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I tormenti del 60enne Gasperini: avanti ancora con l’Atalanta?

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Per Gasperini Atalanta è ancora sinonimo di futuro? Mal di pancia e incomprensioni con la dirigenza, ma per Percassi il tecnico (che oggi compie 60 anni) è imprescindibile

Il punto più basso dell’avventura all’Atalanta? Certamente non dal punto di vista degli obiettivi stagionali. Gian Piero Gasperini è così: schietto e genuino, ma anche ambizioso. E se il campo sembra premiare la cavalcata nerazzurra – settimo posto a tiro, semifinali di Coppa Italia e sedicesimi di Europa League centrati contro ogni pronostico -, l’aria che si respira a Zingonia in queste settimane non è proprio buonissima.

Alla base di ogni malinteso c’è sempre il ‘maledetto mercato’. Facciamo un passo indietro: dopo la meravigliosa stagione scorsa, conclusasi con la qualificazione in Europa e un quarto posto che rappresenta il punto più alto della storia atalantina in Serie A, Gasperini avrebbe voluto altro. «L’Atalanta è un bel fenomeno, ma dobbiamo stare attenti ad alimentarlo nel modo migliore. Va preservato il sistema Atalanta che ha avuto successo» aveva dichiarato l’allenatore piemontese a fine dicembre. «Per me la strada continua a essere quella dello sviluppo delle risorse che abbiamo in casa. Questa era la visione che Percassi ed io abbiamo condiviso e questo è il vestito giusto per l’Atalanta. Se l’Atalanta si priva di questo sistema diventa un club normale, non sarebbe più la squadra né mia né di Percassi e il mio lavoro qui sarebbe finito».

Uno sfogo in piena regola, con due bersagli ben precisi: Luca Percassi e Giovanni Sartori, gli uomini mercato della Dea. «Sarebbe un peccato fare come altri club che hanno impoverito il nostro calcio prendendo all’estero quello che non serviva» ha spiegato il Gasp. Per poi rincarare la dose sulle pagine de L’Eco di Bergamo nelle scorse ore: «Io rimango se posso realizzare i desideri del presidente. Ma se le strategie cambiano, allora non ha senso restare. Il progetto di Antonio Percassi diceva: 3-4 big e dentro i ragazzi del vivaio. Adesso non è così e io non posso condividere. Mercato? Non contesto niente, ma, a parte Ilicic, non ho partecipato alle scelte strategiche della società. E’ un dato oggettivo».

Da dove parte il mal di pancia di Gasperini? Da lontano. Da quando, in estate, avrebbe voluto porre il veto alla cessione di Andrea Conti, ritenuto da lui una pedina fondamentale nello scacchiere nerazzurro. Da quando, sempre in estate, il tecnico avrebbe voluto rinforzare la squadra con due giocatori pronti e in grado di garantire esperienza oltre alla qualità: uno tra Rincon e Sturaro per il centrocampo, Palacio per l’attacco, con l’alternativa Pavoletti (sul mercato da luglio sino a fine agosto) più che gradita. Risultato? Nessuno degli obiettivi di Gasperini, ma, al contrario, un’accozzaglia di stranieri tutti da conoscere e valorizzare: da Castagne a Cornelius (il più noto), passando per Gosens, Schmidt e Haas. Una rosa, quella della Dea, decisamente abbondante: «Turnover? Ho 26 giocatori in rosa ma questa situazione non l’ho voluta io. Le rose di 26 si fanno solo nel rugby» aveva dichiarato Gasperini a fine ottobre dopo il successo sul Verona, punzecchiando la dirigenza.

Il risultato, oggi, è evidente: Gasperini è irritato, la società è confusa. Come i tifosi, i quali non sanno né vogliono prendere posizione: perché se è vero che il tecnico di Grugliasco ha scritto la storia dell’Atalanta, con risultati che sono andati oltre ogni aspettativa, è altresì vero che il processo di crescita della società procede anche per merito della dirigenza. Il lavoro di Sartori è fuori discussione: pur con un budget risicato, è riuscito a portare a Bergamo talenti come Ilicic, Toloi e Freuler, oltre al primo de Roon e ai nuovi Hateboer, Cornelius e Palomino. Toccherà ad Antonio Percassi – ammesso che non lo abbia già fatto – intervenire per riportare il sereno in casa nerazzurra. E lo farà tra le sacre mura di Zingonia, perché i panni sporchi si lavano sempre in casa. Concetto non troppo chiaro a Gasperini, ma, come detto in apertura, questo è il Gasp: la diplomazia non gli appartiene proprio. E siamo sicuri che il prossimo sarà il mese più importante della storia nerazzurra: quando c’è da rispondere sul campo, il nostro Special One non ha mai fallito.

E allora buon compleanno Gasp, condottiero di una meravigliosa Atalanta. E chi lo sa che il regalo per i 60 anni non possa essere Musa Barrow, da inizio gennaio aggregato alla prima squadra e forse pronto per diventare una nuova stella nerazzurra.