La parabola di Pepito - Calcio News 24
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2012

La parabola di Pepito

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Guardare avanti. Dev’essere questo l’imperativo nei momenti difficili, ancor di più in quelli profondamente traumatici. È il caso di Giuseppe Rossi, un ragazzo atterrato dalla sfortuna e la cui parabola è quasi inquietante. Nel giro da un anno, dal paradiso all’inferno: durante la scorsa estate lo corteggiava il Barça, sembrava quasi tutto fatto, poi la virata su Sanchez e la decisione della scheggia italoamericana di giocarsi la Champions con Villarreal; di conseguenza, un avvio di stagione pessimo anche a livello europeo per il Submarino Amarillo e il baratro con il ginocchio destro a tradirlo. Pepito – come lo hanno ribattezzato a Vila-Real, dove di talenti orma se ne intendono – sa di aver perso una stagione. Ma forse non fino in fondo, perché il c.t. Cesare Prandelli vuole portarlo agli Europei. E allora testa alta, tanto lavoro, l’attesa per il rientro in gruppo ad aprile e il volo a Euro 2012 con l’azzurro addosso, per riscattarsi.

Frenare le ambizioni di un atleta dopo una rincorsa simile è atroce, ma se accade con lo stesso infortunio aggravato dalla rottura del legamento crociato dello stesso ginocchio al primo allenamento dopo quasi sette mesi ai box, allora diventa un trauma. Altri dieci mesi di carriera spariti, si ricomincia con la fisioterapia, poi le operazioni, i controlli. L’Europeo sarà per Giuseppe un evento da guardare in tv con la rabbia negli occhi, diciassette mesi di infortunio con la ricaduta di mezzo sono una batosta pesantissima. Di certo, per un attimo, la prima cosa che si fa dopo l’esito degli esami è pensare di smettere.

La malvagia idea sarà passata dalla testa di Rossi, un ragazzo di qualità tradito dal proprio fisico proprio nel momento più importante della sua carriera. Eppure, lasciarsi andare a 25 anni con quel talento buttato sarebbe un delitto. Giuseppe lo sa, dalle lacrime e la disperazione è passato subito al lavoro. Tornerà, con un (bel) po’ di paura sulle spalle, ma tornerà. Magari in Italia, di certo non al Villarreal dove sta vivendo un incubo dal quale è meglio allontanarsi anche per liberarsi psicologicamente da un ambiente diventato sinonimo di brutte esperienze per Pepito, anche se i primi anni in amarillo non si cancellano. Lavoro, testa alta, niente lacrime e molto sudore. Giuseppe lo aspettiamo tutti, perché è un italiano con tutte le qualità più belle: sorride, diverte, è ironico, non si butta giù e sa far gol. Neanche una dichiarazione finora, neanche un passo indietro. Tutto chiuso dentro se stesso, una voglia pazzesca di ricominciare. Servirà tempo, ma tornerà. E saprà sfogarsi contro il destino beffardo, che però restituisce quel che toglie a chi mantiene la forza. Tornerà, tornerà più forte. Aspettiamo Pepito, aspettiamo la voglia di spaccare tutto. Naturalmente, come sa fare lui: a suon di gol e di sorrisi…