2015
Una grande storia di passione
Impossibile descrivere Paul Gascoigne: un calciatore favoloso ma folle
In uno dei film più belli del terzo millennio c’è una scena in cui, in un bar argentino in penombra e semivuoto, un ispettore sta bevendo un bicchiere di whisky mentre esamina delle carte. Lo stesso ispettore cerca di spiegare a un suo collega che per dare la caccia a un assassino è necessario seguire la sua passione, che lo condurrà all’errore. Proprio la passione infatti, intesa non come trasporto amoroso ma come sentimento intenso ovviamente, è il motore delle nostre azioni e può portarci alla rovina. L’ispettore ad esempio sarebbe anche bravo, sarebbe intelligente e parecchio abile persino come poeta ma se caga la vida nei tuguri come quel bar dietro all’ennesimo goccio di alcol. Una passione è una passione e l’alcol non è da meno, un ragionamento che non fa una piega. Ora prendete questo filo logico, liberatelo da ogni accento sudamericano, e spostatelo di qualche migliaio di chilometri più a nord-est. Prendete un altro argomento, niente più polizieschi e indagini ma sport, calcio nella fattispecie. prendete un protagonista a caso, prendete la stessa medesima passione. Cambiare tutto per non cambiare nulla: un talento, un genio, un fenomeno, un alcolizzato, un malato mentale, un folle, tutti in un’unica persona. Una vita passata a dare calci al pallone e a buttar giù litri e litri di birra o whisky o qualsiasi altra cosa. Una passione è una passione, fosse anche dannosa. L’alcol è l’alcol, non ci si può fare niente. In una sola parola: Paul Gascoigne.
L’OMBRA – Se si deve parlare di cosa è stato Gazza Gascoigne è più facile partire da cosa avrebbe potuto essere: il più grande calciatore inglese di tutti i tempi. Poteva esserlo perché effettivamente aveva tutto, Gascoigne è stato un centrocampista moderno prima ancora che il termine centrocampista moderno cominciasse a essere di moda. Non proprio trequartista, neppure mezzala, ma sempre davanti agli altri con una spiccata dote offensiva; tempi di inserimento perfetti, precisione al massimo, gran tiro, intelligenza tattica che lo portava a svariare sul fronte d’attacco ma anche a recuperare dietro, grinta e carattere da vendere, disposizione al sacrificio e leggera tendenza all’entrata a piedi uniti. Gascoigne è stato Gascoigne ed è stato il suo bene e il suo male, non si può descrivere un giocatore del genere e nemmeno etichettarlo semplicemente come calciatore: c’è chi lo ha definito artista, chi semplicemente coglione, chi sopravvalutato, e la verità stavolta non può stare nel mezzo, non ci si può accontentare di una mezza misura per Gazza, no. Gascoigne è uno capace di far sbalordire Bobby Charlton e di segnare sublimi gol su punizione nel North London Derby, ma anche di presentarsi nudo a pranzo in ritiro davanti a Dino Zoff o di essere multato per aver ruttato in tribuna d’onore quando giocava nella Lazio. Una scoreggia e un passaggio filtrante, lo yin e lo yang di una delle carriere più folgoranti da quando l’uomo inventò il pallone.
CITAZIONI – Se si deve parlare di cosa è stato Gazza Gascoigne soprattutto bisogna partire dalle citazioni. «Qualunque cosa faccia nella vita deve essere divertente: se non lo è vuol dire che ho fallito» ha detto lo stesso Paul, che del divertissement ha fatto davvero una ragione di vita come quella volta in cui con la maglia dei Rangers ammonì l’arbitro a cui era sfuggito il cartellino, o come quando a un allenamento del Tottenham un compagno calciò il pallone oltre la recinzione e Gazza si incaricò di andarla a prendere salvo poi sparire per un giorno e tornare col pallone sotto braccio e esclamare: «Eccola». La capacità di essere un uomo spogliatoio è stata ben raccontata da Gennaro Gattuso, suo compagno di squadra ai tempi della felice permanenza in Scozia, perché oltre a fare la cacca nei calzettoni dei compagni Gascoigne sapeva essere anche una persona razionale a volte: «Con la scusa di comprare giacca e cravatta mi portò in un negozio di vestiti. Mi disse che li avrebbe pagati la società, in realtà fu lui a pagarli, non lo scorderò mai». Certo è che di citazione in citazione colui che ha saputo descrivere meglio l’indole del buon Gazza è stato non un giornalista né un compagno, bensì uno scrittore, Nick Hornby: «Paul Gascoigne possiede intelligenza calcistica a palate (ed è un’intelligenza abbagliante, che comporta, tra le altre doti, una sorprendente coordinazione e la capacità di sfruttare all’istante una situazione che nel giro di due secondi non sarà più la stessa), tuttavia è evidente e leggendaria la sua assoluta mancanza del benché minimo buonsenso». E’ vero, non aveva buonsenso e sicuramente, se ancora oggi si allenasse con una qualsiasi società di calcio, lo trovereste a fare scherzi pesanti ma a cuor leggero, quasi come un bambino. Poi però col pallone fra i piedi vedreste illuminarglisi lo sguardo, alla ricerca di un varco per calciare o servire un compagno davanti la rete.
