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Cinque giorni che ti ho Perisic

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Juventus-Siviglia e Inter-Juventus: frenata in Champions, tranvata in campionato. Cosa non va nella Juve di Max Allegri a due giorni dal Cagliari: ed Higuain in panca 75 minuti…

Dal Siviglia all’Inter. Juventus, cinque giorni che ti ho Perisic. Milano, già teatro delle ben più note cinque giornate, diventa la chiusura di un cerchio che ha visto sconfessare quel 3-4-1-2 e i 25/30 minuti bianconeri contro il Sassuolo che avevano fatto alzare le braccia al resto del campionato. Uno, due passi indietro, nei primi due grandi bivi stagionali: l’esordio dei bianconeri in Champions League contro il Siviglia allo Juventus Stadium e il primo vero big-match del campionato di Serie A, quell’Inter-Juventus derby d’Italia definito da Massimiliano Allegri il primo grande «snodo Scudetto». Snodo Scudetto, sì: la ritrovata importanza dei big match contro le vere big dal blasone centenario. Dallo 0-0 dello Stadium col Siviglia di Sampaoli, tutto 4-1-4-1 e protezione del risultato, al 2-1 in rimonta dell’Inter targato Icardi e Perisic. E’ il primo, vero, momento di riflessione in casa Juventus, che tra poco più di 48 ore ritornerà in campo contro il Cagliari.

LOST ON YOU  Sin da questa mattina – ad onor del vero, già nel prepartita – sono partite le accuse degli addetti ai lavori, legittime e non, nei confronti delle scelte di Allegri. Che fanno il paio con quelle del match d’esordio di mercoledì scorso in Champions contro il Siviglia: Pjanic e Alex Sandro – questo Alex Sandro migliore in campo a San Siro – fuori per la maggior parte del match. Ieri, l’esclusione ben più clamorosa di mister 90 milioni, Gonzalo Higuain, per 75 (!) minuti nel primo vero scontro diretto stagionale. Lo hanno detto persino gli avversari che giovedì avevano rimediato una figuraccia contro l’Amutat Hapoel Be’er Sheva: Inter-Juventus è una di quelle partite che si prepara da sola. E, a maggior ragione, a prescindere da condizione fisica o meno, da logiche di turnover (per l’infrasettimanale con il Cagliari?) o meno, da gestione di spogliatoio o meno, spendere una cifra del genere per colui che ha frantumato i record di prolificità in Serie A fa passare in secondo piano la possibile alternanza nel reparto. A maggior ragione, poi, in una sfida, definita appunto dall’allenatore, primo vero nodo Scudetto.

SCE(L)TATE VAJO’ – Un totem del giornalismo sportivo italiano definì sapientemente Mandzukic una punta da guerra d’indipendenza, tutta ardore e coraggio: verissimo, almeno per quanto ha fatto vedere il Marione croato nella stagione 2015/2016. Non sembra si possa dire lo stesso, almeno per questo inizio di stagione: concorrenza, brutta bestia. Chiaramente l’esclusione di Higuain campeggia come bandiera degli anti-allegriani ma non solo. Vengono criticate le scelte di Allegri riguardo l’utilizzo di Pjanic, che ieri ha mostrato tutti i suoi limiti da regista arretrando il suo raggio d’azione di almeno 20-30 metri e mai pericoloso in zona gol: mercoledì scorso, invece, era finito addirittura in panchina prima di dare una certa accelerazione alla manovra di gioco bianconera contro il Siviglia, ma troppo tardi, senza poter schiodare il risultato dallo 0-0. E se Dybala pare la controfigura sbiadita del primo Paulo, al netto dei gravosi compiti tattici che ne hanno fatto abbassare la posizione fin sulla linea dei centrocampisti, anche quel pacchetto difensivo che ha fatto la fortuna del “lustro bianconero” sembra iniziare a scricchiolare, più dal punto di vista della concentrazione (in un Inter-Juventus!) che non per le primavere sempre più incombenti.

‘O TIEMPO SE NE VA – C’è chi parla già di un ritorno, sin dalla prossima partita di campionato contro il Cagliari, della difesa a quattro, come se la semplice disquisizione di moduli possa fare il paio con la cattiveria, l’intensità, il gioco e la determinazione messa in campo. E ritorniamo, così, alle scelte societarie in fase di mercato e alla riproposizione di un tema troppo spesso finito nel sottobosco dimenticato: il centrocampo bianconero. Pirlo-Vidal-Pogba-Marchisio: quel 4-3-1-2 che condusse i bianconeri formato Europa fino a Berlino è stato smantellato. Il solo Marchisio, tra l’altro attualmente infortunato e in campo non prima della fine di ottobre, è l’ultimo reduce di uno dei centrocampi più forti d’Europa, ancora non perfettamente irrobustito con muscoli e fosforo e nettamente inferiore agli anni precedenti: la partenza del secondo centrocampista box-to-box in due stagioni, Pogba dopo Vidal, illumina ancor di più la pochezza delle scelte di Allegri in quel campo, con i soli Pjanic e Khedira a dar certezze tecniche e Lemina battitore libero. In attesa di Marchisio (e con Sturaro e Mandragora fuori), i soli Asamoah ed Hernanes non sembrano dare le garanzie necessarie per la riproposizione di un centrocampo a tre che è stato la delizia del popolo bianconero sin dal primo anno di Conte. La qualità è stata spostata più avanti e con tutto quel ben-di-dio di esterni (Pjaca fin qui centellinato, qualcuno ha visto Cuadrado?) iniziare a pensare a fonti di gioco diverse sarebbe cosa buona e giusta. Non volevo far festa, mi serviva un pretesto.