Verso Brasile 2014, Ecuador: nel nome di Benitez - Calcio News 24
Connect with us

2014

Verso Brasile 2014, Ecuador: nel nome di Benitez

Avatar di Redazione CalcioNews24

Published

on

ecuador scheda cn24

I sudamericani al terzo Mondiale della propria storia: in campo ci sarà un uomo in più

MONDIALI BRASILE 2014 ECUADOR – Di loro in Italia ci ricordiamo perchè nel 2002, in Corea e Giappone, ce li ritrovammo nel girone, ma anche un po’ dopo: ci raccontarono che tale Ivan Kaviedes del Celta Vigo (ex Perugia) era un attaccante forte almeno quanto Bobone Vieri, salvo poi non vederne manco un lontano parente in campo, e ci dissero che da quella parti proveniva anche tale Byron Moreno, un omaccione corpulento che di mestiere faceva l’arbitro e ci buttò fuori dal Mondiale dopo che noi buttammo fuori i suoi i suoi connazionali. Pregiudizi a parte l’Ecuador è molto altro: è una nazionale unita nel nome di Christian Benitez, un giocatore che sarà presente in Brasile comunque, anche se non lo vedremo sicuramente in campo. Il “Chucho” (da non confondere col “Cuchu” Cambiasso) è stato stroncato quasi un anno fa da un infarto a Doha, in Qatar: era uno degli uomini simbolo di questo Ecuador e noi piace pensare che, in fondo in fondo, al Mondiale lui ci sia arrivato lo stesso. 

IL CONDOTTIERO: REINALDO RUEDA – E’ l’uomo delle missioni impossibili. Nato a Cali, in Colombia, Reinaldo è un navigatissimo allenatore sudamericano che ha allenato praticamente ovunque da Bogotà in giù. Il suo nome è divenuto celebre più o meno quattro anni fa quando riuscì nell’impresa di portare il piccolo Honduras ai Mondiali (quest’anno Palacios e compagni ci sono tornati, alla faccia di Rueda, che tra l’altro si ritroveranno di fronte nel girone). In carriera finora non ha vinto praticamente niente, ma la sua vita da circa dieci anni a questa parte si suddivide soltanto tra le nazionali del Sudamerica: prima dell’Ecuador e dell’Honduras c’era stata la Colombia (con cui però avevo fallito l’accesso a Germania 2006). Non è un allenatore col pedigree di sicuro, ma se parlate bene di lui in Honduras, probabilmente un bicchierino di latte di cocco a gratis ve lo offriranno. 

LA STELLA: ANTONIO VALENCIA – L’esterno del Manchester United è di gran lunga, con netto distacco rispetto al resto della comitiva, la stella più splendente del firmamento della galassia ecuadoriana. All’ultimo Mondiale dei suoi, otto anni fa, si mise in mostra per velocità e capacità di dribbling: doti che gli valsero la nomination come miglior giovane del Mondiale (il premio fu poi vinto da Podolski). Allora Ferguson lo aveva già adocchiato da qualche mese probabilmente, visto che Valencia già giocava in Europa e di lì a poco sarebbe passato al Wigan, ma solo tre anni dopo sarebbe arrivato dalle parti di Manchester. La sua ultima stagione non è stata entusiasmante, come quella del resto dei suoi compagni di club, ma Valencia è comunque sceso in campo spesso e volentieri, per nulla poco per un giocatore che appena quattro anni fa veniva dato quasi per spacciato, quando a seguito di un contrasto Broadfoot gli fratturò tibia e perone. 

LA SORPRESA: FIDEL MARTINEZ – Classe 1990, è il nuovo che avanza: Martinez, come la quasi totalità dei suoi compagni di nazionale, non spicca per acume tattico di certo, ma per capacità di corsa e dribbling eccelse, assolutamente sì. E’ attualmente di proprietà dei messicani del Club Tijuana, club con cui quest’anno ha segnato circa otto reti. In patria è paragonato a Neymar, ma evidentemente si tratta di un paragone puramente esterico, perchè Martinez è un gran persecutore della cresta colorata, proprio come l’asso brasiliano, ma non altrettanto della tecnica spettacolare che ha portato invece l’ex giocatore del Santos in Europa. Nato come esterno, ultimamente si diletta come numero 10 nel suo club, ma parliamo appunto del pur sempre modesto campionato messicano. Ha margini di crescita tali da poter diventare un big, esattamente come il connazionale Valencia, dovrà solo trovare il modo di esplodere a discretti livelli.

L’UOMO MERCATO: JEFFERSON MONTERO – In Europa c’è già passato ed onestamente non ha sfondato: le parentesi in Spagna, al Villareal, al Levante ed al Betis, si sono chiuse mestamente. Eppure Montero resta, ad oggi, l’uomo più tecnico dell’Ecuador, un cervello di centrocampo paragonato da molti al brasiliano Paulinho (in Ecuador hanno questo vizio di paragonare i propri beniamini a qualche giocatore verdero ogni sacrosanta volta, è vero): attualmente gioca anche lui in Messico, nel Morelia, in un campionato decisamente poco adatto per mettersi in mostra. Potrebbe arrivare per Montero una nuova occasione di arrivare in Europa? Lui è lì che aspetta, se cercate un’alternativa low cost (ma molto low cost) a Paulinho, basta solo chiedere. 

L’ULTIMO MONDIALE: UNA MEZZA IMPRESA – Qualificatasi al Mondiale 2006 tra le ultime, ma comunque con una certa comodità (riuscì ad evitare gli spareggi con l’Australia, che condannarono invece l’Uruguay), l’Ecuador fu sorteggiato direttamente nel girone A, quello che da sempre è dominio assoluto dei padroni di casa (in questo caso i tedeschi). L’esordio spettacolare con un 2 a 0 netto contro la Polonia (gol di Tenorio e Delgado), infiammò gli animi di un popolo già di suo contento di essere arrivato alla rassegna continentale appena quattro anni dopo la prima e ultima volta. La qualificazione per la nazionale allora allenata da Suarez arrivò addirittura con una giornata di anticipo, grazie alla vittoria perfetta contro la Costa Rica (in gol ancora Tenorio, ancora Delgado ed il redivivo Kaviedes). L’ultima partita, utile solo a stabilire le gerarchie del girone, stabilì la supremazia tedesca: una doppietta di Klose e Podolski misero k. o. gli ecuadoriani. Agli ottavi bastò una prodezza su punizione di Beckham nel secondo tempo ad eliminare la Cenerentola sudamericana dalla competizione: Inghilterra avanti, Ecuador, nel suo piccolo, comunque nella storia. 

DOVE ARRIVERA’ L’ECUADOR? – Premessa: il girone ecuadoriano non è per nulla impossibile, ma aperto a molte sorprese. La Francia è nazionale storicamente abituata a floppare un Mondiale sì e l’altro no: di regola quest’anno, tenendo fede alla statistica, dovrebbe tornare ai vertici. La Svizzera può essere una delle sorprese invece, mentre Ecuador ed Honduras dovranno giocare per forza il ruolo di outsiders. Dando per scontata la qualificazione francese, l’Ecuador può sperare di pareggiare il proprio record del 2006 (gli ottavi di finale), sperando in buoni risultati contro Honduras e soprattutto Svizzera: sarà in ogni caso molto difficile passare il girone.