2015
La via di Sarri, semplicemente un allenatore ordinato
E Maurizio Sarri il nuovo allenatore del Napoli: il suo credo calcistico fatto di idee chiare e divisione dei compiti
Dei fatti siamo oramai a conoscenza: Maurizio Sarri è il nuovo allenatore del Napoli, la firma su un contratto annuale – con opzione di rinnovo da parte della società per un’ulteriore stagione – è arrivata nella serata di ieri dopo qualche giorno di attesa. Oltremodo legittimo per il presidente Aurelio De Laurentiis guardarsi intorno, confrontarsi con diversi profili prima di giungere ad una scelta così delicata.
LA FORZA DEL RAGIONAMENTO – Fui colpito davvero dall’Empoli di Sarri non prima del 14 marzo: lo scenario quello di Cagliari-Empoli al Sant’Elia, il ritorno di Zeman sulla panchina sarda – isolani alla disperata ricerca di punti salvezza – e quel confronto così tremendamente demodé tra due allenatori a dir poco singolari. Perché così tardi? Era la seconda gara di campionato disputata senza il direttore d’orchestra Mirko Valdifiori – squalificato per somma di ammonizioni – e non c’era stata occasione di guardare la prima con il Chievo. Quando si era ancora alla 5’ giornata e dunque il fenomeno Empoli (ultimo monte ingaggi della Serie A, non lo dimentichiamo) non si era ancora determinato. Il ritmo di gara impresso dal Cagliari fu terribile ma i toscani non si scomposero di una virgola, forti di uno spartito da recitare a prescindere dagli interpreti: non c’era Valdifiori ma Signorelli, oggetto sconosciuto così come il buon Mirko fino a qualche mese prima, eppure il venezuelano conosceva la sua parte e nella ripresa si è assistiti alla solita recita fatta di qualità ed idee chiare, di innocente sfrontatezza e rigida divisione dei compiti.
SPARARE SU SARRI – I detrattori che come al solito non mancano, ancor prima di averlo visto all’opera anche solo in un’amichevole, puntano il dito su un curriculum che giocoforza non può essere all’altezza di un Napoli oramai stabilmente in Europa da anni e ancor di più del suo predecessore Benitez. Che poi sia stato proprio lo spagnolo, con i deboli risultati del campo, il reale artefice del ridimensionamento è fattore che viene a malapena sottolineato. Sempre se di ridimensionamento si potrà parlare: lo dirà il campo. Lì dove Maurizio Sarri dovrà smentire – compito non facile – i suoi oppositori proprio in tal senso: ossia dimostrare di avere spalle tanto larghe da resistere alla pressione di una piazza che non può chiaramente vivere le tranquille ambizioni dell’Empoli. E questa è soltanto la seconda grande sfida che attende il buon Sarri: dovrà prima mostrare temperamento e forza attrattiva per convincere i top di gamma dell’organico partenopeo a restare in azzurro. E non controvoglia.
DINAMICHE DI MERCATO – Perché poi, a maggior ragione considerando l’ambiziosa proposta calcistica del tecnico napoletano d’adozione toscana, servirà un organico all’altezza o comunque non indebolito per far fronte alle esigenze tecniche e centrare determinati traguardi. E qui la palla passa ad Aurelio De Laurentiis ed al nuovo direttore sportivo Cristiano Giuntoli: fondamentale il ritorno di Reina – guai indietreggiare – per ovviare al vero grande errore della passata stagione (la sensazione forte è che protetto dallo spagnolo il Napoli avrebbe agevolmente centrato finale di Europa League e terzo posto), l’impianto tattico di Sarri gioverebbe senza dubbio degli innesti dei suoi fidati Valdifiori e Saponara. Il regista è quanto manca al Napoli da oramai un bel po’ di anni, il trequartista ha dimostrato il suo valore nello straripante girone di ritorno vissuto ad Empoli ed è interprete perfetto per quel ruolo come interpretato dall’allenatore. Con Hamsik che tornerebbe in mediana, con Allan che può dare polmoni, forza fisica, senso della posizione ed istinto brasiliano alla macchina di Sarri. Questi gli uomini giusti: fare in fretta per beffare la concorrenza. Poi si aprirà il capitolo difensore – serve un centrale di livello da affiancare ad Albiol se l’iberico sceglierà di restare all’ombra del Vesuvio – e quello inerente alle eventuali dipartite. Prima di tutto però occorre garantire l’ossatura a cui si faceva riferimento: Sarri e il suo calcio vanno assecondati. Non servono pozzi d’oro, ma le scelte giuste. E questo sconosciuto ad alta quota, che vivrà Napoli come traguardo di una carriera (come fu per Mazzarri) e non quale scelta di ripiego, potrà abbracciare l’occasione di una vita.