Il Re dei 10 - Calcio News 24
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2015

Il Re dei 10

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L’argentino che ha incantato milioni di tifosi: Diego Armando Maradona

«La va a tocar para Diego, ahí la tiene Maradona, lo marcan dos, pisa la pelota Maradona, arranca por la derecha el genio del fútbol mundial, y deja el tendal y va a tocar para Burruchaga… ¡Siempre Maradona! ¡Genio! ¡Genio! ¡Genio! ta-ta-ta-ta-ta-ta… Goooooool… Gooooool… ¡Quiero llorar! ¡Dios Santo, viva el fútbol! ¡Golaaaaaaazooooooo! ¡Diegooooooool! ¡Maradona! Es para llorar, perdónenme». Chissà se Victor Hugo Morales quella volta pianse per davvero, ma forse a vedere quelle immagini non avrebbe potuto fare altrimenti. Il genio del calcio davanti ai suoi occhi, in una cavalcata rimasta nella storia e considerata ancora oggi come l’azione che ha portato al gol più bello mai visto in un Mondiale. Un solo protagonista che riuscì a stendere gli acerrimi rivali dell’Inghilterra: Diego Armando Maradona, il ragazzo d’oro diventato leggenda grazie ad un paio di scarpette e ad un pallone, forse il suo migliore amico in una vita passata tra giocate spettacolari e cronaca tutt’altro che positiva. Ma D10s è l’essenza del calcio, e l’eterno ballottaggio con Pelè è stato risolto nel 2000, quando in un sondaggio voluto dalla Fifa il 53,6% dei votanti scelse appunto il Pibe de Oro, mentre la stessa Federazione, da sempre in contrasto con i modi di fare dell’argentino, decise di mettere sullo stesso piano il fuoriclasse brasiliano. Certo, resta l’amarezza per non aver mai vinto il Pallone d’Oro, il premio individuale più ambito dai calciatori ma che fino al 1995 veniva consegnato soltanto ai giocatori comunitari. Ma la maggioranza della gente da tempo lo ha incoronato come Re dei numeri 10, un riconoscimento che può valere anche più di un titolo ufficiale. 

LA CARRIERADiego Armando Maradona è nato a Lanus (Argentina) il 30 ottobre 1960. Dopo la primissima esperienza all’Estrella Roja, all’età di 10 anni riesce ad approdare nelle giovanili dell’Argentinos Juniors attraverso una selezione. Il 20 ottobre 1976, a 16 anni non ancora compiuti, debutta in prima squadra contro il Tallers e da lì inizia l’ascesa verso il calcio professionistico. Dopo 166 presenze, 116 gol e dopo aver vinto il Pallone d’Oro Sudamericano nel 1979 e 1980, nel 1981 passa al Boca Juniors per circa 2 milioni di dollari. Con gli Xeneizes riesce a vincere subito un campionato Metropolitano ma l’anno dopo, visti i problemi economici del club argentino, il Pibe de Oro passa al Barcellona che paga la restante parte del suo cartellino. In blaugrana, nonostante le 58 presenze, i 38 gol messi a segno, la vittoria di una Coppa di Spagna, un Coppa di Lega e una Supercoppa, viene liquidato dai catalani soprattutto per il suo carattere e a credere in lui è il Napoli di Ferlaino che, per poco più di 13 miliardi di lire, ne annuncia l’acquisto il 5 luglio 1984. Più di 80.000 tifosi azzurri lo accolgono al San Paolo e lui in poco tempo riesce a trascinare i partenopei verso i primi titoli importanti. In sette stagioni, nella quale colleziona 259 presenze e 115 gol diventando il giocatore più prolifico nella storia del club, Maradona contribuisce a spezzare il dominio delle squadre del nord permettendo agli azzurri di conquistare due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una Coppa Uefa (ora Europa League, ndr). Dopo i tanti scandali, i rapporti non proprio idilliaci con la società e l’anno e mezzo di squalifica per doping, il fuoriclasse argentino passa al Siviglia nel 1992 ma da lì inizia il declino della sua carriera. 29 presenze e 8 gol al suo ritorno in Spagna, poi il passaggio ai Newell’s Old Boys (5 presenze e nessuna rete in una stagione) e infine la via di casa. Le ultime tre stagioni, con in mezzo l’esperienza deludente da allenatore alla guida di Textil MandiyúRacing Club, il numero 10 più forte della storia le trascorre con la maglia del Boca Juniors, con la quale colleziona in tutto, considerando anche la primissima esperienza molto più esaltante, 71 presenze e 35 reti per poi appendere le scarpette al chiodo il 30 ottobre del 1997, giorno del suo 37esimo compleanno. 

NEL SEGNO DI DIEGOMaradona ha esordito in Nazionale il 27 febbraio 1977, quando all’etò di 16 anni Cesar Luis Menotti lo convocò per l’amichevole contro l’Ungheria. Dopo l’esperienza con l’Under-20 con la quale vince anche il Mondiale in Giappone nel 1979, diventa un punto fermo dell’Argentina riuscendo a trascinare la squadra del suo Paese alla vittoria della Coppa del Mondo 1986, competizione disputata in Messico e che vide il Pibe de Oro assoluto protagonista. E indimenticabile fu la sfida contro l’Inghilterra valida per i quarti di finale: prima il gol tanto criticato e reso celebre per l’appellativo di Mano de Dios, poi la cavalcata indimenticabile che fece praticamente a pezzi la Nazionale d’Oltremanica. Con l’Albiceleste Maradona ha collezionato in tutto 91 presenze e 34 reti, record che sono stati poi battuti successivamente nel corso degli anni. L’ex fuoriclasse argentino, inoltre, è stato nominato commissario tecnico dell’Argentina nel 2008 ma dopo l’eliminazione dal Mondiale di Sudafrica 2010 ai quarti di finale contro la Germania (4-0 il finale, ndr), la sua avventura in panchina si conclude nel peggiore dei modi. Poi, infine, l’esperienza a Dubai con l’Al-Wasl con la quale non riesce però a raggiungere gli obiettivi prefissati. Una carriera dai due volti quindi per l’ex numero 10: ma nella mente di tutti resteranno soprattutto le sue prodezze passate alla storia, una storia che lui stesso ha scritto con la magia del suo piede sinistro.