2014
Leonardo: «Balotelli? Fatelo sentire italiano! Milan? Inzaghi trascinatore». E su Pogba…
L’ex direttore sportivo del PSG a ruota libera: dai Mondiali alla Serie A e al futuro.
MONDIALI ITALIA SERIE A LEONARDO – Ancora da digerire in Italia il flop azzurro ai Mondiali, condito poi dalle dimissioni del commissario tecnico Cesare Prandelli e del presidente della Figc Giancarlo Abete. In merito è intervenuto Leonardo: «Cause? Forse la gestione dell’euforia dopo la prima vittoria. Non credo che il problema sia stato fisico o dovuto al caldo. Il ko con la Costa Rica ha ritirato fuori tutti i problemi del calcio italiano e ha minato basi già fragili. Sorpreso dalle dimissioni di Prandelli e Abete? Molto. Non credevo che potesse succedere una cosa del genere subito dopo la sconfitta con l’Uruguay. Spero che quello che è successo in Brasile sia un punto di ripartenza, un qualcosa utile per mettersi in discussione e ricostruire a tutti i livelli. Albertini presidente Figc? E’ pronto per un ruolo così importante e un uomo con la sua visione farebbe bene. Io ct? Per me sarebbe un onore e… ci andrei di corsa, ma l’Italia da sempre è allenata da un tecnico italiano e quindi non so quante speranza posso avere (ride, ndr)», ha dichiarato l’ex direttore sportivo del Paris St Germain ai microfoni del “Corriere dello Sport”.
SUPERMARIO – Il dirigente brasiliano ha analizzato poi il flop di Mario Balotelli, finito sul banco degli imputati dopo l’eliminazione e nel mirino delle critiche: «Non tutti lo hanno fatto sentire italiano. E’ inevitabile che risenta di questa situazione. Da tempo ci si aspetta da lui un salto di qualità che non è mai arrivato. Mario comunque ha 23 anni e dire che l’Italia ha perso per colpa sua mi sembra sbagliato. Il comportamento di Balotelli può dar fastidio perché è esuberante e chi appartiene a una generazione diversa magari non lo capisce. In Brasile sarebbe più compreso perché di Balotelli noi ne abbiamo tanti. Uno migliore di lui in Italia adesso non c’è. Prandelli ha fatto l’unica cosa che poteva da fare. D’accordo poteva portare Rossi, ma non è un attaccante con le caratteristiche di Mario e tornava da un lungo infortunio».
BRASILE – Inevitabilmente Leonardo ha parlato del Brasile e della sfida della Seleçao contro il Cile agli ottavi di finale: «Le prime due partite le ha giocate con addosso la preoccupazione esagerata e la tensione ha condizionato il gioco di una squadra poco esperta di Mondiale. Il gruppo non è ancora solido e concreto come dovrebbe, ma sta crescendo. Sfida contro il Cile? Il Brasile è favorito dalla tradizione e dal fatto di giocare in casa, ma sul campo non è così superiore. Sarebbe stato meglio incontrare una grande come l’Olanda e la Germania: l’attenzione sarebbe stata ancora maggiore. Il Cile ha combattenti e discreti giocatori oltre a due fuoriclasse come Vidal e Sanchez. Sarebbe un grande affare per la Juventus. Neymar? Ha una grande opportunità per dimostrare il suo vero valore. In Brasile è molto amato perché è estroverso ed ha carisma, ma a livello di gioco non può essere paragonato ai nostri veri idoli ovvero Romario, Garrincha, Pelé, Zico e Ronaldo».
CASI E TALENTI – L’attenzione poi si sposta sul caso Suarez, su Pogba, e relativi retroscena, e sul fuoriclasse Messi, chiamato a disputare un gran Mondiale (e i segnali in tal senso sono promettenti): «E’ una storia fortissima quella di Suarez. La Fifa ha voluto dare un segnale pazzesco, ma del resto un morso a un avversario… è un morso. E non è neppure il primo della sua carriera. Pogba? E’ forte, ma penso che debba ancora fare il vero salto di qualità. Se oggi facciamo una selezione dei migliori centrocampisti al mondo è già dentro perché ha qualità, eleganza e personalità. Gli manca la costanza nelle grandi partite. Al PSG? Ci ho provato, ma la Juve è stata più veloce a prenderlo quando si stava liberando dallo United. Ora invece è costosissimo. Spagna? Quando un ciclo finisce, finisce… La Spagna ha risentito della crisi del Barcellona. Messi? Se non riesce a fare la differenza in un Mondiale come in passato hanno fatto Pelé, Cruijff e Maradona, non arriverà mai al loro livello. Ha già vinto più di loro come trofei e Palloni d’Oro, ma solo un trionfo al Mondiale ti fa entrare nell’Olimpo del calcio. Finale Brasile-Argentina? Sarebbe affascinante, ma occhio alla Germania che è molto concreta».
