2014
La rima di Messi in un Maracanà svuotato di poesia
La prima dellArgentina: se ambisce a vincere non può cercare equilibrio
ARGENTINA BOSNIA MESSI BRASILE 2014 – Buona la prima per Pulce e compagni? Il risultato risponde in maniera affermativa, la prestazione resta a due volti. Tra Argentina e Bosnia vince la Seleccion per 2-1 e mette il primo mattone al superamento del girone. Gruppo F – con Nigeria ed Iran – evidentemente alla portata della nazionale guidata da Sabella.
MESSI AL MARACANA’ – Il più forte di tutti nello stadio degli stadi. Leo Messi al Maracanà basta da sé al prezzo del biglietto. La gara personale del fuoriserie argentino è particolare: la tensione dei primi minuti si taglia a fette ed è parzialmente giustificabile dagli occhi del mondo puntati addosso. Chiunque respiri calcio si aspetta da lui il Mondiale dei Mondiali e di questo Leo Messi ne è al corrente: non a tutti i caratteri va richiesta la capacità totale di gestire qualsiasi genere di pressione. Oltre ad una questione strettamente tattica di cui discuteremo in seguito. Il fenomeno argentino si è poi sbloccato con una delle sue perle da collezione dribblando mezza difesa e regalando la prima gemma alla competizione: in un Maracanà, va detto, assolutamente stravolto dai lavori di ristrutturazione. Il nuovo Maracanà, già dalla Confederations Cup del 2013, è un impianto irriconoscibile: nel segno della modernità si è proceduto ad una profonda normalizzazione che poco si sposa con il mito da sempre accostatogli. Se prima era un’enorme arena di passione bruciata dal sole, sprovvista di sediolini o tetti e dunque bruta e cruda, oggi è un complesso fatto da stadio – dove si sta seduti, ognuno al suo comodissimo posto per un massimo di 78.000 spettatori, e coperti da eventuali fattori atmosferici – pannelli fotovoltaici, tettuccio blu elettrico e centri commerciali. Da custode del futebol bailado a qualcos’altro di difficilmente riconoscibile. Il prezzo del progresso.
L’AMMISSIONE DI SABELLA – La partita. Argentina irriconoscibile e tremendamente lenta con il 3-5-2 iniziale proposto dal suo selezionatore – dentro Campagnaro con Garay e Fernandez, sacrificato Gonzalo Higuain – ma decisamente più efficace con il ritorno al 4-3-3 operato nell’intervallo. Quando Sabella ha inserito il centravanti del Napoli e Gago in luogo proprio di Campagnaro e Maxi Rodriguez, così come ha scelto nell’intero percorso di avvicinamento a Brasile 2014, l’Argentina ha ritrovato linee, geometrie e qualità. Il commissario tecnico ha riconosciuto l’errore nel postpartita – fattore non scontato – e si è di fatto piegato alla logica della sua squadra: quando i valori di una rosa sono così palesemente spostati nel settore offensivo più attaccanti riesci a schierare e maggiori possibilità di affermazione hai.
LA VIA DELLA SELECCION – Il girone, superfluo bleffare, sarà mera formalità. E’ fortuna di quest’Argentina che ogni tentativo di equilibrio sia andato a farsi benedire dopo i primi 45 minuti: perché questa squadra non ha alcunché di equilibrato. E non c’è tentativo che regga. La fortuna dell’Argentina la farà – nel bene o nel male – la sua irrazionalità: o l’enorme talento a disposizione risulterà più forte di tutto ed in grado di sovrastare ogni logica o si va a casa. Poche storie. Ma è una scommessa tutta da vivere.