Lippi: «Balotelli come i puledri di razza. De Rossi? Dopo la gomitata non gli parlai» - Calcio News 24
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2014

Lippi: «Balotelli come i puledri di razza. De Rossi? Dopo la gomitata non gli parlai»

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L’ex C.t. della Nazionale a ruota libera ai microfoni di Gazzetta TV sul Mondiale del 2006 e quello che partirà tra 8 giorni in Brasile

È un Marcello Lippi completamente trasparente quello che parla ai microfoni di GazzettaTV per raccontare al giornalista Paolo Condò tutte le emozioni che hanno riguardato il Mondiale del 2006 vinto dal tecnico viareggino come C.t. dell’Italia. Una vittoria che Lippi ricorda ancora con grande felicità, e che definisce il top per ogni addetto ai lavori: «Chi fa la nostra professione, sa perfettamente che non c’è nulla di più inebriante, di più entusiasmante che partecipare a un Campionato del Mondo, che è il coronamento di una carriera, il raggiungimento di un obiettivo, commisurarsi con i migliori giocatori del Mondo e le realtà calcistiche del Mondo. Se ti capita poi la fortuna di vincerlo, sono emozioni che non si possono spiegare, è difficile.»

REMARE ASSIEME – Tra gli aspetti fondamentali, secondo Lippi, c’è l’intenzione del gruppo, anche implicita, di remare tutti nella stessa direzione, a prescindere da quelle che possono essere le influenze dall’esterno, che vanno tramutate in un propellente per fare ancora meglio: «Bisogna che tutti remino dalla stessa parte, se poi qualcuno non rema dalla stessa parte va preso per un orecchio. Se poi all’esterno c’è qualcuno che rema tutt’altro che dalla stessa parte, per l’Italia è ormai tipico trasformare tutto questo in energia positiva.»

MANCATE CONVOCAZIONI –  Lippi continua a definire l’esclusione di Rossi, nel 2010, come l’errore che più rimpiange nella sua carriera. Un errore che, forse, potrebbe costare caro a Cesare Prandelli, il quale ha deciso di escludere Pepito dall’elenco dei 23 convocati per il Brasile. Lippi però prova a trovare una spiegazione alla decisione del C.t. in carica: «Ci sono sempre delle motivazioni tecniche. Nell’immaginario collettivo, tutti cercano di fare il gioco dei convocati e delle formazioni. Gli allenatori, invece, hanno ben chiaro nella testa quello che dev’essere il modulo di gioco: magari in una situazione particolare, anche climatica, come può accadere in Brasile, dove c’è grande umidità e grande caldo. Uno può pensare di non voler sprecare tante energie e tenere la palla, facendo correre gli altri. Nella testa del C.t. frullano tante idee e vengono fuori le convocazioni, con delle esclusioni che talvolta possono lasciare tanti dubbi e far sorgere domande. Il gruppo conta, ma quasi sempre si tratta di giocatori che non arrivano improvvisamente nel gruppo della Nazionale.»

CASSANO INATTESO? MICA TANTO – Sarà il primo Mondiale per Antonio Cassano, un giocatore che non in molti si aspettavano di vedere nell’elenco dei 23 convocati, ma Lippi non si dice sorpreso: «Prandelli ha sempre detto che lui avrebbe seguito tutti e, se avesse avuto necessità, avrebbe chiamato determinati giocatori se avrebbero fatto bene nelle loro squadre. Così ha fatto. Non ci trovo niente di strano o scandaloso.»

ITALIA SORPRESA NEL 2006, ANZI NO – Secondo Lippi, in tanti hanno sottovalutato il vero valore dell’Italia durante i Mondiali del 2006, che hanno poi visto gli azzurri arrivare in finale e battere nazionali di primo piano, come la Germania: «Noi avevamo una squadra forte, abbiamo fatto una Qualificazione fantastica, lo abbiamo fatto vedere andando a vincere contro l’Olanda ad Amsterdam 3-1 e battuto la Germania in casa, a Firenze, con un altro punteggio largo. Eravamo forti. Abbiamo vinto subito la prima partita, dando un segnale di forza, e abbiamo visto subito un reparto in stato di grazia, che era la difesa. In Sudafrica, invece, le disgrazie sono state: l’infortunio di Pirlo, prima del Mondiale, buttato in campo gli ultimi venti minuti nell’ultima gara del girone, ma non era Pirlo, Buffon aveva problemi alla schiena e De Rossi con i fastidi al polpaccio che si trascinava non era neanche al 50%. Questo non significa che l’Italia, perché manca Buffon, Pirlo e De Rossi, debba perdere con la Slovacchia, ma significa che, in una manifestazione così importante, dove conta il carisma e la personalità in maniera particolare, se questi vengono a mancare, allora sei in difficoltà.»