I ROSSONERI – Leonardo ha parlato poi del Milan, partendo dagli arrivi di Alex e Menez dal Paris St Germain: «Alex è persona straordinaria e un giocatore di grande esperienza. Ha un’incidenza positiva sul gruppo perché è un leader silenzioso e, anche se non è velocissimo, ha esperienza e concretezza in abbondanza. E’ adatto per la Serie A e farà bene perché ha una lettura difensiva incredibile. E Menez? Ha voglia di riscatto e il bisogno di far vedere il suo talento. E’ troppo grande per non esplodere. Per me è maturato: è sempre stato un ragazzo eccezionale, ma come calciatore ha avuto qualche alto e basso di troppo. Per lui il Milan è un’opportunità incredibile. Il gap esistente con la Juventus e le altre è notevole e ci vorrà ancora tempo per colmarlo. Il Milan ha passato un momento di ebollizione, in campo e fuori, ma ora si sta riassestando. Inzaghi? Ho parlato con lui recentemente e l’ho sentito entusiasta. Sarà un punto di forza, il trascinatore del nuovo Milan anche perché avrà con sé un gruppo di lavoro importante composto da Tognaccini e Tassotti».
IL CAMPIONATO – Spazio poi alle considerazioni sulla Serie A ed in particolare alle big: dalla Juventus alla Roma, dal Napoli all’Inter. «Nessuno conquista per caso tre titoli. La Juve sarà ancora davanti a tutti. Garcia? E’ un allenatore che ha una visione importante e la mostra perché a Roma ha libertà di pensiero. Lui ha un gioco organizzato, il controllo delle sue sensazioni, sta vicino ai giocatori, è umile e la gente lo segue. Con la Roma sta ripetendo quello di buono che ha fatto con il Lilla. Al secondo anno migliorerà ancora. Totti è un caso raro, un calciatore della stirpe di Del Piero, Maldini e Zanetti, uno di quelli che i tifosi amano. E’ ancora bello da vedere in azione ed è simpatico da morire. Benitez? Sono sincero, non pensavo che potesse inserirsi così a Napoli e invece la sua esperienza internazionale gli ha consentito di adattarsi in fretta. Forse il Napoli poteva fare qualche punto in più, ma la prossima stagione lotterà per lo scudetto. Zanetti dirigente? Metterà i suoi quasi 20 anni da interista al servizio della società, ma all’inizio dovrà essere aiutato e protetto. E’ un tesoro per l’Inter e può essere utile anche nel momento di transizione che il club sta attraversando».
FUTURO – Leonardo, che vanta un curriculum da calciatore, allenatore e dirigente, non si preclude niente per il futuro, né esclude l’ipotesi di tornare a lavorare in Italia: «Se ripenso alla mia vita nel calcio, non è poi strano che la gente mi chieda: “Tu sei un allenatore, un dirigente o che altro?”. La verità è che non riesco a “rinchiudermi” in un ruolo. Sono un uomo di progetti e la mia carriera lo dimostra. In pochi giorni ho smesso di giocare per iniziare la carriera dirigenziale a fianco di Galliani, il più grande manager del calcio italiano, poi, ancora su suo invito, sono diventato allenatore del Milan. Moratti mi ha affascinato con la sua proposta di affidarmi l’Inter e poi è toccato al Qatar convincermi del progetto Psg. Non so quello che farò in futuro e non escludo neppure di tornare ad allenare. Il mio telefono squilla spesso e mi offrono di fare il tecnico, il dirigente o il politico nel calcio. Per ora ho sempre detto di no, ma se arriverà un progetto al quale non potrò resistere… Quella squalifica la considero un’ingiustizia molto grande che mi ha ingiustamente tolto un anno di lavoro. E’ bello però che tutti i tribunali francesi, anche quelli non sportivi, mi abbiano dato ragione. Ritorno in Italia? Non escludo niente».