Si fa la rivoluzione: lunedì sara Messi il più grande della storia? - Calcio News 24
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2014

Si fa la rivoluzione: lunedì sara Messi il più grande della storia?

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Maracanà 13-07-2014, Germania-Argentina: è la notte del passaggio di consegne?

GERMANIA ARGENTINA BRASILE 2014 FINALE – Nel tempio del Maracanà, domenica sera, non poteva andarci meglio: sì, la finale in salsa sudamericana storia di una secolare rivalità ha perso di significato quando l’infortunio di Neymar ha privato lo scenario del tanto atteso faccia a faccia con l’amico e rivale Leo Messi. Dunque la perfezione si chiama Argentina-Germania, vediamo perché.

PASSATO DI GLORIA – E’ la finale più disputata della storia dei campionati mondiali: con l’edizione attuale le finalissime tra Seleccion e tedeschi saranno ben tre e nessun’altra sfida si è ripetuta in tale evento con tale scadenza. Una vittoria a testa nei due storici precedenti: Messico ’86, il Mondiale di Diego Armando Maradona contro tutti, Italia ’90 con la puntuale rivincita di una Germania reduce da ben due finali perse consecutivamente (Spagna ’82 ed appunto Messico ’86). Germania che con l’imminente notte del Maracanà centra l’ottava finale mondiale della sua storia – tre vinte (Svizzera ’54, Germania Ovest ’74 e Italia ’90) e ben quattro perse (Inghilterra ’66, Spagna ’82, Messico ’86 e Corea/Giappone 2002) e stacca proprio il Brasile padrone di casa fermo a sette. Ma che ne ha vinte cinque. Cinque saranno anche le finali dell’Argentina che nelle quattro finora disputate ha il bilancio in pareggio: due vittorie (Argentina ’78 e Messico ’86) ed altrettante sconfitte (Uruguay ’30 ed Italia ’90).

PRESENTE DA SBALLO – I cammini che hanno condotto le due nazionali alla finalissima del Maracanà sono differenti e convergono soltanto nel risultato: l’Argentina è partita a razzo salvo poi incontrare crescenti difficoltà nella fase ad eliminazione diretta, la Germania a sprazzi nella fase a gironi e nell’ottavo di finale per poi venire fuori alla distanza. I sudamericani infatti hanno centrato il punteggio pieno nel gruppo di appartenenza per poi faticare nelle tre gare valide per ottavi (Svizzera), quarti (Belgio) e semifinale (Olanda), ma palesando proprio in queste tre partite un dato clamoroso se considerate le ipotesi della vigilia: nessuna rete al passivo. Ed infatti nel complesso l’Argentina ha subito un gol in meno rispetto alla Germania: tre contro quattro. I tedeschi però hanno segnato decisamente in più (17 a 8) e sono letteralmente esplosi nel corso del torneo, faticando sul piano delle prestazioni fino all’ottavo con l’Algeria ma regolando poi l’ambiziosa Francia ed umiliando il Brasile Paese ospitante con un devastante 1-7 destinato a restare immancabilmente negli almanacchi di questo fantastico sport.

E’ LA NOTTE DEL PASSAGGIO DI CONSEGNE? – Contro la Germania della serietà, della programmazione, della compattezza, della personalità, del talento, della completezza servirà il miglior Messi della storia. Impensabile nasconderlo: le botte date al Brasile accrescono l’ego tedesco e soltanto l’irrazionalità – o meglio la follia – di cui loro non sono dotati può rovesciare i piani. L’uomo che può e per certi versi deve far saltare banco e storia si chiama Leo Messi: le telecamere di tutto il globo saranno puntate su ogni impercettibile movimento del miglior calciatore al mondo e lui dovrà rispondere presente. Facile no? In ballo c’è quella Coppa da riportare in Argentina dopo 28 anni e quel che mi è sempre piaciuto definire il Mondiale nel Mondiale. Sì, perché se tutti gli altri hanno disputato un solo Brasile 2014 la Pulce ne ha giocati due: quello valido per la Coppa e quello tutto personale nella scia del più grande di sempre. Un parallelo emotivamente devastante che tra l’altro non ha mai voluto percorrere personalmente ma in cui si è ritrovato per evidenti ed insindacabili somiglianze. Se quattro anni fa in Sudafrica mancò clamorosamente all’appello oggi il Mondiale di Messi conta quattro perle, un assist decisivo e quel ruolo di leader che solo in una gara – quella con l’Olanda – brutta a prescindere è parzialmente venuto meno. Il rigore (il primo) lo ha comunque firmato aprendo le danze sudamericane. Il destino ha fatto il resto: il Mondiale nel non amato Brasile, la finale con la Germania, guarda caso quella che fu di Maradona nella gioia prima e nel dolore poi. Se il Mondiale sarà suo e della sua Argentina – perché questa squadra sarà ricordata come l’Argentina di Messi – sarà difficile alla luce dei trofei e dei numeri messi in bacheca finora a livello personale e di club non riconoscerne la grandezza. Quella grandezza, ci siamo intesi. Ad urlarlo per prima sarebbe la sua patria: quella che finora non lo ha mai legittimato come il numero uno della storia con la Coppa alzata in Brasile, ne siamo certi, cambierebbe d’un solo colpo idea.