L’Argentina subisce meno ma la Germania ha l’uomo in più: Kroos. E poi c’è Messi - Calcio News 24
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2014

L’Argentina subisce meno ma la Germania ha l’uomo in più: Kroos. E poi c’è Messi

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Germania-Argentina: finalissima del Maracanà ai raggi x

GERMANIA ARGENTINA BRASILE 2014 FINALE – Ventiquattro ore e poco più alla tanto attesa finalissima del Maracanà: sfida splendida per tradizione ed attualità, per posta in palio ed elementi collaterali. E’ la partita. Al Mondiale vince il talento e dunque l’elemento irrazionale può avere la meglio su ogni altra logica ma in questa sede vogliamo analizzare le possibili chiavi di svolta della gara.

LE DIFESE – Vi risulterà un dato alquanto particolare o inatteso ma l’Argentina ha subito una rete in meno rispetto alla Germania: tre la Seleccion, quattro i tedeschi. Ed inoltre si ricordano più interventi decisivi di un Neuer in versione miglior portiere della storia che del pur sorprendente Romero. I tre gol incassati dai sudamericani peraltro risalgono tutti alla fase a gironi – due con la Nigeria da Musa ed uno dalla Bosnia – mentre nelle gare ad eliminazione diretta l’Argentina non ha mai preso gol.           Da avversari tutti europei del calibro di Svizzera, Belgio ed Olanda: segnale chiaro di un’organizzazione solida e per certi versi imprevedibile alla vigilia. La Germania ha un passivo di quattro reti – due dal Ghana, uno dall’Algeria nell’overtime ed uno dal Brasile sul risultato di 0-7 – e dunque conferma quell’equilibrio che al contrario del caso argentino era decisamente prevedibile e richiesto.

GLI ATTACCHI – Anche sotto tale aspetto dati invertiti rispetto a quanto ipotizzabile alla vigilia considerando le bocche da fuoco argentine, è supremazia tedesca: 17 le reti siglate dagli uomini di Loew contro le otto messe a segno dalla Seleccion. Partiamo da questi ultimi: il 50% delle segnature porta la firma di Leo Messi mentre a venir meno è stato l’apporto degli altri fortissimi attaccanti a disposizione di Sabella. Gonzalo Higuain ha quantomeno deciso la complessa sfida dei quarti di finale con il Belgio ma i vari Aguero – condizionato anche da un infortunio – e Palacio hanno ad ora toppato il grande evento, mentre Lavezzi ha di fatto svolto il ruolo di centrocampista esterno con dedizione e sacrificio. Una mossa voluta dal commissario tecnico per garantire allo stesso tempo equilibrio ed imprevedibilità. Fantastica invece la distribuzione di gol in casa tedesca: 5 Muller, 3 il sorprendente Schurrle, 2 Klose e i super Kroos ed Hummels, 1 a testa per Ozil, Gotze e Khedira. Segnale inequivocabile di una squadra totale e non dipendente da alcuna individualità. Basta ricordare come proprio alla vigilia la Germania abbia dovuto rinunciare al suo calciatore più talentuoso – Marco Reus – senza che il rendimento ad oggi ne risentisse. Magari in finale il suo quid sarebbe servito, ma questa è una storia tutta da vivere.

SFIDE IN MEDIANA – Se i saggi ci spiegano che ogni partita di livello si decide a centrocampo ed essenzialmente da chi riesce a garantirsi la supremazia del territorio, bene, la sfida si dichiara letteralmente infuocata: la mediana tedesca ha mostrato tutta la sua magnificenza nell’umiliazione inflitta al Brasile. Tiki-taka o no, chiamatelo come volete, ma palleggio ed improvvisi quanto repentini inserimenti dei mediani tedeschi – Kroos e Khedira devastanti, Schweinsteiger più attento alla posizione – hanno schiantato le deboli resistenze verdeoro. L’Argentina al contrario, almeno sulla carta, dovrebbe avere gli strumenti per reggere l’urto: straripante il Mondiale di Mascherano, Gago e Biglia hanno a turno garantito corsa e posizione, ruota tutto intorno al recupero di un calciatore non replicabile quale Angel Di Maria. Ma è il tutto che funziona alla grande in entrambe le squadre: per intenderci, a nessun intenditore che si rispetti sarà sfuggito il supporto dato alla fase di non possesso dai vari Lavezzi o Muller.

SORPRESE ED ESPLOSIONI – Romero e Rojo da una parte, Hummels e Kroos dall’altra. I primi due sorprese, gli altri esplosioni. Il portiere sudamericano ha smentito un passato fatto più di leggerezze che di solide prestazioni e con l’exploit dei calci di rigore parati all’Olanda si è elevato a fattore di questa Argentina. Così come quel Marcos Rojo su cui alcun dubbio ricadeva sulla fase di spinta ma che qualche carenza sotto il profilo difensivo aveva palesato a livello di club con lo Sporting Lisbona. Mentre Mats Hummels e Toni Kroos – che poco o nulla dovevano dimostrare del loro enorme valore – sono andati oltre in termini di approccio mentale, di personalità, di carattere devastante acquisito in una Germania a cui già non manca nulla in tal senso. Il centrale è un leader nato, le prestazioni totali del centrocampista tedesco rientrano tra gli elementi più impressionanti di questo Mondiale: Toni Kroos è tra i primi cinque calciatori di Brasile 2014, ha macinato chilometri con intelligenza, ce lo si è ritrovati da schermo della difesa e da primo centrocampista d’inserimento. La personale esibizione contro il Brasile un biglietto da visita di impressionante caratura. Tradotto: l’Argentina subisce meno, la Germania ha il suo uomo in più. Toni Kroos. E poi c’è Messi. Mettendo per un attimo da parte la nostra memorabile finale del 2006 – del resto è noto, l’Italia vince secondo tutt’altri schemi – guardiamo alle ultime quattro finali: Francia ’98 doppietta di Zidane, Corea/Giappone 2002 doppietta di Ronaldo, Sudafrica 2010 gol decisivo di Iniesta. Se questa partita la decidono i campioni…