2014
Dal regno di Pelè alla mano de Dios passando per la Tragedia del Sarrià
UOMINI MONDIALI Oggi il racconto delle prime tre storie
BRASILE2014 MONDIALI PELE’ MARADONA ROSSI – Poche ore e sarà cerimonia d’apertura: il tanto atteso Mondiale brasiliano sta per prendere il via, è il punto massimo del calcio e circostanza ideale per assistere all’esibizione delle stelle. Qui chi vale davvero non può nascondersi: lo dice la storia, sia lontana che recente, ed è proprio di tre storie mondiali di campioni del passato che vi racconteremo in questa sede. Toccherà poi ai fenomeni dell’era moderna (post ‘90).
PELE’ – Il rapporto tra Edson Arantes do Nascimento ed i Mondiali di calcio deve essere stato qualcosa di diversamente simbiotico. Se la Coppa del Mondo è la competizione dei grandi, bene, uno che ne ha vinte tre come va definito? Il regno di Pelè va dal 1958 al 1970: nello scenario di Svezia 1958, a soli 17 anni, fa segnare ogni record immaginabile. Il più giovane calciatore a partecipare ad un Mondiale, il più giovane a realizzare un gol nonché il più giovane a siglare una tripletta. Peraltro in semifinale contro la Francia. Uno spettacolo devastante del nuovo prodigio del calcio brasiliano, doppietta in finale alla Svezia padrone di casa e coppa ai verdeoro con sei reti complessive quando ancora non maggiorenne. Il tornado Pelè parteciperà poi soltanto parzialmente al secondo e consecutivo successo brasiliano in quel di Cile ’62 a causa di un infortunio, non sarà protagonista in Inghilterra nel ’66 per poi chiudere in trionfo la sua carriera in nazionale con la vittoria in Messico nel ’70 (quarto Mondiale disputato). Quando il nostro Burgnich, dopo il sonoro 4-1 incassato in finale, parlò di un uomo non fatto di carne ed ossa. Dunque è proprio la Perla Nera a lanciare la favolosa tradizione brasiliana in Coppa del Mondo: i titoli poi saranno cinque e, se negli anni ad ogni nastro di partenza il Brasile va di diritto in prima fila, lo si deve anche e soprattutto all’era Pelè.
MARADONA – “Ho due sogni: il primo è giocare un Mondiale, il secondo è vincerlo”. Li realizzerà rispettivamente nel 1982 e 1986 ma c’è prima da fare un passo indietro. Nell’estate del ’78 Diego Armando Maradona è già capocannoniere del campionato argentino, a soli 17 anni anche lui, e nonostante il furor di popolo non sarà convocato da Cesar Luis Menotti in quella Seleccion che grazie ai vari Passarella e Mario Kempes trionferà tra le mura amiche e per la prima volta nella sua storia. Se Spagna ’82 è il Mundial italiano, El Pibe de Oro si rifarà con gli interessi in Messico nel 1986: è la competizione che lo consacrerà storicamente come il miglior calciatore della storia. Ne combinerà di cotte e di crude, dalla storica doppietta all’Inghilterra – rete di mano che giustificò come volere divino in reazione alla guerra delle Falkland, da lì la celebre Mano de Dios, e gol del secolo che non può essere racchiuso in due righe se non con trattazione a parte – fino ad una presenza costante in termini di assist, reti e personalità trainante di un gruppo che tutto pensava tranne di poter vincere un Mondiale. Diabolico e divino allo stesso tempo e nello stesso corpo, leader ed essenza di un’Argentina che non fosse stato per lui avrebbe raccolto il titolo della Seleccion pacificamente più scarsa della storia. L’attualità del calciatore Maradona rivive oggi per tanti, ma non per tutti, nelle gesta di Leo Messi: la Pulce che, se ambisce a diventare il numero uno della storia, dovrà prendersi tale legittimazione proprio dalla sua patria. Quell’Argentina che ora neanche vuole sentirne parlare del confronto ma che, in caso di vittoria in Brasile, potrebbe trovarsi per chiara volontà del destino di fronte ad uno storico e clamoroso passaggio di consegne.
ROSSI – Non che il livello del buon Paolo nazionale possa essere soltanto avvicinato ai due signori su citati ma la storia di Rossi va raccontata nel libro dei più grandi. Lo scandalo scommesse che travolge il calcio italiano nel 1980 non risparmierà Pablito, accusato di aver contribuito a truccare un Avellino-Perugia: vicenda dallo stesso ricordata drammaticamente e con la convinzione di aver subito un incancellabile torto. Il riscatto, incredibili le pagine della vita, arriverà dopo soli due anni: la squalifica è terminata ed Enzo Bearzot non ne vuol sapere di lasciare Rossi a casa. Che infatti va al Mondiale a scapito di Pruzzo. Spagna ’82 sarà la favola italiana: tre pareggi e qualificazione per il rotto della cuffia, poi si scatena Pablito che prima fa fuori la bestia nera Brasile con una tripletta in quella che grazie ai media sudamericani passerà alla storia come La Tragedia del Sarrià – dal nome dello stadio di Barcellona che ospitò la partita – poi la doppietta in semifinale con la Polonia ed infine il gol che aprì le danze nella finale vinta ai danni della Germania Ovest. Campione del mondo, capocannoniere del Mondiale e poi Pallone d’Oro. Più di ogni altra cosa, appaiato nei ricordi o nelle immagini di ogni italiano, volto indimenticabile del nostro Mundial.