2014
Italia, Buffon: «Masochista ed egocentrico, senza N’Kono non sarei Buffon»
Il portiere azzurro: «Il ruolo del portiere è cambiato, non le stronzate di giornalisti e, a volte, anche allenatori»
ITALIA BUFFON SERIE A – Una storia da predestinato, quella di Gianluigi Buffon, che, però, era iniziata in tutt’altro modo: «Ai ragazzini che vogliono diventare portieri – ha spiegato a ‘The Guardian’ il numero uno azzurro – consiglio di cambiare sogno. Ogni bambino, quando gioca, è più desideroso di segnare gol piuttosto che evitarli. E anche io da piccolo ero così: Nicola Berti e Marco Tardelli sono stati i punti di riferimento della mia infanzia. Camerun? Beh, in loro ho trovato i miei eroi: dopo l’Italia, sono l’unica formazione per cui ho fatto sempre il tifo».
CHE STORIA – Una storia da predestinato, dicevamo, a partire dalla famiglia: «Mia mamma gareggiava nel lancio del discobolo. E ha mantenuto il record italiano per oltre 17 anni. Le sorelle più grandi giocano a pallavolo, ma io ho seguito anche il tennis: ho avuto modo di apprezzare Lendl, Edberg and Rafter. E poi c’è il calcio, che è nato… per caso. Senza il desiderio di emulare N’Kono, il mio idolo, probabilmente oggi non sarei quello che sono».
SEGRETI – Essere il numero uno al mondo, però, non è caratteristica da tutti: «Per fare il portiere è necessario essere egocentrici e masochisti. Masochista perché quando stai in porta, sai che l’unica cosa certa è che prima o poi subirai gol. E sei consapevole del fatto che subire gol ti rende tutt’altro che felice… A meno che il tuo masochismo sia una perversione, allora è differente».
GIUDIZI – A far infuriare l’estremo difensore bianconero i tanti – troppi – giudizi detti a caso: «E’ difficile giudicare il ruolo del portiere, soprattutto se non lo sei stato. E’ come se io esprimessi un giudizio sul lavoro di qualcuno senza aver avuto esperienza in quel settore. Si scrivono e si dicono tante cose stupide su questo ruolo. Oggi è ancora più difficile, anche a causa del cambiamento di materiali: i palloni, per esempio, sono molto più veloci».
ESEMPI PRATICI – «Passo ai fatti: quando senti un giornalista, un tifoso o anche un allenatore dire che un portiere dovrebbe uscire quando c’è un cross nell’area piccola, ti viene da ridere, perché capisci quante stronzate stia dicendo. Prima di tutto dico: vi rendete conto di quanto sia grande l’area piccola per un portiere che sta sulla linea? Nessuno lo sa… E’ 100 metri quadri, come un bar o un bilocale. C’è poca conoscenza e ancor meno voglia di informarsi. Poi oggi è cambiato anche il ruolo dell’estremo difensore: è partecipe del gioco della squadra ed è normale che ci sia più possibilità di sbagliare».
FUTURO – Tra i prospetti più interessanti, per Buffon, non c’è solo Neuer: «Ci sono sempre meno grandi portieri, perché c’è da fare sempre più rispetto al passato. Oggi i migliori sono Neuer, Casillas ma anche Courtois: il belga mi piace moltissimo».
GENIO – Tra i suoi compagni di squadra, invece, il migliore è Andrea Pirlo: «Pirlo è un genio, è il talento più che grande, insieme a Baggio, che l’Italia calcistica abbia prodotto in questi ultimi 25 anni. Puoi provare a contenerlo e prendergli le misure, ma sai anche che in qualsiasi momento lui è capace di spezzare gli equilibri. Inghilterra? Sarà una partita importante, ma non decisiva, perché poi ne arrivano altre due. Con gli inglesi ho perso, mentre con la Germania non sono mai uscito sconfitto dal campo».