Favole di un catenaccio vincente - Calcio News 24
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2012

Favole di un catenaccio vincente

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Solitamente mi discosto dal pensiero altrui, carta bianca e via con le considerazioni, giuste o sbagliate che siano. Nel giornalismo i modelli -a mio parere- vanno considerati ed osservati sino ad un certo punto. Uno di quelli che con la penna mi ha fatto sempre riflettere è stato Gianni Brera, padre del linguaggio settoriale calcistico, cui non si può certo rimproverare la celebre filosofia legata al catenaccio. Quello fatto per bene, con cuore, grinta e atletismo giusto nei contro piedi. Quello applicato dal Chelsea nella pazza notte del Camp Nou. E ancora, quello che ha annichilito la squadra dei marziani, padrona del campo ma sconfitta in tutto e per tutto nell’arco di 180′ infernali. Perché in questi scontri non vince la più forte. Vince chi sa amministrare e gestire ogni centimetro a propria disposizione, chi ha il carattere per reagire a due gol di svantaggio con un uomo in meno, di sopperire all’assedio infinito dei più forti del mondo che, peró, hanno il più grosso dei difetti: voler entrare sempre e costantemente con la palla in porta. Dall’altra parte c’è Di Matteo: probabilmente Villas Boas avrà capito che il problema non era la squadra, che uno come Ramires serve per dare tanta corsa in mezzo al campo e che avere Drogba in squadra è solo un privilegio, niente di diverso. Si soffre e si riparte: con i nervi, la disinvoltura e il dinamismo di chi ha ribaltato una stagione fallimentare in una quasi perfetta. Signori, qui non vince la più forte, ma chi ha il coraggio di osare al momento giusto per vincere le partite. E in ultimo, cari Signori, questi 11 leoni hanno già prenotato un biglietto per Monaco di Baviera. Giusto per completare l’opera tinta di blues.