Copa America, Perù: Blanquirroja pronta a stupire - Calcio News 24
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2015

Copa America, Perù: Blanquirroja pronta a stupire

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La squadra di Gareca non parte per vincere ma comunque può far bene anche se il girone è ostico

Seguendo la tradizione sudamericana di chiamare le nazionali con il colore della loro maglietta, va da sé che il Perù sia la Rojiblanca o la Blanquirroja, al massimo la Bicolor. A prescindere da tutto infatti la maglia del Perù è senza ombra di dubbio una delle più belle della storia, completamente bianca con la banda obliqua rossa sulla quale si staglia lo stemma della federazione. Una camiseta esemplare per una generazione di calciatori buona, anche se non la migliore della storia peruviana: il Perù infatti è una sorta di anomalia nel calcio moderno, in cui le nazionali di medio rango stanno vivendo un fulgido periodo (specialmente le europee) dopo anni di anonimato. La Bicolor senza dubbio non è scarsa ma sono lontani gli anni di Teofilo Cubillas e compagnia bella: non disputa un Mondiale del 1982 – e dopo quello contestatissimo del 1978, la miglior nidiata di talenti mai vista dalle parti di Lima – e non vince niente dal 1975, anno della sua seconda e ultime Copa America, quando ancora il trofeo non aveva una sede precisa ma ogni partita si giocava in una nazione diversa. Dopo il terzo posto in Argentina nel 2011 con Sergio Markarián un po’ di cose sono cambiate, tra queste l’allenatore perché ora il ct è Ricardo Gareca, il quale guiderà in Cile una selezione con molti giovani e molti giocatori esperti ma soprattutto con tanti giocatori provenienti dalla prima divisione peruviana.

ALLENATORE E TATTICHE – Il commissario tecnico dal 2011 è Ricardo Gareca dopo l’ottimo lavoro dell’uruguaiano Sergio Markarián. L’argentino Gareca però è stato messo sotto contratto solo nel marzo di quest’anno dopo i brevissimi regni dell’indigeno Roberto Mosquera e dell’altro uruguagio Pablo Bengoechea, arriva dall’esperienza al Palmeiras anche4 se tra il 2007 e il 2008 ha allenato l’Universitario de Lima quindi conosce già la realtà calcistica del Perù. Alla guida del Velez el Tigre Gareca ha iniziato ad alzare trofei e l’occasione col Perù sembra arrivare nel momento giusto nonostante l’esonero in Brasile dopo le mille aspettative col Verdao. Nei suoi mesi con la Blanquirroja Gareca ha mutuato un 4-5-1 abbastanza difensivo per le caratteristiche del suo centrocampo: il Perù si copre abbastanza e punta molto sulla fisicità dei due mediani di fronte alla difesa, ma sulle fasce può far male grazie agli esterni di qualità quali Jefferson Farfan o André Carrillo o el Pompinchú Cueva. In fase offensiva infatti si passa al 4-2-3-1 con Guerrero unica punta supportata dagli esterni e da un trequartista che perlopiù ha compiti di impostazione, sebbene il giovane Ascues, con caratteristiche da mediano, si sia ben disimpegnato in quel ruolo.

MIGLIOR GIOCATORE – Non c’è dubbio che la parte migliore del Perù, nonostante la predisposizione alla difesa, sia la fase offensiva. Là davanti Gareca può puntare su giocatori di esperienza internazionale come i succitati Carrillo, Farfan, Guerrero ma anche sul sempiterno Claudio Pizarro e sul viola Juan Vargas, per non parlare della possibile sorpresa Yordy Reyna. Il giocatore con più probabilità di far bene però è lo stesso José Paolo Guerrero Gonzales, attaccante del Corinthians che può vantare un passato nel Bayern Monaco e nell’Amburgo anche se all’epoca non era un vero e proprio bomber. Poco prolifico, Guerrero è una di quelle punte che giocano molto per la squadra e aiutano pure sulla trequarti. Nel complesso non è facile trovare un giocatore simbolico per la Blanquirroja perché il livello è molto omogeneo, non ci sono fenomeni ma non è nemmeno la nazionale più scarsa. Guerrero inoltre inseguirà in Copa America il sogno di raggiungere Cubillas come miglior marcatore peruviano: El Nene è a 26 gol, l’ex amburghese invece a 21.

PUNTO DEBOLE – E qui viene il paradosso, perché spesso le squadre sudamericane puntano sulla fase difensiva pur non avendo questi fenomeni dietro. Per l’amor del cielo, un direttore sportivo potrebbe pescare a mani basse nella nazionale peruviana e trovare buoni giocatori a costi contenuti, però il fatto è proprio che non c’è chi è in grado di fare da leader. Carlos Zambrano per quanto capace e nonostante le buone annate in Bundesliga non può reggere da solo una difesa che ha nel suo giocatore di maggiore esperienza Luis Adivincula del Vitoria Setubal, 25 anni e 42 caps. A dirla tutta la difesa non convince ma non è che la squadra in toto sia ben allestita: la qualità è solo in avanti, dietro sembra che l’orologio si sia fermato a qualche anno fa quando si giocava soprattutto di fisico e non importava provare a impostare partendo da dietro; un conto è giocare così con Panama, un altro quando davanti a te hai la Colombia, il Cile o l’Argentina. Sovente le sudamericane giocano con l’orgoglio e questo potrebbe mascherare qualche limite tecnico ben visibile a occhio nudo, ma comunque Gareca sa di non avere a disposizione una squadra per vincere la Copa America. Però si può sempre sorprendere.

PALMARES – Ecco, sorprendere: questo può fare il Perù per ripetere il magico terzo posto del 2011. Sarà molto difficile perché il gruppo C ha messo la Bicolor di fronte a un abbordabile Venezuela ma anche a due avversari piuttosto tosti, ovvero il Brasile e soprattutto la Colombia. In ogni caso sarà un successo, che potrebbe diventare un delirio in caso di miracoloso passaggio del turno. Il Perù non vince dal 1975, quando alzò la Copa America per la seconda volta nella storia dopo il successo del 1939. Nel palmares peruviano troviamo anche cinque ori (1938, 1947, 1961, 1973, 1981) agli Juegos Bolivarianos, una sorta di mini-Olimpiade tra i paesi più a nord del Sudamerica. Nella bacheca della Blanquirroja poi troviamo solo tornei amichevoli come la Copa del pacifico o la Copa Kirin, non proprio quanto di meglio offra il calcio mondiale, ecco.