2012
Edi, magari t’avessimo capito prima…
Magari non interessa a nessuno, tra quelli che si stanno avventurando nella lettura di questo pezzo, ma l’amore calcistico del sottoscritto nei confronti di Edinson Cavani ha origini lontane, ma non troppo. Sarebbe troppo facile fare riferimento al gol capolavoro rifilato alla Fiorentina e a Frey, in una giornata che rischiava di passare alla storia per il gol da furbetto di Mutu (ricordate Guana a terra e il rumeno che salta i difensori dalle gambe ferme e dal braccio alzato?), perciò andiamo avanti di qualche giornata: era il 22 aprile del 2007, e un Palermo in evidente debito di ossigeno dopo un girone d’andata fatto a mille all’ora, affrontava il Parma rigenerato dalla cura-Ranieri e dall’avvento di un certo Giuseppe Rossi.
Finì 4-3 per i ducali, che proseguirono il loro volo verso la salvezza e aprirono la crisi dei rosanero, oltre ad evidenziare un paradosso tattico riguardante, per l’appunto, Edinson Cavani: l’uruguaiano fu schierato da esterno di centrocampo, con licenza di offendere ma soprattutto di difendere, a fronte di doti, piuttosto evidenti, da attaccante di razza. Vennero poi le stagioni con Colantuono, Ballardini e soprattutto Rossi, forse l’unico, dalle parti di Monte Pellegrino, a capire che El Matador potesse e dovesse rendere solo in un modo, cioè da punta dinamica ma con il vizio del gol sempre vivo.
Chi non lo capiva del tutto, almeno in quelle due stagioni, era la maggioranza del pubblico che affluiva ogni domenica al ‘Renzo Barbera’, pronto a fischiare o a rumoreggiare ogni qual volta Edi non riusciva a concretizzare le occasioni create dai suoi compagni, ma la tanta corsa e il sacrificio possono fare questi scherzi. Spettacolare fu, in particolare, il girone di ritorno del campionato 2009/2010, quello della qualificazione in Champions League accarezzata, sfiorata e poi persa a causa delle reti pesantissime di Pazzini. Proprio quel Pazzini che, un anno prima, fu tenuto lontano da Palermo proprio da Cavani e dal suo partner Miccoli, quando il bomber di Pescia era dato come vicinissimo ai rosanero durante la finestra invernale di mercato, prima di finire alla Sampdoria e farne le fortune per una stagione e mezzo.
Cavani e Miccoli, quel tandem magico che stava per far toccare il cielo con un dito al Palermo e ai suoi tifosi, ma che si scisse proprio quando il miracolo sembrava assumere sembianze sempre più reali: l’uruguaiano fu ceduto in fretta e furia al Napoli, che non era ancora proprio il top-club al quale il 7 ambiva, almeno non prima che sulla città del Vesuvio si abbattesse l’uragano Edi.
E tornando al suo rapporto con il pubblico palermitano, quello che lo bacchettava per ogni singolo errore, ora non esita ad applaudirlo con convinzione ogni volta che torna da avversario, e segna senza alcuna pietà alla sua ex squadra, quella che lo ha lanciato e che ora lo rimpiange.
Segno dei tempi che cambiano e del fatto che certi detti non falliscono mai: è infatti vero che ci si accorge dell’importanza delle cose, o in questo caso delle persone, solo al momento in cui le si è perse.