2012
Mihajilovic: ?Inter più forte del Partizan, ma..?
SERBIA PARTIZAN INTER MIHAJILOVIC – Alla vigilia di Inter-Partizan, gara di Europa League che andrà di scena stasera a San Siro, Mijahilovic, ct della Serbia, nonché ex giocatore e allenatore del nostro campionato, ha parlato al Corriere dello Sport delle insidie del match e ha fatto il punto sul calcio italiano.
Mihajlovic, che partita si aspetta?
«L’Inter è più forte, ma il Partizan ha 4-5 giocatori di qualità che possono creare difficoltà a chiunque. Non aspettatevi una squadra materasso: da 5-6 anni domina in Serbia».
Stramaccioni chi dovrà temere?
«Marko Shepovic è un attaccante alla Ibramihovic: ha talento, fisico e segna, ma ha avuto un grave infortunio a un ginocchio e non si è ripreso del tutto. Lazar Markovic è un esterno offensivo di valore, veloce e bravo tecnicamente. Quando parte… vola. Fisicamente non è forte e con i suoi 18 anni non ha esperienza, ma nelle ultime due partite con la Serbia ha fatto bene. Se continua così, diventerà un grande. Ninkovic è ancora più giovane e gioca nell’Under 21. Ha un gran bel tiro, ma anche un carattere un po’ difficile, da ribelle diciamo. Infine Tomic, un centrocampista tecnicamente bravo e veloce. Sono tutti giovani, ma hanno i mezzi per sfondare».
L’Inter non potrà stare tranquilla.
«Magari in un grande stadio come San Siro qualcuno dei giovani del Partizan sentirà la pressione, ma state sicuri che se dopo 10-15′ capiranno che c’è la possibilità di vincere, ci proveranno».
Al loro seguito avranno alcune migliaia di tifosi, una preoccupazione per le forze dell’ordine italiane.
«In nazionale prima del mio arrivo c’era la brutta usanza di fischiare l’inno avversario, di esplodere petardi e altro, ma abbiamo risolto il problema. Con le squadre di club è un’altra cosa… Spero per il bene del mio Paese che non succeda niente di grave».
Le piace la nuova Inter?
«Ha avuto alti e bassi, ma ultimamente ha mostrato una certa continuità di risultati. Con 3 attaccanti che possono fare sempre la differenza, ha trovato la giusta quadratura. Mi sembra una formazione tosta che però non gioca tanto bene. Se fa ulteriori progressi e le altre frenano, potrebbe lottare per il titolo».
Qual è la sua favorita per lo scudetto?
«La Juve in Italia non ha rivali ed è troppo più forte delle altre. L’unica che può impensierirla in questo momento è il Napoli che ha acquisito una mentalità vincente».
Mazzarri ha detto di essere stanco e a giugno deciderà se prendersi un anno di riflessione.
«Non giudico Mazzarri. Io ho militato in grandi squadre per 20 anni e ho iniziato la carriera da allenatore all’Inter, quindi so cos’è la pressione. Se non hai giocato a grandi livelli e alleni un top club, magari non sei abituato a sopportarla, ma vi confesso che a me quella pressione manca. La sento solo quando le partite della nazionale si avvicinano».
La Lazio e Petkovic la stanno sorprendendo?
«La squadra c’era lo scorso anno e c’è anche adesso. Petkovic però l’ha resa più quadrata, offensiva, cattiva e aggressiva. Non lo conoscevo, ma mi sembra intelligente e molto attento. La Lazio può arrivare tra le prime 4-5, magari qualificarsi per la Champions, ma sognare lo scudetto mi sembra troppo».
Il Milan il suo addio al sogno tricolore lo ha già dato.
«Questo Milan rispetto a quello del passato ha uguale solo la maglia. Lo dico con rispetto, ma quando dai via Thiago Silva, Ibra, Nesta, Seedorf e Gattuso è inevitabile perdere qualità».
In Italia va di moda il paragone tra Stramaccioni e il primo Mancini. Che ne pensa?
«Non conosco Stramaccioni, ma conosco bene il primo Mancini e quello attuale. Mi sembra un bel complimento: Roberto ha vinto molto».
Con lei stasera a San Siro ci sarà Stankovic. Cosa può dare all’Inter suo… fratello quando sarà recuperato?
«Se sta bene può fare ancora la differenza perché conosce l’ambiente, ha esperienza, grinta e classe».
Cosa vuol dire allenare la Serbia?
«E’ un onore e una grande responsabilità. Abbiamo la squadra più giovane d’Europa con una media di 22 anni d’età e puntiamo a qualificarci per i Mondiali del 2014 quando scadrà il mio contratto. Ho preferito un biennale a un quadriennale: voglio che mi tengano per i risultati, non per un pezzo di carta».
La rivedremo in Italia a lavorare dopo il quasi matrimonio con l’Inter nel giugno 2011?
«Non parliamo del passato, non è il momento. In Italia però sono sempre stato bene e non a caso vivo a Roma. In futuro, vedremo…».