Il Mondiale di Cavani: all’ombra di Ibra la rabbia è aumentata - Calcio News 24
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2014

Il Mondiale di Cavani: all’ombra di Ibra la rabbia è aumentata

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Viaggio tra le stelle di Brasile 2014: è il turno di Edinson Cavani

MONDIALI BRASILE 2014 CAVANI URUGUAY – Una scelta sbagliata? Probabilmente sì. E’ vero, Cavani ha raddoppiato i suoi emolumenti nonché vinto il primo scudetto della sua carriera con la maglia del Psg: la sensazione forte però resta quella di un’eclissi parziale, la luce del Matador brilla meno rispetto ai fasti partenopei perché oscurata da quella di Zlatan Ibrahimovic.

UBI MAIOR MINOR CESSAT – Edinson Cavani è di per sé un protagonista, un trascinatore, una prima donna: dedito al sacrificio per l’equilibrio complessivo della squadra, ma pur sempre una primissima linea. Offerta del Paris Saint Germain probabilmente irrinunciabile ma la coesistenza con il fenomeno svedese lo ha di fatto relegato in corsia laterale, lontano dalla porta e parte di un sistema tattico finalizzato ad esaltare le caratteristiche totali di Ibrahimovic. Se per Lavezzi e compagnia può andare bene, per lui no ed il malcontento non è mai stato negato: a complicare il tutto un infortunio nel momento chiave della stagione che ne ha condizionato rendimento ed umore.

TRA PRESENTE E FUTURO – Il paradosso dei campioni: 25 reti stagionali ma quel che passa all’opinione pubblica è l’eredità di una stagione così e così. Trionfare in Ligue 1 roba scontata, il Matador non ha fatto la differenza in Champions League quando chiamato a farla – vedi la doppia sfida con il Chelsea ai quarti di finale – giustificando solo in parte la clausola rescissoria di 64 milioni pagata dal suo attuale club per assicurarsene le prestazioni. Differenza che invece può incarnare – al fianco di un campione del calibro di Luis Suarez, in recupero dall’operazione al menisco – alla guida del suo Uruguay: il Mondiale chiama, la Celeste partirà col botto tenuto conto del girone di ferro che dovrà subito sbarrare le porte ad una tra Italia, Inghilterra ed appunto Uruguay. Uno scenario di vita o morte a cui i protagonisti chiamati in causa – con il Costa Rica vittima sacrificale – avrebbero volentieri fatto a meno.

LA FAME DEL MATADOR – Famelico per definizione, Edinson Cavani arriva in Brasile con la voglia di spaccare il mondo: riprendersi il ruolo di protagonista, lanciare il suo Uruguay proprio nella terra dove si affermò per la seconda volta nella sua storia consegnando al libro del calcio la mitica pagina del Maracanazo. Schiaffino-Ghiggia, due schiaffoni al Brasile superfavorito in quel che di fatto era la finale – la gara che decideva il girone conclusivo di Brasile 1950 – mondiale. Questo Uruguay magari ha mire più contenute ma guai a sottovalutarlo: detto di un attacco esplosivo, in difesa i vari Godìn (su tutti), Caceres, Lugano e Fucile lasciano dormire sonni tranquilli. Manca qualità nel mezzo ma Tabarez punta tutto sulla sua coppia gol: Cavani è pronto e vuole sentirsi amato come soltanto a Napoli gli è accaduto, la certezza è che arriverà al grande appuntamento con il sangue agli occhi.