Ultime Notizie
Doni ricorda: «Roma casa mia! Dovevo firmare per quella squadra, ma è successo questo»
Doni, ex portiere della Roma, ha voluto rilasciare qualche dichiarazione sul suo periodo in giallorosso
Alexander Marangon, per tutti Doni, è stato il portiere della Roma per sei stagioni (2005-2011), collezionando 150 presenze e vincendo due Coppe Italia e una Supercoppa. Oggi vive in Florida, dove è diventato un imprenditore di successo nel settore immobiliare e sportivo con la sua azienda “D32invest”. Costretto al ritiro da un problema cardiaco, Doni non ha dimenticato i suoi anni giallorossi, raccontandoli a La Gazzetta dello Sport.
UNA NUOVA VITA DA IMPRENDITORE «Dopo il calcio ho studiato tanto e ho aperto una serie di attività. Vivo in Florida dal 2017, ma per lavoro giro in tutto il mondo. Ho anche un centro sportivo legato alla scuola calcio della Roma, una palestra, un’agenzia di gestione di atleti e tante attività nel settore immobiliare. Abbiamo costruito più di tremila case. In più, ho pure aperto un parco divertimenti con il mio ex compagno Fabio Simplicio».
L’AFFARE BRESCIA SFUMATO «Sì, la trattativa era stata avviata. Io facevo parte di un gruppo d’investimento e l’idea mi piaceva molto. Ma ci sono state un po’ di dinamiche interne che ci hanno portato a non concludere l’affare. Peccato».
ROMA NEL CUORE «La considero casa. Mi sono innamorato della città non appena ho visto il Colosseo. Poi la Roma, i tifosi, l’Olimpico. Un sogno».
L’ESORDIO NEL DERBY «Era il 23 ottobre 2005, pareggiammo 1-1. Io non avevo mai giocato prima in Serie A, fu incredibile esordire in una partita così. Avevo 26 anni, mi passò davanti tutto il percorso fatto fino a quel momento».
SPALLETTI IL MIGLIORE «Sì. Un genio. Luciano è una persona vera, diretta. Ti dice le cose in faccia. Poi era meglio non farlo arrabbiare, poteva pure prenderti a schiaffi. Quando urlava faceva tremare i muri di Trigoria…».
DIVERTIMENTO «Eccome. Avevamo un supergruppo, composto da tanti brasiliani. In spogliatoio ogni giorno ne succedeva una. Quanto abbiamo riso con Totti e De Rossi. Francesco era un fenomeno, in campo e fuori. Era sufficiente uno sguardo per infonderci sicurezza. È un brasiliano mancato, ha colpi che ho visto fare solo a Ronaldinho e Kakà, con cui ho giocato in nazionale. Poi, però, uscivamo ed era uno show continuo. Una sera offrì mille euro a un cameriere per passare vicino ai tavoli, saltare in piscina in mutande e urlare come Tarzan battendosi il petto. Ancora mi viene da ridere se ci penso».
LE CALUNNIE DELLE RADIO ROMANE «È una piazza stupenda, che ha però spigolature e difetti. Per esempio, le radio. Negli anni ho sentito tante cose non vere su di me: dicevano che causavo problemi in spogliatoio, che volevo andare via, che non ero un professionista serio. Tutte cazzate. Per fortuna potevo contare su un gruppo squadra stupendo che mi ha sempre sostenuto. Lo disse anche De Rossi in un’intervista. Chiese di smetterla di inventarsi storie false…».
RANIERI «Preferisco non parlarne, non ho tanto da dire. Per me quella fu una stagione complicata, giocai poco. Io e il mister, però, non abbiamo mai avuto un rapporto».
LA CONVOCAZIONE IN NAZIONALE E L’EMARGINAZIONE «Io stavo bene e non mi sentivo di rinunciare alla chiamata della nazionale: in estate c’era il Mondiale. Sono tornato e nessuno mi ha più considerato. Facevo il quarto portiere, mi allenavo a parte. Non mi è stata mai data una spiegazione».
L’OFFERTA DELLA JUVE «Sì, due volte. Una dopo il primo anno in Italia, un’altra dopo la mia esperienza al Liverpool. I bianconeri cercavano un vice Buffon, sarei andato lì a giocarmi il posto. Nel 2006 mi voleva anche il Barcellona di Eto’o e Messi. Ero uno dei portieri del Brasile, ci sta che mi cercassero le grandi europee. Io, però, volevo giocare sempre e a Roma stavo davvero bene».
Sampdoria, rebus futuro: ecco come è andato l’incontro tra Tey e Radrizzani. Tutte le ultimissime
Lukaku è tornato: il centravanti del Napoli ritorna in gruppo e ora Antonio Conte ha un jolly! Il punto