2014
Dalla Bona: «In Italia il calcio fa schifo: chi si vende gioca»
Il centrocampista: «Da noi la seconda opportunità la danno solo agli squalificati del calcioscommesse»
CODICE ETICO CALCIOSCOMMESSE DALLA BONA – Considerato uno dei 17enni più interessanti d’Italia, Samuele Dalla Bona si ritrova a 33 anni con lo status di disoccupato eccellente. L’ultima partita l’ha giocata due anni fa a Mantova in Seconda divisione, ma il declino è cominciato nel 2007, ai tempi del Napoli: «Mesi fa ho incontrato Grella, ex centrocampista australiano di Empoli e Torino, mi ha proposto di andare al Melbourne Heart, ma per problemi personali ho dovuto dire di no. Carriera terminata? A certi livelli penso di sì. Ho il patentino Uefa B per allenare. Cosa è successo? Nella primavera 2011 papà Luigi si è ammalato. I medici gli avevano dato 5 mesi di vita. Ero legato a lui, non sono riuscito a farmene una ragione. Ero all’Atalanta in prestito, ma avevo ancora un anno di contratto con il Napoli. L’ho strappato per una sistemazione più vicina, a Mantova. Poi a ottobre papà è morto, io non c’ero più con la testa, mi è venuta la depressione. E, in pratica, ho smesso di giocare», ha dichiarato il centrocampista ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”.
IL PASSATO – E a proposito delle sue esperienze passate ha raccontato: «A Napoli stavo da dio, fino alla promozione in A, ma con Reja il rapporto non è decollato. Non mi ha considerato, senza un perché. All’Atalanta mentalmente non c’ero più e fisicamente ho iniziato a non essere all’altezza. Inghilterra? Se potessi tornare indietro, resterei lì per sempre. Da noi il calcio è uno schifo. Soprattutto quello che c’è attorno. Le pressioni, la mentalità. Io non sono allineato alla “cultura italiana” e ho pagato anche per questo. Mi è capitato di andare in ritiro a metà settimana per Napoli-Genoa e Atalanta-Portogruaro. Se perdi una partita, scattano le contestazioni, le punizioni. E io mi sono sempre ribellato. Sono cresciuto in un Paese nel quale per Chelsea-Manchester United il ritiro cominciava 4 ore prima della partita. Terry non si è mai fatto mancare nulla, anche negli eccessi, eppure è stato capitano della nazionale e del Chelsea. In Italia pensano di avere a che fare con dei bambini. Mourinho è un grande, aveva capito tutto».
CODICE ETICO E SCANDALI – Lunga e critica analisi del codice etico da parte di Dalla Bona, che ha poi detto la sua sullo scandalo del calcioscommesse, rivelando le controversie e contraddittorie pieghe del sistema: «Codice etico? Inutile, viene applicato in base alla convenienza. Anche quello della Nazionale. Con quelli bravi si chiude un occhio, con gli altri si usa il pugno di ferro. I cosiddetti “bad boy”, infatti, la maglia azzurra non l’hanno persa e qualcuno sarà anche al Mondiale. C’è troppa ipocrisia: se fai tardi la sera o rilasci interviste non autorizzate ti multano. Se vendi le partite, ti perdonano subito. Leggo che Andrea Masiello, uno che ha confessato di aver preso soldi per perdere, durante la squalifica ha incassato lo stipendio minimo che un operaio oggi si sogna e che a gennaio tornerà a giocare. Marco Rossi, altro reo confesso, l’ha preso il Perugia. Altri squalificati giocano da tempo e la giustizia sportiva fa sconti a tutti. Intanto, ci sono decine di giocatori che non hanno mai taroccato una partita senza lavoro. Farina, che ha denunciato, ha dovuto smettere e per lavorare è andato in Inghilterra. Quindi uno si chiede: perché essere onesti se a far carriera sono sempre i più furbi? Io ho giocato al Sud, a Lecce e Napoli, ma nessuno mi ha mai costretto a fare nulla di illegale. Il mio amico Donati ha giocato in quel Bari, ma è onesto come me, infatti non è stato coinvolto. Io posso avere sbagliato delle annate, ma non ho mai preso soldi per perdere e nessuno mi ha proposto di farlo. Forse sapevano che avrebbero ricevuto un vaff… Io rispondo dei miei comportamenti. Lecce-Parma l’ho giocata fino in fondo e ho fatto anche gol. All’Atalanta ero l’ultima ruota del carro, non giocavo mai. Posso avere dei sospetti su qualcuno, ma non ho le prove. E, di certo, non tocca a me trovarle».
DIFFERENZA CULTURALE – E Dalla Bona ha rincarato la dose evidenziato le differenze con il calcio esterno ed in particolare quello inglese: «Con il Chelsea andai a giocare in casa del Manchester City già retrocesso, c’era lo stadio pieno e festante e il City ci fece sudare. Un’altra volta Robbie Fowler del Liverpool simulò un fallo da rigore: venne fischiato e insultato dai suoi stessi tifosi. Non so se in dieci anni l’Inghilterra sia cambiata, ma se è come la ricordo io uno come Masiello là non troverebbe più una squadra. Da noi, invece, chi ha sbagliato ha una seconda possibilità mentre quelli che non hanno mai sbagliato e sono senza lavoro passano da coglioni. E poi ci lamentiamo se all’estero ci prendono a schiaffi…».