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2015

Panchine italiane all’estero – Fabio Capello

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Real Madrid, Inghilterra e Russia: vittorie e delusioni di “Don Fabio”

FABIO CAPELLO REAL MADRID INGHILTERRA RUSSIA – In carriera ha vinto tanto, Fabio Capello. Centrocampista, inizia la carriera professionistica nella Spal nei primi anni Sessanta, passando poi a vestire le maglie di Roma, Juventus e Milan, squadre dove colleziona importanti successi tradotti in due Coppe Italia e quattro Scudetti. I trionfi di Capello sono però maggiormente legati alla panchina; inizia ad allenare il Milan Primavera nel 1982, squadra che porta alla vittoria della Coppa Italia di categoria nel 1985. La prima panchina di Serie A sarà poi lo stesso Milan: guida i rossoneri nel finale di Campionato 1986-1987, sostituendo l’esonerato Nils Liedholm. Alla fine sarà quinto posto a pari punti con la Sampdoria, che i rossoneri supereranno nello spareggio per l’accesso alla Coppa Uefa. Per Capello poi, seguiranno circa quattro anni da dirigente nell’orbita rossonera, fino ad arrivare nel 1991: la società meneghina lo sceglie per sostituire Arrigo Sacchi, chiamato ad allenare la Nazionale. Il compito, visto il ciclo pluridecorato di Sacchi, è arduo per un allenatore che ancora non si è imposto; Capello, però, vince tantissimo: nei cinque anni consecutivi in rossonero, conquista quattro Scudetti, tre Supercoppe Italiane, una Champions League e una Supercoppa Europea.

REAL MADRID E RITORNO IN ITALIANell’estate del 1996, conclusi i cinque anni di vittorie al Milan, il tecnico di Pieris viene ingaggiato dal Real Madrid di Lorenzo Sanz. Capello, nonostante gli attriti maturati con la presidenza e parte dello spogliatoio (come Lorenzo Sanz, il poco impiegato figlio del presidente) dimostra di essere un grande allenatore anche lontano dall’Italia, vincendo subito la Liga davanti al Barcellona del ‘Fenomeno’ Ronaldo. A vincere la Liga insieme a lui c’è anche Christian Panucci, ex Milan arrivato a metà stagione e primo giocatore italiano a vestire la maglia del Real Madrid. Poi, tra Capello e le “merengues” è divorzio: un addio che il tecnico aveva già dato a stagione in corso, quando dichiarò: «Finisco il campionato e me ne vado. La verità è che vincere non è sufficiente, la squadra andava bene, ma Sanz non mi parlava, avevo la sensazione che ce l’avesse con me. A febbraio ho chiesto al presidente un documento liberatorio. Sanz non ci ha pensato un istante e mi ha detto di prenderlo. Non si può andare avanti in una squadra dove si ha una conversazione coi dirigenti e il giorno dopo tutto ciò che si è detto appare sui giornali. Quando la gente non è corretta non si può lavorare. Certe indiscrezioni ti fanno capire che è lo stesso presidente a volere che io me ne vada. Voglio vincere questo scudetto, io sono più madrilista di alcuni signori che stanno in poltrona». Scudetto vintoi Spagna, per Capello si apre la strada del ritorno in Italia: Inter e Lazio lo vorrebbero, ma il tecnico di Pieris non riesce a dire no quando viene richiamato ad allenare il Milan. La sua stagione non seguirà l’onda delle precedenti, con la squadra rossonera che disputa un Campionato molto contestato, concluso appena al decimo posto. Il Milan non rinnova la fiducia a Capello, per il quale segue un anno di stop. Nel 1999 lo ingaggia la Roma; in cinque anni in giallorosso, Capello vince uno Scudetto nel 2001 (riportando la Roma Campione d’Italia dopo 18 anni) e la conseguente Supercoppa Italiana. Nel 2004 approda alla Juventus; sulla panchina bianconera conquista due Scudetti, poi finiti nel ciclone di Calciopoli: il primo verrà revocato e il secondo assegnato all’Inter.

MADRID, 10 ANNI DOPO– Dopo aver lasciato la Juventus (travolta da Calciopoli e retrocessa in Serie B), per Capello c’è il ritorno al Real Madrid del neo-presidente Ramon Calderon. «Sono molto contento di tornare. Spero di fare bene» si presenta “Don Fabio” dopo dieci anni dalla prima esperienza madrilena. Con lui, approda in Spagna anche il Campione del Mondo, Fabio Cannavaro. Al Real, Capello ritrova Antonio Cassano, già allenato alla Roma. I dissidi tra i due non mancheranno, così come quelli con Cristiano Ronaldo e David Beckham; tante le critiche a Capello che faranno da cornice alla sua stagione, ma alla fine arriva il titolo. Il trentesimo per il Real Madrid, conquistato all’ultima giornata, negli ultimi minuti, vinto grazie agli scontri diretti sul Barcellona, classificato a pari punti. Uno Scudetto sofferto per Capello, in una stagione e un ambiente difficile; che alla fine gli darà il benservito con un inaspettato esonero. «Ringrazio il Real Madrid per avermi permesso di guidare questo grande club per la seconda volta, dove ho potuto contribuire per la seconda volta alla conquista della Liga. Un grazie anche alla rosa, allo staff tecnico e medico e a Franco Baldini, che mi ha sempre sostenuto durante questo tempo. La tifoseria è la migliore, senza dubbio. Li ringrazio per l’appoggio avuto in ogni momento». Parole che confermano un rapporto bipolare, quello con il Real, per il tecnico di Pieris.

