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Serena svela: «Cosa mi piace di Yildiz? Tutto! Bremer fa reparto da solo. A David e Openda manca…»
Aldo Serena parla dei bianconeri: «Cosa mi piace di Yildiz? Tutto! Bremer fa reparto da solo. A David e Openda manca…». Le parole
Aldo Serena, ex attaccante bianconero e protagonista della storica Coppa Intercontinentale del 1985, racconta a Tuttosport le emozioni della recente “reunion” alla Continassa. Un tuffo nel passato voluto da Spalletti per trasmettere la “juventinità” alla squadra di oggi, tra ricordi di Platini e un’analisi lucida sul presente e futuro del club.
LA REUNION E IL RICORDO DI “LE ROI” «Una reunion bella e commuovente. Abbiamo trascorso una giornata in armonia: ce la siamo proprio goduta. Anche perché non ci eravamo mai ritrovati tutti quanti per celebrare quella serata magica. Non so perché. Michel era quel tipo di calciatore che speravo di poter diventare da bambino. Un profilo tecnico, fantasioso, indipendente, semplicemente stupendo. Non aveva bisogno degli altri, le giocate le inventava da sé. Io ero diverso: le mie qualità venivano fuori quando riuscivo a spendermi per i compagni. Ricordo la prima volta che l’ho affrontato con il Milan nell’agosto del 82 in Coppa Italia. Lui era da poco arrivato alla Juve… Ad un certo punto, dagli sviluppi di corner, Michel si ritrova tra i piedi questa palla a ridosso della loro area, e io mi ci fiondo convinto di riuscirgliela a rubare. Gli è bastato vedermi con la coda dell’occhio per rifilarmi di esterno collo un tunnel che non mi toglierò mai dalla testa. L’ho inseguito per il resto del match nella speranza di potermi vendicare con un calcione, ma era semplicemente imprendibile. Poi con la sua ironia, quando ci siamo ritrovati vicini mi ha detto sorridendo: “Garçon, chiudi lei jambes”. Mi ha smontato».
LA NUOVA CONTINASSA «Io e Michel abbiamo avuto modo di fare due chiacchiere con Spalletti. Non ero mai stato al nuovo centro sportivo, è un mondo diverso rispetto al nostro: dalle programmazioni degli allenamenti, alle diete… Niente è lasciato al caso, ogni singolo giocare ha a disposizione il meglio del meglio per migliorarsi. Siamo rimasti giusto per l’inizio della seduta, poi li abbiamo lasciati lavorare. Da ex centravanti, ero curioso di studiare le fisicità delle punte bianconere. Dusan ha due spalle giganti, è strutturato benissimo. David me lo immaginavo un po’ più alto, ma anche lui non è messo male. E poi Yildiz…».
COSA GLI PIACE DI YILDIZ «Tutto. Non sarebbe stato male giocarci insieme. Mi ricorda Laudrup per certi versi: un profilo tecnico, abile nell’uno contro uno e nei suggerimenti per i compagni. Ma per il salto di qualità definitivo deve innamorarsi di più del gol. Quando ci riesci non torni più indietro: giochi con una rabbia a una forza differente. La fortuna sua è che Spalletti sembra aver capito subito la potenzialità dei vari interpreti a disposizione. Ma soprattutto, che la maggior parte di questi – prima del suo arrivo – non erano messi nelle condizioni di poter esprimere al meglio le proprie qualità. Penso proprio alle dichiarazioni su Kenan – “I suoi avversari sanno meglio di lui quanto è forte” -. È stato bravo a stimolarli verbalmente in allenamento e pubblicamente nelle conferenze stampa. Ha lavorato tantissimo sulla testa dei suoi giocatori. Li sta liberando».
IL RINNOVO DEL TURCO «La Juve sta costruendo una buona base con giocatori di livello, quindi non può permettersi per nulla al mondo di farsi scappare uno così. Ne abbiamo visto solo una piccola percentuale: Yildiz può diventare molto più forte di quanto non sia già oggi».
COSA MANCA A DAVID E OPENDA «Credo che Spalletti li voglia più coinvolti nel lavoro di raccordo tra i due reparti, e più spavaldi sotto porta per tentare la giocata senza paura. La timidezza a certi livelli può rivelarsi controproducente».
SI VEDE LA MANO DI SPALLETTI «Assolutamente sì. La Juve è ancora lontana dal suo ideale di gioco, ma sta facendo piccoli passi in avanti di partita in partita. Luciano ha la meticolosità degli orologiai svizzeri: riesce sempre a regolare lo sregolato».
GLI OBIETTIVI «Ora li aspettano quattro partite di campionato accessibili, prima dello scontro di Champions con il Benfica. Vincere contro Mourinho all’Allianz permetterebbe ai bianconeri di presentarsi a Monaco con una nuova consapevolezza. Poi, tra le big italiane per ora non ci sono schiacciasassi: sono tutte lì appaiate tra successi e frenate improvvise. Tutte incompiute. In un contesto del genere credere nello scudetto è obbligatorio. Il mese di gennaio potrebbe essere quello della svolta per Spalletti. Ci dirà tantissimo della dimensione a cui può ambire la sua Juventus».
FRATTESI E LUCCA «Se Spalletti vuole il nerazzurro avrà le sue ragioni. Frattesi è anarchico: puoi trovartelo anche davanti, in condizioni di campo che non ti aspetti. Sa come sparigliarti le partite, arrivando 3/4 volte a partita davanti al portiere. Alla Juve manca uno così. Allo stesso modo, penso che pure uno come Lucca potrebbe tornare utile, dal momento che Dusan resterà ai box fino a marzo. Parliamo di un attaccante a cui bastano anche solo 15 minuti lasciare la propria impronta nella gara. Ma, in generale, penso che i veri colpi di mercato – se vogliamo – potrebbero coincidere con gli exploit di Thuram e Cambiaso, dopo un inizio di stagione al di sotto delle aspettative. Da loro mi aspetto un girone all’altezza della loro indiscutibile qualità: sono fortissimi e completi. Spalletti non ha ancora toccato con mano lo strapotere fisico di Khephren. Quello che l’anno scorso bruciava tutti con ripartenze a duecento all’ora per andare a fare gol».
IL RIENTRO DI BREMER «Il brasiliano fa reparto da solo. Spalletti è stato bravo a centellinarne il rientro. Sarà fondamentale».
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