La Polka di Higuain e la porta danneggiata - Calcio News 24
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2015

La Polka di Higuain e la porta danneggiata

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Il capolavoro di Gonzalo Higuain nella vittoria del Napoli in Europa League sul campo del Legia Varsavia

La storia di Gonzalo Higuain al Napoli è di quelle tormentate, impensabile nasconderlo: un fenomeno per talento, tecnica di base e capacità d’esecuzione, poco freddo o incisivo nei momenti determinanti. Vedi la doppia semifinale d’Europa League con il Dnipro, il rigore-Champions con la Lazio o più nel complesso tante occasioni – soprattutto contro le medio-piccole, reale tallone d’Achille degli ultimi Napoli – in cui da uno dotato della sua qualità ci si attenderebbe quel ruolo di trascinatore spesso venuto meno.

L’EPILOGO INATTESO – Se al tutto aggiungiamo i malumori in Seleccion, un anno solare fatto sì di due storiche finali ma entrambe perse all’ultimo respiro dall’Argentina anche per mancanze del Pipita (la grande occasione a tu per tu con Neuer ed il penalty fallito con il Cile), veniva logico ipotizzare una determinata volontà di cambiare aria. Per rigenerarsi, per ritrovare quella verve che non può mancare se l’obiettivo è quello di fare la differenza a certi livelli. La scelta di Aurelio De Laurentiis – ricaduta sul misterioso Sarri – poteva essere letta peraltro come ulteriore elemento di distacco: non c’è addetto ai lavori che non si sia interrogato su questa strana convivenza. Lo sport come la vita però disegna spesso finali non in linea con le immaginazioni comuni: Gonzalo Higuain resta a Napoli, anticipa il ritorno dalla movimentata vacanza di Ibiza e piomba a Dimaro da Maurizio Sarri.

NON POTEVA FINIRE COSI’ – Del resto se Higuain non avesse avuto dentro di sé quel quid in più di un calciatore normale, di un uomo nella norma, se ne sarebbe rimasto pacificamente a Madrid: spalla a spalla con Ronaldo, Bale, James e via discorrendo con discrete possibilità in più di alzare trofei ed edificare un palmares più sostanzioso. Ha invece scelto Napoli per non restare avvolto nell’ombra dei Ronaldo di turno: ha rivoluzionato vita e carriera per prendersi la prima pagina, risultare cruciale nei successi (e negli insuccessi) della propria squadra e prendersi l’anima di un popolo che quando vuole sa essere passionali come pochi altri al mondo. No, non poteva finire così: non avremmo voluto scrivere di un Higuain che prende il Napoli al secondo posto della Serie A e lo lascia al quinto pieno zeppo di problemi.

L’AVVIO DI STAGIONE – Torniamo un attimo a quel piomba a Dimaro da Maurizio Sarri: sì, perché Higuain lo fa lasciandosi alle spalle quell’angosciante volto mix di broncio e rabbia verso i compagni di squadra che non lo servono a dovere. Giunge in Trentino con un insospettabile sorriso, che lascia quasi interdetti. E’ impazzito? Ha già un’offerta dalla Premier League? Domani andrà via ed è a Dimaro soltanto di passaggio per risolvere le ultime formalità con De Laurentiis? No. Pare proprio resti a Napoli. E neanche un avvio di campionato a dir poco interlocutorio – due punti nelle prime tre partite, poi il deludente pareggio di Carpi – non lo scuote: il volto del Pipita è cambiato. Due gol alla Samp, due alla Lazio, quello alla storica rivale Juventus. Uno più bello dell’altro. A Varsavia riposa: c’è il Milan alle porte ed il Napoli è atteso all’esame della continuità. Giocherà a malapena un quarto d’ora, quanto gli basta per firmare un capolavoro: scambia due volte con El Kaddouri, riceve palla defilato a sinistra, si accentra danzando nella difesa polacca – la storica Polka ringrazia per la citazione – con tocchi di palla ripetuti e talmente veloci da risultare illeggibili fino a scagliare un missile terra aria che si infila all’incrocio dei pali della porta del Legia ben difesa da Kuciak. Il rumore fa preoccupare lo stadio: pare che la porta abbia subito danni. Nel caso rimborserà il presidente De Laurentiis, che ora si gode il Pipita e sogna un futuro diverso.