INGHILTERRA – Per Capello arriva la prima panchina di una Nazionale a fine 2007: ad aspettarlo c’è l’Inghilterra, la Nazionale a cui da calciatore segnò due volte con la maglia azzurra, la seconda delle quali, indimenticabile, nel novembre 1973, valse la prima vittoria dell’Italia in terra d’Albione. Dopo la mancata qualificazione agli Europei del 2008, costati la panchina al predecessore Steve McClaren, Capello ricompatta il gruppo. ‘Sergente di ferro’, impone la sua disciplina alla squadra: vietati playstayon cellulari negli spazi pubblici, obbliga ai giocatori di chiamarsi esclusivamente per cognome, nominando inizialmente Steven Gerrard capitano. La stampa inglese lo critica, arrivando addirittura a parlare di «regime di Capello» o «campo militare». Ma il successivo cammino di qualificazione ai Mondiali sudafricani del 2010 sarà vincente, con ben nove vittorie su dieci nei gironi. Confermato sulla panchina inglese fino al 2012, Capello arriva al suo primo Mondiale da allenatore; l’Inghilterra termina il suo cammino agli Ottavi di finale, sconfitta dalla Germania per 4-1. Non mancano le polemiche, che Capello espleta così dopo la partita ed una rete annullata a Lampard: «È sorprendente che in un Mondiale non ci sia né la tecnologia per il gol-non gol né il quinto arbitro. Purtroppo qualcuno deve sempre pagare per questo. Con il 2-2 sarebbe stata un’altra partita, poi ci siamo sbilanciati. Giochiamo con cinque arbitri che non sanno ancora decidere se un gol è gol o non lo è. Dal momento del gol annullato la Germania ha cambiato tattica di gioco. L’errore è del guardalinee ma anche dell’arbitro ed è un errore che proprio non capisco. Ho visto io che era gol dalla panchina. Contro la Germania non abbiamo giocato benissimo all’inizio, ma siamo comunque riusciti a segnare due gol e in quel momento loro stavano soffrendo. Poi dopo il 3-1 abbiamo smesso di giocare. In generale penso che l’Inghilterra non abbia fatto male. Oggi, poi, la prestazione è stata condizionata pesantemente dall’arbitro». Dopo il Mondiale, il futuro di Capello sulla panchina inglese non è messo in discussione, e l’avventura continua con le qualificazioni agli Europei 2012; obiettivo che la squadra del tecnico di Pieris raggiunge superando brillantemente il girone. A quattro mesi dall’inizio degli Europei, però, Capello rassegna le proprie dimissioni non appoggiando la decisione della Federazione che ha revocato la fascia di capitano a John Terry, accusato per insulti razzisti a Anton Ferdinand durante una partita di Premier League tra Chelsea e Queens Park Rangers. Capello difende Terry, vedendo lesa la sua ‘autorità tecnica’: «Non sono d’accordo con la decisione in quanto bisogna aspettare che si pronuncino le autorità competenti». Di qui, le dimissioni del ct, comunicate così dalla Football Association: «Le discussioni si sono concentrate sulla decisione consiglio della Fa di togliere la fascia di capitano a John Terry e la presa di posizione di Capello durante un’ intervista ad una tv italiana. L’incontro è durato oltre un’ora e le dimissioni di Capello sono state accettate ed hanno effetto immediato».

RUSSIA – Passa qualche mese e, a luglio 2012, ecco un’altra Nazionale per il tecnico italiano. La Russia gli fa firmare un contratto di due anni, lui si presenta così: «Sono contento, se come credo tutto andrà bene per la definizione del contratto, sarà una avventura splendida, la Russia è una grande nazione». Per la Russia di Capello l’obiettivo primario è la qualificazione ai Mondiali brasiliani. I risultati sono ottimi, con la squadra che si classifica prima nel girone di qualificazione davanti al Portogallo; così, a gennaio 2014, per il Ct arriva il prolungamento del contratto fino al 2018. Arrivati alla competizione in Brasile, la Russia però delude, venendo eliminata nel girone con Corea del Sud, Algeria e Belgio. Dopo il pareggio con l’Algeria che costa il prosieguo del Mondiale, Capello attacca la classe arbitrale: «Sono deluso, non mi piace parlare dell’arbitro ma ogni volta ci sono decisioni contro la Russia. C’era un altro rigore, non capisco perché tutti gli arbitri siano contro la Russia. Questo non mi piace». Terminata l’avventura in Brasile, Capello viene attaccato pesantemente dai media russi e addirittura convocato dal Parlamento per spiegare i motivi del fallimento. Per l’allenatore inizia la parabola discendente della sua esperienza in Russia; alcuni ritardi nei pagamenti e un cammino difficile nelle qualificazioni ai prossimi Europei incrinano definitivamente i rapporti con la Federazione russa. Pochi giorni fa, il divorzio consensuale: una separazione amara, ormai nell’aria da mesi.