ITALIA VS. INGHILTERRA, GO AZZURRI! – Dopo l’ufficializzazione dei 23 convocati da parte di Cesare Prandelli, in molti hanno gettato dubbi sulle possibilità degli azzurri di pasare come prima del girone, con l’Inghilterra che ora parte la favorita, ma anche qui Lippi non è d’accordo: «L’Italia la vedo più forte, sotto il punto di vista tecnico. Mi pare che l’Italia abbia più armi. Anche psicologicamente li abbiamo battuti recentemente, molto più del risultato stesso: li abbiamo battuti sullo stare in campo, come manovra, come tutto. La vedo vincente l’Italia.»

ROONEY FUORI? MAH… – Tra le altre cose, Roy Hodgson ha parlato ai media, affermando che Rooney potrebbe non avere il posto garantito, o comunque non dovrebbe giocare nel suo ruolo naturale di prima punta. Una scelta, questa, che fa storcere il naso a Lippi: «Non mi sembra che pullulino i fuoriclasse in Inghilterra. Devono essere in condizioni negative giocatori come Rooney per non giocare. Posso capire che Hodgson possa provare a sfruttare lo schema del Liverpool il più possibile, perché hanno fatto una stagione straordinaria, ma rinunciare a Rooney mi pare una bestialità.»

DE ROSSI E QUELLA GOMITATA – Del Mondiale del 2006 tutti ricordano i momenti di gioia che, magari, hanno facilitato anche l’omissione mentale di alcuni episodi, come ad esempio la gomitata di De Rossi nel corso della sfida contro gli Stati Uniti nel girone, che costò ben quattro giornate di squalfica al mediano romanista. Un gesto che Lippi ricorda invece molto bene e racconta, in particolare la parte seguente all’atto: «L’Italia è capace di fare benissimo e, subito dopo, cadere nei soliti errori. Con gli Stati Uniti siamo andati in vantaggio, 1-0 di Gilardino, e poi siamo rimasti in dieci per la cavolata della gomitata di Daniele [De Rossi]. Abbiamo sofferto, poi è venuto l’1-1 con l’autorete di Zaccardo. Io, De Rossi l’ho chiamato la prima volta con un anno d’anticipo, perché aveva ancora un anno di Under-21, ma chiamai Gentile e gli dissi: “Senti, uno bravo deve giocare in prima squadra, non deve stare in Under-21”. Esordì con la Norvegia, fece anche gol quella volta lì, e poi ha fatto la carriera che ha fatto. Però, cadeva, e forse qualche volta ci cade ancora, in queste stupidate. In quel caso mi arrabbiai, perché già con l’Ucraina in Svizzera aveva fatto una cavolata e ribadii che non volevo episodi di questo tipo qua. Venne graziato quella volta e specificai che se avessimo fatto cose di questo tipo ai Mondiali, ci avrebbero buttato fuori ed avremmo compromesso il nostro percorso. Dopo tutto questo preambolo, fece quella roba nella partita con gli Stati Uniti e mi incavolai come una bestia. Per qualche giorno non gli ho rivolto parola, l’ho lasciato bollire nel suo brodo per un po’. Lui cercava il dialogo, ma non gli davo considerazione, manco lo guardavo. Dopo la squalifica, lo richiamai e gli dissi: “Sei proprio un bischero. Come fai a fare una cosa di questo genere. Ti sei precluso la possibilità di giocare un Mondiale, un Mondiale. Non solo hai messo in difficoltà la squadra, ma ti sei fatto un danno a te stesso nonostante ti abbiamo avvertito”. Comunque, con ottimismo aggiunsi: “Guarda, resti qua, ci sono ancora cinque partite, tu hai quattro giornate di squalifica quindi giochi ancora”. Quando siamo andati in finale, l’ho portato in panchina ed è pure entrato: ha tirato anche un rigore. Aveva pagato la punizione, scontato la sua pena, ci serviva, era a disposizione e l’ho fatto entrare; poi ha segnato un rigore decisivo per la vittoria». Alla domanda se potrebbe essere il Mondiale di De Rossi, Lippi dice di sì: «Penso che possa essere il suo Mondiale. Gioca molto meglio con la Nazionale rispetto a che con la Roma, a parte quest’anno che ha fatto benissimo anche con la Roma. Penso questo possa essere il coronamento degno del percorso di Daniele in Nazionale: con un grande Mondiale.»

