2014
Infografica Da 0 a 10: le pagelle di Brasile 2014
Mondiale terminato ed emozioni alle spalle, è tempo di bilanci: migliori e peggiori di Brasile 2014
BRASILE 2014 MONDIALI PAGELLE – Il Mondiale sudamericano si è concluso con l’epilogo più giusto: la Coppa va alla Germania, prima nazionale europea a trionfare nel continente americano. Non potevano che essere loro, i tedeschi. Di seguito la pagella di un mese indimenticabile per emozioni e contenuti tecnici: il Mondiale, peraltro in Brasile, non poteva che risultare l’essenza del calcio.
0 alla SPAGNA EX CAMPIONE – Esiste modo e modo di non ripetersi: c’è chi in passato ha disputato tre finali mondiali consecutive (Brasile ’94, ’98 e 2002, Germania ’82, ’86 e ’90) o due finali (Italia ’34 e ’38, Brasile ’58 e ’62, Olanda ’74 e ’78, Argentina ’86 e ’90). Un disastro invece l’esperienza spagnola: la manita iniziale inflitta dall’Olanda e la seguente debacle con il Cile. Fuori al girone, un epilogo indegno.
1 alla NOSTRA ITALIA – Se quattro anni fa in Sudafrica era ancora intatto il fumo negli occhi portato dal trionfo del 2006, questa volta non abbiamo più scuse: la seconda eliminazione consecutiva alla fase a gironi riporta il calcio italiano al suo Anno Zero. O forse anche qualcosa in meno. Assenza di continuità e spogliatoio spaccato, si brancola nel buio senza una meta: la ricostruzione deve partire prima dalle idee che dagli uomini. Che, ad ogni modo, vanno scelti bene.
2 ad UNA FRUSTRANTE INGHILTERRA – Per niente trainata dal campionato più strutturato a livello mondiale: la Premier è uno spettacolo, la nazionale inglese un orrore. Predominanza di stranieri? Non solo. Probabilmente in Inghilterra si gioca troppo: due coppe nazionali, molto sentite, e la conseguente perdita di lucidità nei momenti chiave della stagione. Vedi le fasi finali delle coppe europee o appunto i Mondiali.
3 a COSTA D’AVORIO, GHANA E CAMERUN – Il solito Mondiale delle africane che mai arriva: per fortuna, almeno a centrare gli ottavi, ci hanno pensato la Nigeria e l’outsider Algeria. Perché le candidate forti hanno pensato più a fare casini che altro: sconclusionati gli ivoriani fortissimi sulla carta, il Ghana si è segnalato per le vicende Boateng e Muntari, il Camerun per i premi richiesti dal lussuoso Eto’o.
4 a CRISTIANO RONALDO – Ok, il suo Portogallo non lo aiuta di certo, ma dal Pallone d’oro in carica era lecito attendersi qualcosa in più e non un Mondiale da perfetto signor nessuno. Non ha lasciato traccia se non per un assist ed un gol a giochi fatti rimediando una sonora eliminazione al girone: tra le stelle il peggiore.
5 a DON FABIO CAPELLO E ZACCHERONI – Non propriamente il miglior biglietto da visita per il prossimo Mondiale che la sua Russia ospiterà nel 2018: nazionale buttata fuori alla fase a gruppi dall’Algeria, non un’armata. Neanche una vittoria in un girone decisamente alla portata, lasciano basiti alcune scelte: in una squadra così poco qualitativa è possibile lasciare fuori uno come Dzagoev? Vecchi dogmi da cancellare. Malissimo anche un Giappone senza capo né coda: il Mondiale di Zaccheroni termina con un misero pareggio, due reti siglate e sei incassate.
6 a OLANDA E BELGIO – Van Gaal tra meriti e demeriti: l’aver creato dal nulla una squadra duttile e camaleontica, l’aver generato un po’ di confusione di troppo sperimentando oltre il necessario. In semifinale grazie ai rigori, quei rigori che poi gli hanno tolto la finale. Il Belgio della generazione dei fenomeni ha deluso sul piano del gioco: il buon risultato dei quarti per ripartire con maggiore coraggio.
7 a NEYMAR – Sì, perché a lui non gli si può dire proprio nulla. Quattro gol e prestazioni totali, il rigore decisivo con il Cile con gli occhi del mondo e del suo Brasile addosso: poco male per un classe ’92 che ha fugato ogni dubbio sulla sua personalità. Quando ha girato lui ha girato tutto il Brasile, tolto lui si è spenta la luce. Nel brutto mese di un Brasile che ha pensato più a piangere che ad altro, la luce si chiama Neymar.
8 all’ARGENTINA DI MESSI – Partiamo dalla squadra: scarsa in difesa e folle in attacco? Macché. Quest’Argentina si è dimostrata decisamente più solida e più squadra di quanto fosse lecito attendersi, per intenderci un solo gol subito nella fase ad eliminazione diretta. Il Mondiale di Messi? Maradona resta dov’è ma ci si è avvicinato: quattro perle, un assist ed un rigore decisivi, la finale raggiunta impone almeno il riconoscimento dell’ultima chance tra quattro anni in Russia. Hanno tradito invece i compagni di reparto.
9 a JAMES e COSTA RICA – James Rodriguez è l’uomo di Brasile 2014: talento sopraffino che ha lasciato intatte le ambizioni di una Colombia privata del suo leader Falcao (dove sarebbero arrivati con Radamel?), sei gol uno più bello dell’altro e titolo di cannoniere. Uno spettacolo pari a quello inscenato da un’incredibile Costa Rica: i Ticos hanno prima messo in riga un girone da sette coppe del mondo (4 Italia, 2 Uruguay ed 1 Inghilterra) e poi sfiorato l’accesso alla semifinale. Svanita soltanto ai rigori in favore dell’Olanda. Chapeau.
10 alla GERMANIA CAMPIONE – Un vero e proprio spettacolo per gli occhi. Uno spettacolo di serietà, programmazione, pazienza, continuità, personalità, collettività, talento. Rialzarsi dalle sconfitte, esserci sempre, la lezione tedesca arriva dai suoi numeri: 4 coppe del mondo, primato di 8 finali mondiali, 13 volte su 19 edizioni totali tra le prime quattro forze del Mondiale. Di pari passo con il sistema Paese a livello sociale ed economico. Dicono di loro che siano noiosi: quanto ci saremmo voluti annoiare ad alzare la Coppa nella patria del futebol bailado.