Guidolin difende Stramaccioni e saluta l’Udinese: «Cerco un club» - Calcio News 24
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2015

Guidolin difende Stramaccioni e saluta l’Udinese: «Cerco un club»

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Il tecnico: «A Udine comandano i Pozzo, io voglio una nuova panchina»

«Mi sento ancora giovane, ho ricaricato le batterie e ho voglia di allenare. L’anno sabbatico mi ha fatto bene, credo che ogni tanto sia salutare staccare la spina». Francesco Guidolin, intervistato dai microfoni de La Gazzetta dello Sport, si prepara a salutare l’Udinese, in caso di offerta convincente: «L’anno scorso avevo gestito qualche situazione in una maniera anomala per me, e non mi sono piaciuto. E’ stato un campanello d’allarme, ho capito che dovevo fermarmi. E poi c’era l’idea di fare un lavoro diverso all’Udinese, alla quale avevo promesso fedeltà. Altre volte ho rinunciato a guadagni e piazze importanti per restare, Udine era il mio posto. Avevamo programmato un lavoro diverso per me, un ruolo di consulente soprattutto all’estero. A Udine comandano i Pozzo, padre e figlio. Uno è sempre sull’Udinese, l’altro supervisiona il Watford. Ho rinunciato a tre anni di contratto e speravo di poter portare la mia esperienza a Granada, ma il progetto è fallito. A questo punto sono pronto per lavorare altrove, se troverò qualcosa che mi interessa».

STRAMA – E se il periodo di pausa a Guidolin è servito («Ho viaggiato, mi sono arricchito anche dal punto di vista culturale, ho cercato di migliorare il mio inglese e il mio francese, ho visto partite e studiato allenatori. Sono stato a vedere come lavora Guardiola, che mi ha accolto molto bene: è stata una esperienza interessante»), probabilmente la sua esperienza avrebbe fatto comodo anche a Stramaccioni. Ma Guidolin frena: «Sul lavoro di Andrea non sarei così critico. L’Udinese che fa 60 punti di media in quattro anni non è la normalità, la mia Udinese arrivata in Europa quattro volte su cinque non è la regola. La misura della provincia è un’altra, e Udine è provincia. Quindi, il primo obiettivo è restare in A, possibilmente senza affanni, poi se si può si sogna l’Europa, se si riesce anche la zona Champions, ma in quel caso parliamo di capolavori, e non sempre si riesce a realizzarli. E quando si lavora in un club come l’Udinese si deve cercare di mettere in mostra a ogni stagione giocatori nuovi, giovani, ma non è detto che ci si riesca sempre. Un anno diverso può capitare».

PLAUSO– Poi, un plauso alla Juventus, capace di sfiorare un clamoroso Triplete al primo anno di Allegri: «La Juve che raggiunge la finale di Champions racconta una cosa importante: il nostro sistema è indietro, eppure come allenatori e giocatori siamo in grado di fare grandi cose, e anche qualche società lo è. La Juve è avanti, lo dicevo già quando stavano costruendo lo stadio. Anche l’Udinese è avanti: è stata una fortuna per me lavorare a Udine per tante stagioni, ma credo di aver contribuito alla creazione di una mentalità giusta».