2014
Italia, Prandelli: «Non siamo i più forti, ma…»
Continua il commissario tecnico: «Ruolo del calcio italiano? Siamo troppo polemici e divisi»
BRASILE 2014 ITALIA PRANDELLI – E’ in programma il prossimo 6 giugno l’uscita su Sette un’intervista al commissario tecnico dell’Italia Cesare Prandelli, che parla del Mondiale alle porte ma non solo: «Non siamo i più forti. Ma possiamo battere i più forti. Il Brasile è davvero formidabile. Davanti fa paura, il centrocampo è solidissimo, la difesa forse un po’ meno. Poi Germania, Spagna, Argentina. Ruolo del calcio italiano? Siamo troppo polemici e divisi. Ma a volte nella polemica troviamo un surplus di forza e di convinzione. Reagiamo solo dopo aver toccato il fondo. Non siamo un popolo da circostanze ordinarie. La mia Nazionale è come il Paese: si carica in mezzo alle polemiche e può battere anche i rivali più forti. Mi aveva colpito vedere la grande squadra di Lippi, i campioni del mondo, fischiata senza motivo. Ci siamo posti il problema di ristabilire il rapporto con la gente. Non ci ha pesato, anzi, ci ha arricchito andare a giocare a Quarto e a Rizziconi, su campi sequestrati alla criminalità, o in Emilia dopo il terremoto. Ne ho sempre discusso con i ragazzi, e loro sono venuti volentieri. Anche ad Auschwitz».
LE PAROLE DI PRANDELLI – Continua il commissario tecnico italiano: «Io buono? Nulla è più ridicolo di indossare un abito che non è il tuo. Ognuno ha il proprio carattere. Carlo Ancelotti ha allenato e vinto in Italia, in Francia e in Spagna senza cambiare il suo. Io sono molto esigente con i miei giocatori. Si può essere rispettosi e insieme esigenti. I leader della Nazionale? Chiellini, che è riuscito a conciliare lo sport e lo studio, ha un carattere molto forte. Pirlo e Buffon, i veterani: passate le cento partite, interpretano ancora la maglia azzurra con l’emozione e l’impegno dell’esordiente. De Rossi. I giovani hanno perso capacità di sacrificio e fiducia nel futuro, non hanno il senso della sofferenza. Ma la colpa è di noi genitori che li abbiamo viziati troppo, a volte diventano un po’ troppo personaggi Balotelli riuscirà a controllare la tensione? E’ fondamentale trasmettergli il senso che non è l’unico responsabile di quel che accade. In allenamento fischio falli che non ci sono? Sì. I calciatori devono abituarsi a tutte le situazioni possibili, anche a subire torti».