Hakan Sukur: «Erdogan mi ha tolto tutto, sono un perseguitato. Su Calhanoglu e l'Inter...»
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Hakan Sukur: «Erdogan mi ha tolto tutto, sono un perseguitato. Su Calhanoglu e l’Inter…»

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Hakan Sukur, ex attaccante dell’Inter e ora perseguitato politico, ha parlato in una lunga intervista a Sportweek. Le sue parole

Hakan Sukur, ex stella del calcio turco e centravanti dell’Inter, ora è un perseguitato politico e sulle pagine di Sportweek racconta la sua storia.

COME STA HAKAN«La mia situazione è difficilissima. Mi hanno tolto ogni cosa, la patria, il lavoro, quasi tutto ciò che ho guadagnato onestamente e che ho sempre investito in Turchia: sarebbe sacro, ma non è più mio. Erdogan mi aveva chiesto di far parte del suo partito perché così avrebbe avuto più voti e poi, solo perché non condividevo le sue idee e la piega del governo, mi ha trasformato in nemico pubblico. Il mio patrimonio è stato confiscato, i miei familiari perseguitati e discriminati, mio padre arrestato. Adesso difendere i diritti umani è diventato un dovere morale, a prescindere dalla nazionalità e dalla religione delle persone coinvolte. Purtroppo chi in Turchia ha alzato la voce per la democrazia come me, ne paga le conseguenze».

CALCIATORI TURCHI – «Molti che giocano all’estero non hanno idea di cosa stia accadendo oggi, del regime che c’è in Turchia. Ci sarà qualcuno che appoggia il governo, qualcuno che punta a entrare nelle grazie di chi comanda per ottenere dei vantaggi, ma per molti è semplicemente meglio non schierarsi. Io stesso sono un monito per loro: se si alza la voce o la testa, si fa la mia stessa fine. Se qualcuno prendesse posizione, anche solo parlando di me, non potrebbe un domani tornare a giocare in Turchia perché tutto, dai club alla Federazione, è controllato dal regime».

CALHANOGLU – «Hakan è bravissimo, lo seguo da sempre con interesse. Al Milan ha fatto stagioni positive e gli serve tempo per ambientarsi in un’altra realtà. Mi aspettavo che avesse un po’ di difficoltà all’inizio, ma la sua qualità non si discute. I tifosi ora devono avere pazienza, non bisogna farsi condizionare dalle prime partite. Di certo, sono molto felice che ci sia un altro Hakan nella mia squadra, perché io sarò sempre un fiero interista».

COME SARA’ ACCOLTO IN MILAN-INTER – «Milan-Inter è la storia, un derby che guarda tutto il mondo: mi sono emozionato quando ho potuto viverlo dal campo. È normale che un trasferimento così porti un po’ di critiche, ma parliamo di professionisti: i sentimenti lasciamoli da parte. Ai tifosi del Milan resterà il ricordo di un grande giocatore, quelli dell’Inter riusciranno ad apprezzarlo. Anzi, io spero che Hakan diventi più forte di quando era al Milan, così alla fine i rossoneri si pentiranno di averlo lasciato andare…».

ERIKSEN-CALHANOGLU – «Non è giusto fare paragoni, hanno caratteristiche diverse. Onestamente, io credo che Hakan abbia fatto più per il Milan di quanto Eriksen abbia fatto per l’Inter. Quando ho visto quello che è successo al danese all’Europeo ho pianto, come fosse uno di famiglia. In quell’occasione il milanista Kjaer ha dimostrato cosa significhi essere un capitano».

UN CONSIGLIO A CALHANOGLU – «Più che un consiglio, un mes- saggio, una idea da tenere nella mente e nel cuore: i tifosi dell’Inter sono molto passionali, non ti lasciano mai. Dimostrano sempre il loro amore, soprattutto nelle difficoltà: a me ancora oggi mostrano solidarietà sui social. Quando gioca, Hakan deve pensare a loro, impegnarsi al massimo e non arrendersi. Deve lavorare sulla testa, cercare di essere sereno, farsi aiutare da questo grande affetto. Ha biso- gno di continuità, siamo solo all’inizio».

RAPPORTO CON CALHANOGLU – «Ovviamente Calhanoglu mi conosce, immagino sappia tutto della mia carriera come ogni turco, e prima di questa terribile situazione che vivo mi seguiva sui social media. Poi ha dovuto smettere perché un dittatore lo ha convinto che io e quelli come me sono dei terroristi. Oggi in Turchia è proibito anche fare soltanto il mio nome, mi chiamano “quel giocatore”: è meglio per tutti starmi alla larga. Tramite amici, però, so che Calha è un bravo ragazzo, umile, e mi spiace solo non potergli parlare dal vivo. Gli auguro il meglio e spero che faccia vedere il suo talento da voi. Poi un giorno vorrei conoscerlo in un Paese finalmente libero».

INTER – «Ha perso due big come Hakimi e Lukaku, ovviamente ha smarrito un po’ della vecchia forza e bisogna cercare nuove soluzioni. Ma è tutta la squadra che deve riorganizzarsi, non solo Calhanoglu: se Hakan riuscirà a connettersi con gli altri, farà molte cose positive. Non mi aspetto, però, che l’Inter faccia un gran cammino in Champions, anzi concentrarsi in campionato può essere utile: auguro all’Inter di vincere lo scudetto di nuovo, quello è un traguardo possibile».

INZAGHI – «Lui e suo fratello Pippo sono punti di riferimento per tutti. Simone ha un carattere buono e si vede che è molto amato dai giocatori. Arrivare dopo Conte è un grande rischio, ma questa sfida dimostra la sua fiducia in se stesso, cosa positiva. Da interista, spero che avrà grandi risultati. Certo, non mi aspettavo che Conte andasse via: non so cosa sia successo, ma il club ha scelto bene il suo successore. Tra l’altro a Conte mi lega un piacevole ricordo…».

ANEDDOTO CONTE  – «Ero stato richiesto dalla Juve, mi voleva Lippi. Avevo segnato due gol alla Juve col Galatasaray e Conte era il capitano: dopo la partita disse parole molto belle su di me. Poi un giorno racconterò quest’altra storia e perché alla fine non sono arrivato a Torino…».

ANNI ALL’INTER – «Io sono arrivato a Milano grazie a Lippi, ma dopo il suo addio sono iniziati giorni difficili. Forse potevo fare di più per la squadra ma, anche se in allenamento stavo benissimo, poi non finivo neanche in panchina… Tardelli era stato un grande giocatore, ma come allenatore non posso dire la stessa cosa. Non riusciva a gestire tanti big e ne abbiamo pagato tutti le conseguenze. Se avessi giocato nell’Inter di oggi, forse avrei più possibilità».

DEMIRAL – «Brilla in una Atalanta che è un esempio per tutti. Lui e Hakan sono il motore della Nazionale turca che, nonostante tutto, non smetterò mai di tifare».

MESSAGGIO – «Se qualche coraggioso volesse darmi una chance per ripartire nel mio ambiente, quello del calcio, sarei felice. Ancora di più se fosse in Italia. Il vostro premier Draghi ha usato la parola giusta per Erdogan, “dittatore”, ma molti Paesi occidentali non vogliono esporsi per ragioni politiche ed economiche. Io credo, però, che un giorno verrà la giustizia e la democrazia. E che Allah ci abbia mandato questa pandemia per un motivo: ora dobbiamo occuparci di noi senza tralasciare nessuno, soprattutto chi è perseguitato».