CRONACA – Parlare di cosa è stato Gazza Gascoigne è anche parlare di gol assurdi, contraddizioni e di fatti di cronaca. Europei del 1996 in patria, l’Inghilterra è favorita e contro la Scozia Seaman ha appena parato un rigore di McAllister, Gascoigne riceve palla al limite dell’area e salta Hendry con un sombrero di sinistro, poi aspetta che la palla arrivi a un pelo da terra e, davanti a Goram, lo batte con un destro al volo. Ha appena segnato il gol più bello della sua carriera e corre con la sua chioma ossigenata a bordo campo dove si getta in terra e Sheringam gli spruzza in bocca una borraccia raccolta accanto alla porta. Passerà alla storia come la dentist chair celebration, perché pochi giorni prima i tabloid inglesi hanno mostrato una foto di Gazza intento a farsi versare in bocca della tequila in una posizione che ricorda quella di un paziente dal dentista. La passione per l’alcol l’ha portato spesso in fin di vita, ancor più spesso in prigione o in un centro di recupero. Droga, birra, superalcolici, donne: i soldi spesi per queste cose non erano affatto sperperati, un po’ come George Best ma più violento, perché nel corso degli anni Gazza ha perso lentamente la brocca riacquisendo lucidità solo in pochi frangenti. Leggenda narra che Zeman lo abbia trovato più di una mattina in alcuni bar romani con il gin in mano, la cronaca invece è molto più cruda e dannatamente realistica: è diventato un senzatetto o almeno qualcosa simile a un homeless per aver speso quasi tutti i milioni di sterline guadagnati nella sua pazzesca carriera. Una carriera che lo ha visto entrare nel cuore degli inglesi a Torino nel 1990 per le lacrime amare dopo la sconfitta ai rigori con la Germania con una delle selezioni inglesi più forti di sempre. Parafrasando Manzoni, più di due volte nella polvere, molte meno sull’altar.
IL PAZZO – Riuscire a tracciare la figura di Gascoigne in definitiva è francamente impossibile. Infanzia difficile con il tipico padre violento e alcolizzato che si vede nei film d’Oltremanica, il barlume di speranza dato dal calcio nonostante una smodata passione per la sregolatezza alimentare e in seguito per bevande non da atleti, poi una marea di gol e di giocate. Spesso ci si dimentica del Gascoigne calciatore, un esempio di un uomo che per ben due volte ha saltato un anno di gioco per infortunio (una volta per via di un contrasto col primavera laziale Nesta) ma ha sempre saputo rialzarsi e risorgere per poi tornare in campo a segnare e far sognare i tifosi, che a ogni gol gli facevano abbracciare bambole gonfiabili. No, uno come Gascoigne non può essere affatto definito normale. Gascoigne potrebbe essere per il calcio quel che Rabelais è stato per la letteratura mondiale, un gigante volutamente travestito da storpio, ma ahinoi Gascoigne non ha mai avuto intenti satirici. Resteranno di lui le sue esultanze bizzarre, i sassi che ha lanciato ai giornalisti, gli spogliarelli e quant’altro e con il passare degli anni saranno in pochi quello che lo ricorderanno giovane talentuoso al Newcastle oppure in forma smagliante ai Rangers, pochi ma buoni logicamente. Perché se dovessimo depurare Gascoigne da tutte queste storture extracalcistiche rimarrebbe qualcosa di noioso, di monocorde. Nella galleria d’arte del calcio mondiale Gascoigne entra a pieno titolo e magari lo fa pure a gamba tesa. Peccato solo che un pazzo così genuino non lo rivedremo più.