2012
Che noia se vincono sempre loro!
Diceva Gary Lineker, ex glorioso attaccante della nazionale inglese, che “il calcio è uno sport semplice: si gioca in undici contro undici ed alla fine vincono i tedeschi”.
Lineker, protagonista nel mondo del calcio a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, con la sua nazionale non è riuscito a vincere nemmeno al “gratta&vinci”, ma una soddisfazione a livello europeo se l’è tolta vincendo la Coppa delle Coppe con la maglia del Barcellona. Avesse giocato in QUESTO Barcellona, Lineker avrebbe di certo cambiato la sua storica frase in “il calcio non è uno sport semplice, nemmeno per uno con una laurea in astrofisica nucleare: si gioca in dieci contro undici, se gli undici sono blaugrana, alla fine vince sempre il Barcellona e se non ti sta bene è meglio che cambi sport, fermo restando che Messi potrebbe batterti pure a canasta”.
Però, diciamocela tutta, che noia se vincono sempre loro! Massima simpatia per giocatori che messi (con la ‘M’ minuscola, eh!) uno sopra l’altro non ce la farebbero nemmeno a montarmi una lampadina in soggiorno, che non sono divi (tranne Piquè), non si accompagnano a veline o star (tranne Piquè che balla la Waka Waka con Shakira) e sono del tutto normodotati (sì va bene, tranne Piquè, anche in questo caso), ma dopo un po’ anche il troppo stroppia.
Il Barcellona gioca fin troppo bene: è perfetto in quasi tutti i suoi meccanismi ed è pure divertente quando arriva in porta palla al piede dopo aver fatto mezz’ora di possesso palla con gli avversari che quasi quasi si fanno una foto col cellulare da inviare poi ai parenti: “Ciao mamma, guarda come mi diverto, sono al Camp Nou e mi stanno asfaltando che manco la Salerno-Reggio Calabria”.
Il fatto di divertirsi nel vedere il Barcellona, tuttavia, è un discorso soggettivo, come ce ne sono tanti nel calcio. Il famoso tiki-taka del Barça (che non è né un ballo, né una canzone di Michel Telò, sebbene il dubbio permanga in proposito) molte volte è sterile e mi viene il dubbio che i palleggiatori blaugrana debbano consultare il Tom-Tom per orientarsi in tutta quella fitta rete di passaggi. Di gol ne fanno anche 4 o 5 a partita, e questo è un bene, ma il tifoso catalano medio non sa cosa vuol dire soffrire fino all’ultimo minuto di recupero quando vinci 1 a 0 su autogol segnato in fuorigioco (?) con fallo di mano e guardalinee narcotizzato dalla mafia russa, almeno da 4 o 5 anni. Cose normali, insomma…
Io preferisco la sostanziale imperfezione del Real Madrid che, quando pensa di poter vincere la Liga con 10 punti di vantaggio sul Barcellona, si fa prendere dall’ansia nemmeno come accadrebbe al secchione della classe che scopre di essere stato invitato fuori dalla più attraente di tutta la scuola. Che quando serve fare un gol ne fa 5 e quando serve farne uno ne fa 0. Che quando perde se la prende con l’arbitro, perché è questo il calcio: se perdi te la devi per forza prendere sempre con qualcun altro (“A noi del fair play non ce ne frega un c***”, come disse Ciccio Graziani a “Campioni”). Che ha un allenatore talmente antipatico da risultare normale, perché per strada di Mourinho, che ti buttano sotto con la macchina se non passi entro 10 secondi dal semaforo rosso e poi ti dicono: “No è problema mio”, ne trovi quanti ne vuoi, di Guardiola che ti fermano e ti chiedono pure se hai bisogno di 50 euro per attraversare, io non ne ho mai visti. Che hanno Cristiano Ronaldo, che è bravo, bello e famoso, potrebbe essere l’uomo più felice del mondo, invece ha davanti una Pulce che vince tutto e magari un giorno gli ruberà anche la fidanzata Irina, perchè nella vita va sempre così. Che spende milioni di euro sul mercato ogni anno ma forse farebbe prima a giocarseli al videopoker, come i comuni mortali.
Il Real Madrid, in una sola parola, è UMANO. Il Barcellona è una squadra di extra-terrestri, talmente buoni da risultare antipatici, talmente vincenti da risultare scontati e talmente felici da poter fare la pubblicità della Mulino Bianco. Io dico che la perfezione si ammira, ma l’imperfezione si comprende, ed in fondo questa è la più valida delle ragioni per tifare Real, o quantomeno, per non sbavare senza un minimo di amor proprio di fronte alla prepotente supremazia catalana, come farebbe un adolescente di fronte al paginone centrale di Playboy.
Ah, a proposito, alla fine pure Gary Lineker lasciò il Barça e se ne ritornò a casa sua al Tottenham, fate un po’ voi…