Simoni: «Avevo ragione io» - Calcio News 24
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2014

Simoni: «Avevo ragione io»

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L’ex allenatore dell’Inter: «Quel fallo di Iuliano, una maledizione»

CREMONESE SIMONI INTER – Una vita trascorsa nel calcio, ad ogni livello: prima da giocatore, poi da allenatore, quindi da dirigente ed adesso addirittura da presidente. Gigi Simoni, ex allenatore storico dell’Inter, si è raccontato ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”. Il neo-numero uno della Cremonese ha parlato ovviamente tanto del suo passato, ma un po’ anche del futuro e soprattutto dei tanti allenatori che seguono le sue orme (più o meno). 

AVEVO RAGIONE IO – Così Simoni in qualche stralcio di intervista: «Una società che avrei voluto allenare? La Fiorentina, per un pisano sarebbe stato il massimo: ho sbagliato a dire di no a Della Valle. Ho preferito il Napoli. Un pensiero cattivo della mia carriera? Facile: il famoso rigore non dato da Ceccherini su Ronaldo (fallo di Iuliano nella sfida scudetto dell’aprile ’98 con la Juve, Simoni espulso per proteste, ndr) è stato un incredibile atto di ingiustizia che ha compromesso il lavoro di un anno. Una maledizione, anche ora che sono passati tanti anni. Ogni tanto mi ferma un tifoso juventino e dice: “Mister, aveva ragione lei”. Il mio esonero dall’Inter? Non ho ancora capito il motivo di quella decisione, dopo aver vinto la Coppa Uefa, la Panchina d’Oro e battuto il Real Madrid… Poi il presidente Moratti ha detto di essersi pentito e questo mi basta». Le parole di Simoni, che rievoca un passato fatto di tante gioie, ma anche parecchie amarezze, come quelle che hanno segnato la fine del suo rapporto con i nerazzurri verso la fine degli anni ’90

AI GIORNI D’OGGI – Un confronto tra l’Inter di Simoni e quella attuale: qual era più forte? «La mia. Aveva più qualità: non solo Ronaldo, c’erano Pagliuca, Bergomi, Zamorano, Simeone che era già un allenatore in campo. Nel mio piccolo avevo capito che sarebbe diventato un grande. Mazzarri? Bravo e non era male neanche da giocatore, l’ho avuto all’Empoli, prometteva: lo chiamavano il nuovo Antognoni. Mourinho? Non mi è mai piaciuta la voglia di cercare sempre lo scontro. Diciamo che ha modi diversi dai miei. Il prossimo c. t. dell’Italia? Non lo so: sento parlare di Mancini, Spalletti. Tutti bravissimi, per carità, ma per fare il c.t., anzi il selezionatore, contano l’età, l’esperienza. Visto che ha detto di no alla Costa d’Avorio, vedrei bene il mio amico Trapattoni. Prandelli? Un ragazzo splendido, ma forse non abbastanza spregiudicato per quell’incarico». Simoni ricomincia da zero, stavolta da presidente, con uno sguardo al passato ed ai suoi amici di un tempo che però non guasta mai… La terza vita di un gran signore.