Esclusiva, Pecchi: «Ho accettato un incarico al Leonesa. In Italia mancano coraggio e capacità» - Calcio News 24
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2014

Esclusiva, Pecchi: «Ho accettato un incarico al Leonesa. In Italia mancano coraggio e capacità»

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riccardo pecchi

L’ex responsabile del settore giovanile del Pisa vola in Spagna.

Come accade per i giocatori italiani, che sempre più spesso scelgono lidi esteri per mettere in mostra le proprie qualità, poiché nel nostro Paese incontrano una serie di difficoltà che rendono complesso e arzigogolato il percorso che porta al successo, lo stesso fanno anche i dirigeti e gli uomini di sport “nostrani”, che decidono d’intraprendere sempre più spesso una via professionale lontana dal belpaese. È il caso di Riccardo Pecchi, direttore sportivo ed ex calciatore, con un recente passato anche in una realtà come quella del settore giovanile del Pisa, che ha recentemente accettato un incarico ufficiale da parte del club Cultural y Deportiva Leonesa, società calcistica spagnola di León che attualmente milita in Segunda “B” (un campionato che si può definire equipollente alla nostra Lega Pro “unificata”). Abbiamo avuto modo di parlare proprio con Riccardo Pecchi di questa sua nuova avventura e dei motivi che lo hanno portato a prendere questa decisione.

Innanzi tutto, come ti è giunta quest’occasione?

«Ho avuto quest’opportunità tramite Morris Pagniello, che guida la Genova International School of Soccer (GISS), una delle più prestigiose accademie nel mondo per quanto riguarda il percorso professionale di giovani talenti in Europa. La GISS sta ora consolidando un processo di crescita ed espansione in Spagna e questo è un primo passaggio di quest’operazione.»

Quale sarà quindi il tuo ruolo all’interno della dirigenza del club Cultural y Deportiva Leonesa?

«Il mio ruolo sarà quello relativo allo scouting internazionale, quindi un discorso simile a quello di osservatore, con in più la responsabilità di andare a scovare nuovi talenti all’estero, a livello internazionale, che potrebbero poi esplodere e compiere un percorso professionale di slancio all’interno della società».

Come mai si associano sempre più le scuole calcio a realtà estere?

«All’estero c’è un’altra mentalità, un altro modo di approcciare e lavorare. Ci sono strutture diverse. In Italia siamo rimasti alle chiacchiere e ai discorsi, ma il resto è tutto sgonfio. All’estero si trovano problematiche, per carità, ma anche molte aperture e slanci, spazi in cui poter crescere. Ci sono centri sportivi competitivi e un modo di lavorare con i giovani più corretto e più trasparente. In Inghilterra, Spagna e Francia si trovano infatti giovani pronti a giocare ed essere competitivi subito anche in prima squadra. In Italia, invece, c’è ormai un sistema antiquato e anticato, che ci ha ridotto a inaridire le nostre risorse e che ci penalizza a livello internazionale sotto più profili. All’estero vedo preparazione e convinzione nei propri metodi, con delle idee e metodologie che poi vengono fuori e vincono alla lunga.»

Quali sono alcuni dei fattori che impediscono ai grandi club italiani di lanciare i propri giovani in prima squadra?

«In Spagna, a prescindere dalla debacle del Mondiale, che ci può anche stare una volta di sbagliare una serie di partite, hanno comunque una realtà viva e importante che sicuramente farà rimanere a galla il movimento calcistico da un punto di vista dei risultati e offrirà garanzie economiche dal punto di vista del lavoro. Anche in Germania hanno avuto coraggio: hanno preso e rinnovato il sistema, sfruttando centinaia di campi e centri sportivi per allenare i giovani su cui puntare. Hanno vinto puntando sulla qualità. In queste realtà vedo coraggio, cosa che a noi spesso manca in queste situazioni e ci fa trascinare e perdurare nel tempo questa come altre cattive abitudini.»

Come ti spieghi allora il fatto che giovani di talento come Fausto Rossi, Giulio Donati e Luca Caldirola siano riusciti a sfondare in importanti club di primo piano, al di fuori dei confini italiani?

«Sono situazioni che sono esistite anche in passato, com’è accaduto con Pepito Rossi. Noi facciamo una fatica enorme a lanciare questi giovani nel grande calcio, nel calcio che conta. Non c’è pazienza, come invece accade all’estero. Da noi, se un giovane sbaglia due partite consecutive, lo abbiamo bruciato e non ci puntiamo più con convinzione. All’estero questo non succede. Se uno decide di puntare su un giovane ci crede fermamente e se lo lancia nella mischia non viene poi escluso al primo errore. Anzi, gli viene ribadito che si crede in lui e nel percorso da fare assieme. Questa è la differenza sostanziale

Pensi che possa influire anche l’aspetto dei tecnici e preparatori qualitativamente meno competitivi al momento in Italia?

«Sicuramente c’è anche un discorso tecnico alle spalle. Manca qualità anche sotto il profilo di preparazione dei tecnici. In Italia manca la volontà d’investire nella qualità e nella qualità del lavoro, e questo penalizza alla lunga. Si denotano delle carenze nel sistema che poi si evidenziano quando si passa a calcare dei palcoscenici internazionali.»

Parlaci di più del tuo ruolo al club spagnolo: sarai in Italia, o girerai l’Europa alla caccia dei prossimi “craque“?

«Il mio sarà un lavoro di scouting abbastanza intenso, quindi richiederà molti spostamenti tra qui e la Spagna. La realtà del club è importante: quando mi hanno contattato e ci siamo incontrati, sono stato ad ascoltare, momento per momento, e mi sembrava di sentire una novella che in Italia non l’ho mai sentita dire. Sono tremendamente organizzati, in positivo. Si tratta di una realtà intermedia, ma con dei giocatori che potranno poi fare un percorso per proiettarsi in realtà più importanti. Un vero e proprio trampolino di lancio.»

Le strutture sembrano meravigliose e lo stadio all’avanguardia. Incredibile vedere una società che fondamentalmente milita in un campionato paritetico alla nostra Lega Pro con una tale organizzazione!

«Lo stadio e il centro tecnico sono meravigliosi. La cura e l’organizzazione che c’è delineano e sottolineano quella che è la forza economica del club. La società ha alla sua base la qualità, che è data da valori di lavoro del club spagnolo. Ci sono partnership importanti con realtà che hanno grandi conoscenze e sapere del settore e anche questo è importante. Lo stadio loro vale uno della Serie A italiana, li ho visto e ve l’assicuro. Ci sono tutti gli elementi per far migliorare ancora più una realtà vera, viva e che si deve solo consolidare.»

Si ringrazia Riccardo Pecchi per la disponibilità e la cortesia.