Non è facile confermarsi leggenda - Calcio News 24
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2013

Non è facile confermarsi leggenda

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A un anno di distanza dal suo ritiro Vonlanthen è chiamato a ripartire da zero

A volte ritornano, verrebbe da dire immediatamente, ma spesso non ritornano al meglio delle loro possibilità. D’altronde di Johan Vonlanthen non si ricordano in molti. L’esterno svizzero, di origine colombiana, è tornato sui campi di gioco dopo un anno e due mesi esatti, e a due anni pieni dall’ultimo tocco al pallone in maniera professionale. Vonlanthen alla storia, alla statistica, è passato perché nel 2004 replicò a Wayne Rooney negli Europei. L’attaccante inglese era diventato il più giovane giocatore ad aver segnato nella rassegna europea, ma quattro giorni dopo, pareggiando il vantaggio della Francia, momentaneamente, l’allora giocatore del PSV Eindovhen tagliò il nastro del record.

La storia di Vonlanthen è storia recente, recentissima, perché 40 presenze nella nazionale svizzera e 7 reti non si dimenticano facilmente e soprattutto non sono state fatte in tempi immemori. Nel suo percorso calcistico si ricordano i due campionati d’Austria vinti col Salisburgo, dove il primo anno, nel 2006, lo portò con insistenza Giovanni Trapattoni. Tante esperienze e tanti viaggi, tra cui anche quello in Italia, con 9 presenze al Brescia: nelle Rondinelle lo ricordano per un rigore guadagnato nel finale di gara nel derby lombardo con l’Atalanta, poi trasformato da Di Biagio per la vittoria finale. 

In Olanda se lo ricordano per la Champions League al PSV in due anni e per la stagione da protagonista al NAC Breda. In Svizzera si annoverano le esperienze allo Young Boys, dove iniziò la sua carriera, dalle giovanili ai professionisti, e allo Zurigo, dove stabilisce il record di gol stagionali nel suo palmares, 10. Poi la storia merita di passare ai rotocalchi. Nella stagione 2010/2011 Vonlanthen decide di lasciare il Salisburgo, che da 2 anni lo mandava in prestito, per rispondere a una chiamata divina. È un avventista e non può scendere in campo il sabato, giorno sacro. 

Vonlanthen torna, quindi, nel suo Paese di origine, la Colombia, e firma un contratto per l’Itagui Ditaires, dove però gioca soltanto 6 partite prima di ritirarsi definitivamente. Una lettera sentita alla stampa tedesca, una lingua che conosceva benissimo insieme alle molte altre apprese nei suoi lunghi viaggi: una mente spugnosa per un atleta che in campo era talentuoso e incredibilmente pregno di futuro. Trapattoni con lui ci ha vinto un campionato austriaco e la Svizzera si è tolta il lusso di ben figurare in diverse competizioni. Un talento che al momento del ritiro ha privato gli elvetici di un grande giocatore.

Poi l’inaspettato miracolo. Lo scorso 11 giugno, poco più di un mese fa, il Grasshopper, club più titolato di Svizzera, annuncia il ritorno al calcio professionistico di Johan Vonlanthen, che firma un contratto annuale con un’opzione pronta per il secondo in caso di conferma sul campo. Ovviamente alla prima occasione l’esterno svizzero è sceso in campo da titolare: aiutato dalla partenza di Steven Zuber, Johan è stato schierato esattamente al posto del giovane connazionale, giocando 45 minuti di gara. La prestazione non è stata eccellente e la corsa è risultata essere ingorfata, lenta, non scattante. Un giocatore che sembra aver dimenticato come funzioni il calcio e ora alla terza giornata di campionato Vonlanthen è stato già lasciato in panchina.

Il 30 si giocherà l’andata del Preliminare di Champions League contro il Lione e alle Cavallette, orfane tanto di Zuber che di Uli Forte, l’allenatore che li aveva portati al secondo posto in classifica e alla vittoria della Coppa di Svizzera contro il Basilea, potrebbe tornare utile l’effetto sorpresa. La sorpresa chiamata Johan Vonlanthen, la leggenda che ora è chiamata a riconfermarsi