Il Mondiale di Neymar: un grattacielo sulle spalle - Calcio News 24
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2014

Il Mondiale di Neymar: un grattacielo sulle spalle

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Viaggio tra le stelle di Brasile 2014: è il turno di Neymar

MONDIALE BRASILE 2014 NEYMAR – “Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste uno senza un campo di calcio”. Spetta riconoscere allo scrittore Eduardo Galeano, peraltro uruguaiano di Montevideo ma punto di riferimento dell’intera letteratura sudamericana, la rappresentazione più credibile ed allo stesso tempo enfatica del significato che il calcio assume in terra brasiliana.

LA PATRIA DEL FUTEBOL BAILADO – La religione di un Paese: predomina il cattolicesimo con due terzi del territorio di fede cattolica ma a mettere d’accordo tutti è il pallone rotondo. Il calcio vissuto sì come fame di vittoria ma essenzialmente in chiave estetica: la grande bellezza in Brasile è un pallone che rotola grazie a piedi e genio di chi per dna è stato premiato dal fato più degli altri. In Brasile a calcio ci sanno giocare un po’ tutti, poi arriva chi ha più fame – è vero – ma non va mai perso di vista il concetto chiave dell’estetica. Della pura bellezza. La gente è felice ed orgogliosa nel vedere la sua nazionale vincere ma resterà con una (per noi italiani inspiegabile) punta d’amaro in bocca se non la vedrà giocare bene. E per loro giocare bene vuol dire incantare.

IL BRASILE MENO INCANTEVOLE DI TUTTI I TEMPI – La premessa: questo Brasile è fortissimo. La nazionale di Scolari che si appresta a disputare il Mondiale in casa propria è un mix di esperienza ed equilibrio, forza fisica e personalità, quadratura ed esplosività. Lanciarsi in pronostici sul vincitore di un campionato mondiale è un po’ come lanciare una monetina ma per una serie di fattori ben visibili un ruolo rilevante spetta in tal senso alla nazionale brasiliana. Detto ciò mancano quegli interpreti in grado di far sognare il popolo con una sola giocata, manca chi incanta, in una parola a mancare è la poesia. Non c’è il Pelè-Didì-Vavà-Garrincha, non c’è il Romario-Bebeto, non c’è il Ronaldo-Rivaldo-Ronaldinho, non c’è dunque quella combustione di campioni che ha da sempre reso il Brasile una squadra fondata su dinamiche incontrollabili e di fatto votate all’assenza di equilibrio. Tanto cosa importa a loro dell’equilibrio quando basta lanciare una palla in avanti per creare il panico.

IL GRATTACIELO DI NEYMAR – Fermi tutti. Non c’è un errore nel paragrafo precedente: non abbiamo dimenticato nessuno. Non c’è il Pelè-Didì-Vavà-Garrincha, non c’è il Romario-Bebeto, non c’è il Ronaldo-Rivaldo-Ronaldinho, non c’è la combustione di campioni ma di campione ce n’è uno che tutte queste caratteristiche le possiede: il suo nome è Neymar da Silva Santos Jùnior. Il talento e la poesia prima accennati di un Brasile che vuole vincere in Brasile sono racchiusi tutti nei piedi di Neymar: un grattacielo sulle spalle, un macigno sulla giovane schiena di un classe 1992. Direte voi: perché? Perché al genio di Neymar, dopo la vittoria in Confederations Cup ed una stagione non propriamente brillante a livello di club, non basterà portare il Brasile alla vittoria ma dovrà anche incantare. Dovrà vincere e proferire rime calcistiche, non basta l’una ma neanche l’altra. Per far felici i brasiliani servono entrambe e bene che vada qualcuno prima di te lo avrà già fatto. Sei tu l’erede? In bocca al lupo Neymar da Silva Santos Jùnior, Pelè dice che “Il Brasile mangia, dorme e beve calcio”, un grattacielo sulle spalle di chi vuole essere il prescelto.