2014
Inter, Mbaye: «Sogno una chance, aspetto la dirigenza»
Le parole del giovane difensore sulla stagione appena conclusasi ed il suo futuro.
CALCIOMERCATO LIVORNO INTER MBAYE – Da San Vito Lo Capo, dove sta trascorrendo le vacanze insieme al suo agente Beppe Accardi, Ibrahima Mbaye ha parlato del suo futuro e del sogno di giocare nell’Inter. Prima, però, il laterale ha tracciato un bilancio della sua esperienza in prestito al Livorno: «Sono abbastanza contento, ma potevo fare di più. Devo migliorarmi sotto tanti aspetti. Retrocessione? Tutti abbiamo dato il massimo in ogni partita e sotto questo aspetto abbiamo poco da rimproverarci. Bardi? Francesco è davvero un grande portiere e una grande persona. Duncan? E’ il mio fratello più grande. Assomiglia a Muntari, ma può diventare anche più forte. Benassi? Ottimo centrocampista. Spero arrivi in alto. E’ stata una bella esperienza in una città fantastica. Mi sono divertito e ho imparato tanto», ha dichiarato Mbaye ai microfoni del “Corriere dello Sport”.
IL GRANDE SALTO – Mbaye ha poi parlato dell’Inter, che potrebbe dargli una chance per la prossima stagione: «Chi non sarebbe contento di giocare all’Inter… La decisione però la devono prendere i dirigenti: io sono un calciatore, penso a giocare e faccio quello che la mia società mi dice. Intanto mi godo le vacanze. Quanto mi sento legato all’Inter? Tanto e al settore giovanile nerazzurro dirò sempre grazie perché mi hanno dato una possibilità importante quando a 14 anni sono arrivato a Milano. Esordio con Stramaccioni? Con il quale avevamo vinto la Next Gen della Primavera. Un altro bel ricordo. Mazzarri? E’ un bravo allenatore, ma sono stato poco tempo con la squadra».
RAZZISMO – Infine, un parere sugli episodi di razzismo nel mondo del calcio: «Mi è capitato molto spesso di esserne vittima, ma faccio finta di niente. Non è facile controllarsi, ma sono cose che purtroppo accadono. Che cosa ne penso? Che vivo in Italia da cinque anni e l’Italia non è razzista. I comportamenti da studipi di due-tre persone all’interno di uno stadio non mi fanno cambiare idea sul vostro Paese».