2014
Bestiali
Due punti allo scudetto: tra record ed assalto europeo, è una Juventus spaziale
SERIE A JUVENTUS CONTE – “Il primo anno una sorpresa dopo due settimi posti, il secondo una conferma, il terzo un obbligo”. Sono le parole di Antonio Conte nel post Sassuolo-Juventus a descrivere meglio di ogni altra considerazione il triennio al timone bianconero: prima la novità, poi la capacità di mantenere immutata la concentrazione, infine la forza di non tremare di fronte al dovere.
DOVE SI ERANO FERMATI I PREDECESSORI – Una circostanza da sempre rimarcata con forza dal tecnico bianconero, che in questa occasione ha spostato l’ambito del ragionamento anche sulla proprietà: “Il presidente mi ha chiesto con forza di centrare l’obiettivo del terzo titolo consecutivo, lì dove non era riuscito neanche l’Avvocato. E’ un’occasione per dimostrare che anche i giovani, se dotati di idee e capacità, sono in grado di lavorare bene”. La meglio gioventù insomma: ed ora, almeno dalle nostre parti, è difficile dargli torto. Un presidente giovane che ha scelto affidabili dirigenti giovani ed un allenatore giovanissimo nonostante oramai passi per veterano: il risultato è sotto gli occhi di tutti e racconta di un predominio tanto nitido quanto dalla portata devastante nel recentissimo passato.
I NUMERI DI UN’ARMATA – Quando mancano tre turni al termine del campionato la Juventus ha già totalizzato la bellezza di 93 punti: le otto lunghezze di vantaggio su una strepitosa Roma richiedono ai bianconeri un ultimo sforzo – per l’esattezza due punti per ottenere la matematica certezza – prima di dare il là alla festa. Sarà terzo scudetto consecutivo ma restano nel mirino due clamorosi traguardi: quota 100, occorrono due vittorie ed un pareggio, ma basta anche meno (98, dunque una vittoria e due pareggi) per battere il record stabilito dall’Inter di Mancini nella stagione 2006-07. L’altro obiettivo – oggettivamente pazzesco – è quello legato al rendimento interno: la Juventus ha vinto le 17 gare ad oggi disputate tra le mura amiche dello Juventus Stadium, ne mancano due per fare bottino pieno e sancire con forza che uno stadio di proprietà ben costruito qualche punto nell’economia di una squadra lo porta eccome.
LA SFILATA DEL MERITO – Detto delle scelte appropriate di una società in grado, tra l’altro, di scovare un tal Pogba a parametro zero o di centrare il colpaccio Tevez a soli nove milioni e qualche bonus, detto del valore di un tecnico che sa elevare la tensione senza che la stessa si tramuti in un insidioso boomerang, restano da individuare le chiavi vincenti emerse sul campo. E si fa un’enorme fatica a far risaltare uno più di un altro: del resto con numeri del genere si è giocoforza di fronte ad una macchina perfettamente funzionante dove ognuno svolge con cura dei dettagli la propria funzione. Nella direzione più del collettivo che del pur spiccato individualismo. Dunque tre nomi prima di un’ultima considerazione. Uno per ruolo: Chiellini, Pirlo e Tevez. Il centrale difensivo non sbaglia un colpo ed assicura quella costanza impressionante in termini di agonismo e fisicità, il regista della nazionale italiana è emerso con tutta la sua immensa classe nel momento chiave della stagione – si è perso il conto delle punizioni decisive – e l’Apache straripante sotto il profilo della personalità.
IL GIOCO – L’ultima considerazione a cui si accennava è legata proprio alla proposta calcistica: perché quando si parla di Conte si fa spesso riferimento a grinta e tenacia ma raramente ad un gioco che fa la differenza. La Juventus, non come altre linee a tre che mascherano un’effettiva difesa a cinque, gioca realmente con tre difensori di ruolo: esterni alti che in fase attiva tramutano il modulo in un vero e proprio 3-3-4 ripiegando velocemente in fase di non possesso, un centrocampo senza mediani di interdizione di ruolo che però riesce quasi per magia a soffrire poco o nulla nell’arco di una partita. Il risultato è un calcio intenso e dinamico che quest’anno può esaltare la vena realizzativa di attaccanti affidabili e continui ed assicurare copertura totale ad una difesa già di per sé granitica. Scudetto in cantiere, Europa League tutta da vivere. Intanto c’è un uomo al comando che fa Antonio di nome e Conte di cognome.