MATERAZZI E IL GRUPPO – Tra i giocatori fondamentali per l’Italia nel 2006, non possiamo non ricordare Marco Materazzi, goleador “per caso” di quella selezione e leader della difesa, orfana di Nesta: «C’è una frase che ha detto Materazzi dopo il Mondiale, in merito al codice etico. Noi non avevamo niente di codificato e lui al giornalista rispose in maniera molto significativa: “Il bello del gruppo è che tutti rispettavano le regole, senza che nessuno ce le aveva imposte”. Era un gruppo, talmente intelligente e compatto, dove c’era un rispetto tale che non era necessario nessuno glielo dovesse ricordare di dover assumere determinati comportamenti.»

SQUADRA FORTISSIMA – Al di là delle canzoni e dei ritornelli usciti dopo la competizione, Lippi elogia e incensa il gruppo che aveva a disposizione, ricordandone le qualità intrinseche, ruolo per ruolo. Un momento di svolta è stata la partita contro l’Australia, vinta in maniera volitiva, come spiega il C.t.: «Come sarebbe finita se fossimo andati ai supplementari? Non ne ho la più pallida idea. Mi piace invece rispondere a questa domanda in un’altra maniera: noi avevamo alcuni giocatori in stato di grazia, come Buffon, che ha fatto due parate con l’Australia che aveva messo in campo una certa supremazia. Al 93′, un giocatore come Grosso, che è un difensore, di una squadra in inferiorità numerica, si prende la voglia di andare a partire e attaccare l’avversario, con Totti che gli fa un lancio da centrocampo, prende palla, va in area e prende rigore, netto o no, quindi il risultato è stato cercato. Se una squadra non vuole rischiare, va ai supplementari e poi, casomai, se la gioca ai rigori. Non so quale sia stato il ragionamento, ma la squadra aveva una tale situazione psicologica in quel Mondiale che usava le armi che aveva. Noi avevamo una difesa che non faceva passare manco le noccioline, poi avevamo un attacco che comunque era tanta roba davanti…». Decisivo, in quel caso, il rigore battuto dal Pupone, ma Lippi ha tremato, ricordandosi quanto era accaduto durante Euro 2000, con il cucchiaio contro l’Olanda: «Ho temuto il cucchiaio di Totti e mi dicevo: “Speriamo non faccia il cucchiaio, speriamo non faccia il cucchiaio, speriamo non faccia il cucchiaio…”. Per fortuna non l’ha fatto.»

UCRAINA, TUTTO FACILE – Le convinzioni del gruppo erano ormai alle stelle e contro l’Ucraina sembrava non esserci stata quasi partita, con Lippi che spiega anche un curioso retroscena con Toni: «Siamo andati subito in gol, con Zambrotta, altro giocatore straordinario. Poi è arrivato il gol di Toni, con cui ho parlato prima della partita, ora lo posso dire: non c’era nessun problema nel far giocare uno o un altro, neanche Totti. Non c’era alcun problema, era una squadra in missione. A Luca dissi: “Guarda, oggi tocca a te, e ricordati che quando uno non fa gol, è molto facile ne faccia due in una volta sola”. Ho avuto pure le previsioni quell’anno, perché fece due gol Toni, sono quei momenti particolari. L’Ucraina aveva una buona squadra, ai quarti di finale dei Mondiali: qualche minuto di esitazione e parate di Buffon, ma 3-0 e avanti.»

SEMIFINALE, L’IMPRESA – La vera impresa dell’Italia, comunque, fu contro la Germania in semifinale, in uno stadio dove i tedeschi si sentivano letteralmente “a casa” e una formazione stanca dal percorso che era stato avviato, ma con una forza tecnica e mentale che andava fuori da ogni schema: «Sapevamo che a Dortmund la nazionale tedesca non aveva mai perso, c’erano 50.000 tifosi loro e 5.000 italiani, ma abbiamo giocato la nostra migliore partita. Durante i tempi supplementari, la partita non si giocava più: era un continuo cambio di fronte e attacchi uno dopo l’altro. Noi però eravamo talmente forti, talmente concentrati e giocammo sulla forza della nostra difesa, mettendo dentro quattro attaccanti e con i due gol nel finale che sono stati una grande gioia». Sul passaggio di Pirlo, il “no look” per Grosso, che poi ha realizzato l’1-0, Lippi prova a spiegare anche se le parole non bastano: «Il sangue freddo di un coccodrillo e poi c’è il genio. Grosso disse: “Ero in quella zona di campo, ma quando vidi che la palla l’aveva Pirlo e non mi guardava, ho capito il varco in cui l’avrebbe messa e sono andato lì”. Ma questo solamente perché la palla ce l’aveva Pirlo. Poi Grosso fece un grande tiro, bello, di sinistro a girare.»

