2015
Guerra fredda Usa – Russia da sfondo alla rielezione di Blatter
Sarà ancora Sepp Blatter il presidente della Fifa: quinta rielezione, in carica dal 1998, battuto il principe giordano Al-Hussein
Sulla vicenda delle elezioni in capo ai vertici della Fifa si sono espressi un po’ tutti: dalla Merkel a Putin fino agli Stati Uniti, questo per darvi il senso del peso di una partita che non si gioca sui classici manti erbosi ma nei corridoi dell’Hallenstadion di Zurigo, sede del sessantacinquesimo congresso della Fifa, quello che ha appena confermato Joseph Blatter (alla sua quinta rielezione) come ottavo Presidente della storia della Federazione internazionale.
IL CASO – Sembra una trama scritta dal destino, che aveva consegnato ai vertici del calcio l’opportunità di dare una sterzata decisiva: l’arresto da parte della giustizia americana (indagine FBI) di sette altissimi dirigenti e funzionari della Fifa per corruzione ed associazione a delinquere perpetuata negli ultimi 24 anni – tra i capi d’accusa anche riciclaggio e frode telematica – avrebbe di per sé dovuto rappresentare il casus belli per cambiare. Troppi oramai gli scheletri nell’armadio di un Blatter – in carica dal 1998 nelle vesti di Presidente della Fifa dopo esserne stato il Segretario dal 1981, dunque 34 anni al comando dell’organo mondiale – che negli anni non si è certamente imposto come un modello di trasparenza nella gestione del calcio.
IL RETROSCENA – E’ guerra fredda Usa – Russia. Tutto risulterebbe oltremodo lineare se non fosse per qualche coincidenza di troppo che devia dai percorsi del destino o della casualità nell’accadimento degli eventi: eccessivamente vicina l’esplosione dell’inchiesta Fbi al fatidico giorno della elezione del nuovo Presidente Fifa? La Russia si è interrogata ed a parlare è stato proprio Vladimir Putin in primissima persona, esortando gli Stati Uniti a non esercitare la propria legge all’esterno dei confini nazionali, accettare le procedure comuni e dunque a smetterla di elevarsi arbitrariamente a giudice delle faccende internazionali. Ma perché la storica freddezza Usa – Russia si è estesa anche al mondo del calcio? A far saltare il banco è stata con ogni probabilità l’assegnazione dei due prossimi Mondiali: il prossimo (2018) sarà disputato in Russia con la candidatura dell’Inghilterra (storico alleato statunitense) neanche presa in considerazione, nel 2022 si giocherà in Qatar con gli Stati Uniti (che già pregustavano il bis dopo il ’94) grandi sconfitti della contesa.
LA STRATEGIA DI BLATTER – Motivi economici dunque, come solitamente accade, alla base dei contrasti tra le due grandi potenze mondiali: l’indotto economico di una Coppa del mondo è talmente consistente in termini di ritorno sugli investimenti, progetti ed appalti sulle infrastrutture da risultare un boccone decisamente ghiotto. Blatter negli ultimi anni, per consolidare la sua posizione e mettersi al riparo da eventuali scandali che puntualmente accadono e si ripetono, ha cercato consenso nelle nazioni un tempo potenzialmente minori ma che unite garantiscono al dirigente svizzero i numeri per poter essere rieletto. Decisive dunque Africa, Sudamerica (che non a caso si sono aggiudicate le due ultime edizioni dei Mondiali: Sudafrica 2010 e Brasile 2014), parte dell’Asia (Qatar 2022, Corea/Giappone 2002) e l’est Europa (Russia 2018). Blatter, nonostante la per certi versi clamorosa sfiducia del Presidente Uefa Michel Platini, batte per ritiro (dopo che il primo scrutinio aveva visto 133 voti per Blatter e 73 per l’avversario) il principe giordano Ali bin Al-Hussein (vice Presidente Fifa in rappresentanza dell’Asia, terzo figlio del Re di Giordania Hussein) ed ancora una volta incassa la fiducia: sullo sfondo protagonisti due Paesi – soprattutto gli Stati Uniti – non propriamente in prima linea in termini di tradizione calcistica. Eppure così potenti: del resto è calcio, e calcio nel 2015 vuol dire non solo passione, espressione del talento, agonismo e contesa sportiva ma anche potere. Intanto il rinnovamento tanto auspicato non arriva e il padrone resta al suo posto.