente il modulo che più si adatta alle caratteristiche del brasiliano, la fascia sinistra sarà sua prerogativa, con Tardelli al centro pronto a ricevere gli assist, ma alla fine il vero lavoro dovrà essere il salto di qualità che i brasiliani si auspicano.

PUNTI DEBOLI – La debacle con la Germania rischia di pesare troppo per il Brasile. Dunga dovrà essere bravo a lavorare sulla testa dei giocatori, il lavoro psicologico sarà fondamentale per il ct, che dovrà cercare di far capire ai suoi ragazzi che questa è l’occasione giusta per ripartire. Troppa voglia di rivalsa potrebbe essere deleteria per i verdeoro, ma il Brasile avrà bisogno anche di stabilità da un punto di vista tattico. Per rispondere alle critiche Dunga ha tralasciato (ma non abbandonato) il suo 4-4-2 che era stato definito noioso, ma se si guarda ai convocati del ct non si può non notare la massiccia presenza di giocatori offensivi. L’equilibrio dovrà essere necessariamente trovato sin dalla prima partita contro il Perù, che rischia di essere subito decisiva, almeno per quanto riguarda le motivazioni dei giocatori stessi.

PALMARES – Come già ricordato, è stato proprio Dunga a guidare per l’ultima volta il Brasile alla vittoria della Copa America. Era il 2007 e i verdeoro sconfiggevano l’Argentina in Venezuela col risultato di tre a zero. Nel complesso il Brasile ha vinto 8 volte la Copa America, a partire dal 1919 per arrivare al 2007, ovvero a due edizioni fa. Adesso, in Cile, la nazionale verdeoro ha l’occasione per rifarsi doppiamente: cancellare quanto fatto al Mondiale, e tornare subito al successo.