Buon compleanno a… Raphinha
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Buon compleanno a… Raphinha

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Buon compleanno a Raphinha, attaccante brasiliano in forza al Barcellona che compie oggi 27 anni

Oggi Raphinha compie 27 anni. Domenica scorsa era in campo al Montjuic nel big-match della giornata. E anche lui ha avuto modo di rimanere sorpreso nello scoprire la forza del Girona, capace di aggiudicarsi il derby catalano 4-2 e di mettere tra sé e i blaugrana campioni in carica ben 7 punti di distacco. Il brasiliano è stato tra i protagonisti dell’incontro. Subito dopo la rete del vantaggio ospite si è reso pericoloso, andando a deviare sotto misura un cross perfettamente calibrato da Joao Felix e trovando davanti a sé la risposta “di figura” del portiere Gazzaniga. Sul seguente calcio d’angolo è stato lui a batterlo, indirizzando il pallone sulla testa de l solito Lewandowski: pareggio, risposta immediata agli impertinenti di “provincia”, sembrava che il pericolo fosse scampato. Quando, però, all’inizio della ripresa, in una nuova situazione col Barcellona sotto di una rete, si è assistito a una scena particolare su un calcio di punizione, si è capito che qualcosa non andava. Il punto della battuta a sinistra, lui e il centravanti polacco pronti alla conclusione, breve conciliabolo tra i due ed è proprio Raphinha che calcia di sinistro altissimo, anticipando le intenzioni del compagno che si trovava in una posizione più agevole. Lewa non fa nulla per nascondere la sorpresa, sembra quasi indicare che è folle un comportamento del genere. E quando pochi minuti dopo De Jong gli offre un geniale assist nello spazio, l’ala destra va verso la porta ma si fa rimontare: appare chiaro che non ha più energie, soprattutto nervose, Xavi lo sostituisce Ferran Torres, anche se la mossa non sortirà gli effetti sperati.
Ora, il punto è proprio questo. Sul talento del giocatore, non c’è da discutere, tanto che si è pensato di mettere anche lui nel mazzo dei campioni da conquistare con i petrodollari.

Sulla continuità, invece, sì, pure all’interno della stessa partita. Quanto alla psicologia, certamente c’è da lavorarci sopra. Come si è visto alla prima giornata di campionato in casa del Getafe, quando non ha concluso neanche il primo tempo per il secondo giallo rimediato appena 4 minuti dopo il primo. Evidentemente, non aveva accettato che in precedenza un suo tiro fosse andato a infrangersi sul palo, gli giravano ancora. Che non sia un tipo proprio malleabile lo si vede in occasione delle sostituzioni. Raramente le accetta. Oltre a esprimerlo lo dice pure: «A me piace stare sempre in campo. Stavamo pareggiando e il cambio mi ha fatto un po’ arrabbiare. A volte bisogna capire che ci sono anche altri compagni che vogliono aiutare la squadra». É arrivato persino all’incredibile situazione di infortunarsi quando l’anno scorso, nella gara contro il Manchester United, ha preso a calci i piccoli frigoriferi dell’acqua e delle bevande energetiche a bordo campo. Perciò, ha ammesso di frequentare uno specialista: «Tre anni fa ho iniziato a consultare uno psicologo. Prima lo vedevo come qualcosa per matti, ma è importante per un calciatore e un professionista, così ho fatto il passo. Ci sono persone che credono che queste cose siano solo per le persone che hanno problemi di testa…».
Problemi non ne ha a dire le cose senza remore. Com’è successo l’anno scorso, quando il suo Paese nutriva grandi speranze verso la Seleçao.

Anche lui sentiva che fosse arrivato «il momento per tornare a vincere». Anche per questo ha reagito duro, sentendosi in dovere di esprimersi in difesa del compagno di squadra più forte – almeno in teoria – e più discusso: «I tifosi dell’Argentina trattano Messi come se fosse un Dio. I tifosi del Portogallo trattano Cristiano Ronaldo come un Re. I tifosi brasiliani sperano che Neymar si rompa una gamba. É triste: il maggior errore della carriera di Neymar è essere nato in Brasile, questo Paese non merita il suo talento ed il suo calcio».
Padre italiano, si era parlato di lui anche in relazione a una possibile convocazione nella nostra Nazionale.

Non solo, anni fa, quando ancora giocava in Portogallo, e prima ancora dei passaggi in Francia e Inghilterra che lo hanno poi direzionato in Spagna, si era profilata l’ipotesi di un trasferimento nella Fiorentina. Difficile capire come sarebbe andata, se sarebbe stato un altro Edmundo (ricordate?) o se avrebbe fatto impazzire la città. Per adesso accontentiamoci di seguirlo da lontano, qualcosa di cui discutere lo garantisce sempre.