Quando il calcio diventa follia - parte 2 - Calcio News 24
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2012

Quando il calcio diventa follia – parte 2

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Ci eravamo lasciati dieci giorni fa, con gli episodi raccapriccianti avvenuti sul campo di Genova, quando il ricordo del compianto Piermario Morosini fu prevalicato dalla voglia di rivalsa dei tifosi del Genoa nei confronti dei loro ormai ex beniamini, rei di non aver mostrato la giusta dedizione per una causa delicata, come la lotta per non retrocedere.

Verrebbe da dire che la giornata disputata nello scorso weekend, con Milan e Juventus a goleadeggiare sulle malcapitate Siena e Novara, è stata solo interlocutoria, visto quanto è accaduto ieri sera. E non mi riferisco alla paperona di Gigi Buffon, che rischia di aprire una lotta al titolo che di ‘lotta’ vera e propria non aveva praticamente più nulla fino al minuto 84 di Juventus-Lecce, ma a quanto è accaduto qualche centinaio di chilometri più giù, più precisamente all’Artemio Franchi di Firenze.

Proprio quello stadio, che nel 1993 vide il divorzio inspiegabile e condito da noti degni del migliori film di Sergio Leone tra Gigi Radice e l’allora padre-padrone della Fiorentina Vittorio Cecchi Gori, ieri sera ha visto il club viola toccare molto probabilmente il fondo, in una stagione disastrosa e disastrata.
Di Delio Rossi si conosce la grande forza d’animo e una certa riluttanza nei confronti di chi non interpreta al meglio le partita o di chi non si impegna come lui vorrebbe; di Adem Ljajic si conosce anche una certa svogliatezza, specialmente quando ritiene che i suoi compagni non lo seguono fino in fondo o più semplicemente quando le cose, per la propria squadra, sembrano mettersi male.
Il Novara non stava affatto rubando nulla, trovandosi in vantaggio per 2-0 su una Viola ormai appassita, quando il prode Delio decide di inserire Olivera al posto del giovane serbo: gli applausi che Rossi riceve dal suo talentuoso trequartista non costituiscono di certo un attestato di stima, poi dalle parole si passa ai fatti, e Ljajic rischia di vedersi rifare i connotati dal proprio mister.

Passiamo alle sentenze dell’alta corte, composta da opinionisti vari e presunti conoscitori del football: puntare il dito contro Ljajic è giusto, perchè non ci si comporta in questo modo nei confronti del proprio allenatore, specialmente in un momento così delicato di una partita e di un’intera stagione (pensate se un soldato semplice mandasse a quel paese il proprio comandante mentre l’esercito nemico lo sta letteralmente bombardando); puntarlo contro Rossi è anche plausibile, perchè certe scene sarebbe meglio non vederle all’interno di uno stadio popolato da famiglie o comunque davanti alla TV, ma cosa sarebbe cambiato se avesse pensato di scagliarsi contro il dissidente Ljajic negli spogliatoi, al riparo da telecamere e occhi indiscreti? Cosa avrebbe risolto riducendo la questione all’allontanamento del giocatore dalla prima squadra, dopo una simile mancanza di rispetto?

Sta di fatto che ora Delio Rossi è rimasto (forse giustamente) senza una panchina, anche se ci sarebbe da discutere dei tempi e della durata della sua squalifica, mentre Ljajic ha ricevuto come pena massima l’esclusione dalla rosa per le ultime due giornate: non granchè, ma quanto basta a costituire la ciliegina sulla torta di quella che sembra essere la stagione più triste degli ultimi 7 anni in casa gigliata.

Ah dimenticavo: buona fortuna a Vincenzo Guerini, ne avrà sicuramente bisogno, seppur per due sole partite…