FRANCIA, PUSSA VIA – La finale, contro la Francia. Un momento di vendetta per l’Italia e gli italiani, dopo l’amarezza di Euro2000: «La squadra non s’è mai lasciata andare a irrefrenabili esplosioni di gioia. C’era grande felicità e la consapevolezza di essere in finale. A quel punto sapevo che avremmo vinto, anche perché mi dissi, la Francia, che ci ha battuto in finale nel 2000, durante gli Europei, dove a quindici secondi dalla fine, a quindici secondi dalla fine, dopo aver meritato di vincere noi perché abbiamo giocato meglio di loro, fa gol Wiltord, e poi dopo un minuto segna Trezeguet con il “golden gol”. Mi sono detto: “No, è roba nostra questa volta”. C’era comunque grande convinzione, avevamo fatto un’immensa cavalcata. Siamo arrivati in finale con un processo di crescita psicologico, di forza, tecnica e tattica che non c’era bisogno di dire niente alla squadra.»

UN ADDIO PREANNUNCIATO – La vittoria dei Mondiali non fece cambiare idea a Marcello Lippi, che ha lasciato da vincente, ma aveva già pianificato tutto, a prescindere dal risultato finale: «Già prima del Mondiale dissi tutti che avrei lasciato la guida della Nazionale al termine della competizione. Poi abbiamo vinto e tutti mi hanno provato a convincere del contrario, dai giocatori che andarono da mia moglie, ma lei disse a loro che una volta che prendevo una decisione era impossibile per me cambiare idea, fino a Gattuso che mi mise le mani al collo e mi disse: “Se te ne vai ti ammazzo”. Insomma, era diventata piuttosto pesante la situazione. Se ridarei le dimissioni e tornerei due anni dopo in Nazionale? Il tornare in Nazionale è stata una conseguenza ed è stato un grande errore, perché non si può tornare in Nazionale dopo aver vinto un Mondiale, perché è molto difficile possa capitare nuovamente un’occasione del genere. Sarebbe bastato arrivare anche ai quarti di finale. Io comunque l’ho fatto per ripagare un debito che sentivo di avere.»

ZIZOU ZIZOU – Lippi e Zinedine Zidane hanno sempre avuto un rapporto piuttosto stretto, sin dai tempi della Juventus, ma a distanza di anni, l’ex C.t., che tutt’ora parla con il francese, non ha mai avuto una versione dei fatti da parte sua circa l’episodio della testata rifilata a Materazzi in finale: «Lo vedo molto spesso, ma mai abbiamo parlato dell’episodio. Mai. Neanche una volta. Non abbiamo mai toccato né l’argomento testata né l’argomento finale. Abbiamo parlato del suo futuro, delle sue esperienze, anche quando era con Mourinho: di tutto, ma mai di quell’episodio. Forse l’ha inconsciamente rimosso? Può darsi, può darsi.»

RIGORI E OCCHI SBARRATI – La voglia del gruppo Lippi l’ha intravista sempre, fino all’ultimo minuto, quando per tirare in rigore nella finale c’era quasi la ressa, al contrario di altre volte capitate al tecnico: «Ho vissuto tre momenti determinanti nella mia carriera ai calci di rigore: una con la Juventus contro l’Ajax a Roma, una contro il Milan, sempre in Champions League, a Manchester, e una a Berlino. Nella finale del Mondiale, tutti mi guardavano con gli occhi sbarrati, tutti volevano tirare questo rigore, e non dovetti fare altro che scegliere i rigoristi. A Manchester, dopo una partita un po’ abulica, nessuno mi guardava per tirare: c’era chi guardava in tribuna, chi si legava le scarpe. Trezeguet mi disse: “Va bene, via, uno lo tiro io”, e gli risposi: “Ah, mi fai un favore, grazie…”. E poi fu uno di quelli a sbagliare il rigore. A Berlino, quando vidi Trezeguet andare al dischetto lo guardavo come per dire: “Te mi devi qualcosa”. A Berlino ho scelto subito i tiratori, ero convinto e lo sono tutt’ora che devono calciare i migliori: ne scelsi quattro su cinque, me ne mancava uno e mi sono girato a Grosso e gli dissi: “Lo tiri tu”, lui rispose: “Io?!” e gli spiegai: “Sì, lo tiri tu, perché sei l’uomo dell’ultimo minuto”, e sappiamo com’è andata a finire.»

BALOTELLI COME I PULEDRI – La battuta finale Lippi se la riserva su Mario Balotelli, sulle cui spalle posano gran parti delle responsabilità della Nazionale, che dipende dalle sue giocate in attacco dopo l’esclusione di Rossi: «Una cosa confortante è pensare che il meglio di sé stesso, Balotelli, con la Nazionale, l’ha dato nell’Europeo due anni fa. Può essere che sia un giocatore da competizione internazionale, come i puledri di razza. Auguriamoci sia così.»