Italia, Pirlo: «Quel cucchiaio ad Hart. Hodgson, Liverpool e altro ancora: la mia verità» - Calcio News 24
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2014

Italia, Pirlo: «Quel cucchiaio ad Hart. Hodgson, Liverpool e altro ancora: la mia verità»

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pirlo andrea (azione) 2013 italia ifa

Il centrocampista si confessa al Daily Mail: «Dopo Istanbul volevo smettere»

PIRLO ITALIA – Intervistato in esclusiva dai microfoni del ‘Daily Mail’, Andrea Pirlo, centrocampista della Juventus, ha parlato di diversi temi. A partire, ovviamente, dal cucchiaio ad Hart: «Totti contro l’Olanda era convinto di fare il cucchiaio già da diversi minuti, tanto da averlo preannunciato a Maldini qualche istante prima. Io l’ho deciso all’ultimo momento. Ho visto che si muoveva molto e ho deciso di optare per quella strada. Ma non ho voluto mettermi in mostra, non è il mio stile: era l’unico modo per segnare».

MEGLIO DEL SESSO – Italia che, per moltissimi anni, è stata la dimora del genio di Brescia: «A fine Mondiale lascerò l’Italia. Fino ad allora non accetto che nessuno me lo chieda, eccezion fatta per Prandelli. Ma a 35 anni è giusto lasciare spazio ad altri. Far parte di una squadra che appartiene a tutti ti fa sentire bene: è meglio persino del sesso, perché dura più a lungo e se fai fiasco non è colpa tua. Guardate Cassano: avrà avuto anche 700 donne, ma con l’Italia pochi successi. Io, al suo posto, non sarei contento. Meglio essere un soldato in campo che in camera da letto».

INTER – Dopo le giovanili nel Brescia, la prima esperienza in una big, all’Inter, non andò benissimo: «Ho giocato molto nella mia prima stagione all’Inter. Il pre-campionato andò molto bene e Simoni mi concesse molto tempo, sia da titolare che come prima riserva. Poi arrivò Lucescu che diede più spazio ai giocatori più esperti, in seguito Castellini, subentrato al rumeno, riteneva che io fossi apposto, mentre Hodgson storpiava il mio nome: mi chiamava Pirla, probabilmente leggendo meglio di altri allenatori la mia vera natura. In quell’anno cambiammo quattro allenatori. Mi svegliavo la mattina e non mi ricordavo chi fosse allenatore».

ISTANBUL – Fino ad arrivare a Istanbul, una delle delusioni più grandi per Pirlo: «Ho pensato di smettere dopo quella finale perché nulla aveva più senso. Inizialmente abbiamo dato la colpa a Dudek e a quella sua danza sulla linea di porta. Ma col tempo abbiamo capito che eravamo noi i colpevoli. E’ stato un suicidio di massa. Berlusconi? E’ teatrale e sa ottenere sempre ciò che vuole. Come con me, nel 2009: ero vicino al Chelsea, avrei raggiunto Ancelotti che per me è come un padre. Mi offrivano un contratto di quattro anni a cinque milioni. Il Milan non volle saperne di cedermi, e rilanciò con i Blues. Io lo spiegai a Berlusconi e mi rispose: «Non puoi andartene, sei il nostro simobolo. E poi dov’è il problema? Mettiti d’accordo con Galliani per il rinnovo». Tutti, poi, sapete come andò a finire…».