2014
Prandelli d’Italia: mai contraddire il Maestro
Lui o qualche milione di italiani che non l’hanno capito: qualcuno dovrà pur averci torto…
STORIE DI VITA VISSUTA VERAMENTE PER DAVVERO – Il mio bisnonno, pace all’anima sua, mi diceva sempre: «Michele, vedi che se in una stanza piena di cretini non riconosci subito il più cretino, è probabile che… Dove sono le mie medicine per la prostata, Katiuscia? Non ti avevo detto di accompagnarmi al bagno un’ora fa? Tutte uguali voi badanti, badate solo a ciularvi i soldi dei vecchi». Fondamentalmente questa cosa non voleva dire nulla, è che il mio bisnonno soffriva di demenza senile e nei pochi momenti di lucidità cercava solo un modo di rubare Lexotan e morfina dall’armadietto dei medicinali. Fortunatamente era paralitico, cioè non fortunatamente, fortunatamente che non ci riusciva spesso, poi col pannolone gli veniva difficile… Insomma, avete capito. Non avevo idea di come iniziare questo pezzo e in questi casi il bisnonno mi avrebbe detto: «Vedi di non usarmi come scusa per iniziare un pezzo, levati quei calzoncini e vai a lavorare, io a 8 anni già scaricavo calcinacci per 10 lire a giornata».
NELLA STANZA – Supponendo per un momento che l’Italia sia una grossa stanza virtuale è che in questa stanza ci siano 3 o 4 milioni di tifosi della Nazionale e Prandelli, il gioco sarebbe più o meno il seguente: trovare il meno furbo. Due sono le possibilità: i meno furbi o sono quei poveri scemi convinti che Prandelli ci stia prendendo tutti per il naso con questa storia del codice etico, delle gomitate, dei convocati e quant’altro, o il meno furbo è proprio Prandelli, che in tutta onestà ultimamente ne ha sparate più di quella volta che mio zio Giuseppe volle sfidare il fato bevendo tutto d’un fiato due brik di Tavernello da 0,50 centesimi l’uno e finì per parlare tutta la sera con Gianni. Gianni era il criceto di mia cugina. Che era morto. Era morto perché a mio zio Giuseppe puzzava l’alito di Tavernello e peperonata. Pensate un attimo alla risposta, perché non è poi così scontata come può apparire ad una prima impressione: c’è la reale possibilità che l’argomento codice etico sia in realtà troppo complesso per noi poveri buzzurri, che non siamo c. t. e non prendiamo migliaia di euro l’anno per fare la pubblicità di una lampadina che si accende in mano. Che poi voglio dire, quale diamine di lampadina mai ti si può accendere in mano? Cosa accipigna sei, radioattivo? E poi che c’entrano tutti quei bambini? Perché corrono felici? Ma soprattutto cosa c’è da essere felici per una stupida lampadina?
QUI C’E’ DEL PUZZO – La mia non vuole essere della facile demagogia e nemmeno una difesa oltranzista di Prandelli: è davvero possibile che lui sia un illuminato intellettuale del calcio professionistico ed il resto dell’Italia, tifosi, critici, giornalisti, mio zio Giuseppe che si fa di Tavernello e dorme su una panchina al parco, siano in realtà dei puzzolenti uomini delle caverne avvizziti dalla visione continuata del Gabibbo e di quell’altro pupazzo che dice sempre “A bombazza! A bombazza! A bombazza!”, ma che problemi ha? L’argomento codice etico è magari troppo alto per noi che, al più, la mattina al bar possiamo discutere dell’eredità di Claudio Villa: non che sia un argomento di mio interesse, chiaro, ma dopo aver visto per le ventunesima volta la moglie e la figlia dalla D’Urso e dalla Venier mi sono pure posto il dubbio se questo poverello un misero testamento fosse riuscito a redigerlo. Poi ho capito che in realtà queste due sono mesi che ci frantumano gli zebedei parlando fondamentalmente del nulla e così noi, parlando di codice etico e di Prandelli, evidentemente parliamo del nulla, come di tutte le cose che non potremo mai capire. Mai.
L’ALTO E IL BASSO – Perché per noi poveracci, uomini della strada, è chiaramente logico pensare che se un omino alla tv dice che il codice etico vale per tutti, questo valga per tutti, e che se dice che una gomitata è un gesto violento e merita una punizione esemplare, quella gomitata è evidentemente un gesto da punire subito. Ma è un pensiero, anche un po’ offensivo, di noi gente da poco, che di calcio ad alti livelli non ne capiremo mai niente: cosa ne possiamo sapere noi, di quello che passa nella testa del Maestro? Se per lui una roba vale per tutti, non può mica spiegarci che vale per tutti meno che per Chiellini, perché dovrebbe perdere tempo con noi minus habens? Se per noi comuni mortali, profani del calcio, Florenzi sarebbe quasi quasi un giocatore da portare ai Mondiali, volete che Prandelli si ribassi a spiegarci che, con evidenza dei fatti e delle prestazioni, è meglio portarsi dietro Romulo che non è manco italiano? Romulo è brasiliano, Florenzi è romano, mica italiano, pari e patta: vedete che non ne capite niente di queste cose? Chiudete la bocca, invece di rischiare di fare una brutta figura di fronte al Maestro. Che poi ho letto in questi mesi di qualcuno, qualche povera mente a cui non dovremmo dare nemmeno troppo risalto, che ha osato dire che il codice etico è una boiata pazzesca. Ma come si è permesso costui? Il Maestro non va contraddetto, va stimato. Non va criticato, va esaltato. Non va deriso, va osannato e se non vince il Mondiale poco male, perché il suo obiettivo dichiarato è passare la fase a gironi, come confessato in una delle rare interviste di cui ci ha omaggiato in questi mesi.
TRANQUILLI – Dovete rimanere tranquilli e godervi lo spettacolo brasiliano, che tra poco avrà inizio. Come vi dicevo, nella stanza dei cretini, ci sono altissime probabilità che i cretini siamo noi, che di calcio ed etica non capiamo niente e non Prandelli, che di etica ha tenuto un corso alla Cattolica ad un ancora acerbo Papa Francesco. Poi ce n’è una piccolissima, recondita, che ad avere torto sia Lui, il Maestro, ma è chiaramente una possibilità minuscola ed insignificante, di cui forse non dobbiamo avere timore. Come avrebbe detto il mio bisnonno: «Chiama Katiuscia, me la sono fatta sotto».